- Personaggi 85%
- Worldbuilding 80%
- Fluidità 85%
- Cover 75%
- E il finale 85%
Il segno dei quattro
Recensione: Per me, Sherlock Holmes, è Robert Downey Jr. e non mi schioderò mai da questa associazione.
Considerato questo, per quanto ami il suo personaggio, ammetto di far sempre un pò di fatica a leggere (o ascoltare) le sue storie. Parlo di quelle originali e non le altre, quelle scritte da altri autori.
Questa seconda avventura, che ho iniziato a leggere ma che poi ho finito ascoltandola, racconta un nuovo mistero da svelare e della comparsa della giovane Mary, di cui il dottor Watson si innamorerà.
Come mi capita spesso, adoro il modo di raccontare del dottore e trovo affascinante il comportamento maniaco-depressivo di Holmes (cosa che adoro solo nei libri, perchè nella realtà, puoi essere un genio quanto vuoi ma se sei stronzo, stronzo rimani).
C’è da capire chi sia la persona misteriosa che ogni anno manda un regalo a Mary ma, vorrebbe anche scoprire cosa sia successo al padre ormai defunto. Un doppio mistero che ha radici lontane, misteriose e non solitarie, fatte di promesse non mantenute e pigmei pericolosi.
Trovo ancora incredibile a come Arthur Conan Doyle riesca a trovare sempre ispirazioni così bizzarre, la sua conoscenza è vasta e riesce spesso a rendere comprensibile passaggi che per molti sarebbero mistero.
INFO
Autore: Arthur Conan Doyle
Pagine: 170
Prezzo: € 9
Uscita: 02/03/2017
Genere: Giallo; Thriller
Casa Editrice: Feltrinelli
TRAMA
“Il segno dei quattro”, il secondo romanzo di Arthur Conan Doyle sulle inchieste del più famoso detective di tutti i tempi, rappresenta il momento in cui la saga più fortunata e immarcescibile della letteratura popolare raggiunge la sua maturità, un importante passaggio verso l’evoluzione di Holmes a icona culturale planetaria (è in queste pagine che troviamo l’enunciazione della sua memorabile regola “Quando hai escluso l’impossibile, ciò che rimane, per quanto improbabile, deve essere la verità”). La trama, comprensiva di un antesignano del delitto in una camera chiusa, procede ingegnosa e spedita sino all’ultimo capitolo, senza le lunghe pause dedicate agli antefatti tipiche della letteratura poliziesca dell’epoca; il personaggio di Sherlock Holmes diventa sempre più sfaccettato e umano tra crisi maniaco-depressive e dipendenza dalla cocaina in soluzione al 7%; e anche il dottor Watson esce dal ruolo di semplice narratore per diventare protagonista a pieno titolo (è qui che conosce l’amata Mary).