- Personaggi 80%
- Worldbuilding 70%
- Fluidità 85%
- Cover 80%
- E il finale 80%
Il mondo deve sapere
Recensione: Dopo aver letto questo libro, non riuscirò mai più ad approcciarmi allo stesso modo con un’operatore telefonico.
Ho scovato questo libro un pò per caso, mentre perdevo tempo in libreria e mi sono fatta stregare dalla copertina, che mi ricordava molto la trilogia dell’Area X.
Poi ho letto la trama e non ho resistito. Avevo bisogno di ridere, anche se poi, cosa c’è da ridere leggendo la vita vera di una persona che lavora in un call center?
Michela racconta in modo comico una realtà che in un modo o nell’altro, tutti conosciamo.
Quello che spesso ci sfugge però, è che dietro a quelle telefonate che ci scassano le ovaie, ci sono persone che sono state addestrate in modo logico ed efficace.
Si, sembra assurdo da credere ma c’è dietro una logica che in realtà spesso funziona.
Michela ci svela alcune tecniche usate e non ho potuto non notare che effettivamente, quando chiamano, molti operatori si comportano in quel modo. Dopo questa lettura, comunque non mi farò più assalire dai sensi di colpa!
Io la consiglio anche solo per le risate che mi sono fatta da sola, in mezzo alla gente che mi guardava malissimo.
Una bella scoperta!
INFO
Autore: Michela Murgia
Pagine: 144
Prezzo: € 12
Uscita: 31/01/2017
Genere: Narrativa
Casa Editrice: Einaudi
TRAMA
Michela Murgia nel gennaio 2006 viene assunta nel call center della multinazionale americana Kirby, produttrice del «mostro», l’oggetto di culto e devozione di una squadra di centinaia di telefoniste e venditori: un aspirapolvere da tremila euro, «brevettato dalla nasa». Mentre, per trenta interminabili giorni, si specializza nelle tecniche del «telemarchètting» e della persuasione occulta della casalinga ignara, l’autrice apre un blog dove riporta quel che succede nel call center: metodi motivazionali, raggiri psicologici, castighi aziendali, dando vita alla grottesca rappresentazione di un modello lavorativo a metà tra berlusconismo e Scientology. Quella della Murgia è stata una delle prime voci a raccontare il precariato in Italia, riuscendo a far riflettere, incazzare e, miracolosamente, a far ridere. Fino alle lacrime.