- Personaggi 20%
- Worldbuilding 50%
- Fluidità 30%
- Cover 30%
- E il finale 20%
La curiosità uccide il Gatto
Recensione: Chi mi segue da un pò, si stupirà della mia seconda visita per parlare di questo libro ma… Diamo a Cesare quel che è di Cesare.
Ho avuto modo di mandare la mia prima Recensione alla scrittrice e riceverne in cambio una risposta carica di domande, (giustamente) dubbi e un pizzico di risentimento. Così ho deciso di mettermi nuovamente qui e dare un parere più approfondito per chiarire le idee a voi e soprattutto a lei.
Ho parlato della presentazione del libro in maniera negativa, non perchè non avessi compreso quello che la scrittrice intendeva dirci ma per il semplice motivo che a me, parole del genere, suscitano spesso un campanello d’allarme. Spesso mi sono ritrovata a leggere pensieri del genere, dove autori decantavano l’originalità dell’autore emergente per poi ritrovarmi tra le mani una storia vista e stravista oppure sviluppata male. Questo libro (come ho detto l’altra volta) non è brutto e non è scritto male, a parere mio è stato solo sviluppato in maniera inappropriata.
“A primo impatto non sapevo cosa aspettarmi. Come è stato scritto nel libro, l’idea di parlare ancora di Vampiri fa partire la lettura in maniera prevenuta e a parere mio, se viene specificato nella presentazione, allora è già scontato che tra le mani mi troverò qualcosa di poco originale. Diciamo che ci avevo quasi azzeccato.”
Nella prefazione, bisogna sempre giocarsela bene perché se mi si parla di originalità allora poi pretendo questo fattore. Non che qui non ci sia ma sarà il fatto che è una saga, sarà che in 202 pagine secondo me non si ha la possibilità di sviluppare bene una storia, mi sono sentita un pò delusa. Troppe domande aperte, troppi personaggi che entrano senza avere alle spalle una spiegazione…. Chi sono le persone che vogliono morta Zora? La sua amica, che fine ha fatto? (si Blake, anche io rientro nella categoria di persone che se lo chiedono, anche se non l’ho detto) Perché il figlio della sua amica, non lo percepisce come Preda? Perché lei è totalmente impegnata a pensare a se stessa e non a quello che la circonda? Come fa a non capire che il bel tenebroso (Clave) centra qualcosa in tutto quello che le è successo? Perchè la chiave si anima e ustiona Zora e Clave? Mille sono le domande e troppe non hanno avuto risposta o un’adeguata spiegazione.
Tutto verrà chiarito in futuro? Me lo auguro! Sarebbe un dramma altrimenti, perché si è alimentata la curiosità per nulla.
Passiamo al titolo.
“Cosa c’entra con il libro?! Dove sta il gatto? Sarà forse Zora? Non trovo nessun collegamento e questo è male… Molto male! Io sono la prima a comprare grazie al titolo e se quello non corrisponde con il resto… Che fiducia posso dargli? Mi era già capitato di trovare un libro con un titolo che non ci stava manco a pagarlo oro e mi ha fatto arrabbiare. Trovare il titolo appropriato è la cosa fondamentale. Un pò come quando scarichi un film che volevi da una vita e poi trovi dentro un porno… Insomma! NO!”
“La curiosità uccide il Gatto” è un proverbio Inglese e manca un pezzo (stando a quello che Internet dice). “La curiosità uccise il gatto… ma la soddisfazione lo riportò in vita.” Ora, io non sono una grande conoscitrice di proverbi italiani, quindi quelli inglesi sono sconosciuti. Il proverbio intero ha anche il suo significato ma rimango comunque dell’idea che titolo e libro non riescano a creare quel mix perfetto che (a parere mio!!) dovrebbe esserci.
“Premesso che il libro non si rivolge a tutti quei lettori piatti e preconfezionati dalle CE che vendono merda solo grazie al marketing, io non comprerei mai un libro dal titolo scontato, tipo Bacio insanguinato per una storia di vampiri… o qualche altra stronzata del genere. Se avessi approfondito quella frase, o me l’avessi semplicemente chiesto, ti avrei spiegato che La curiosità uccide il gatto, è un proverbio inglese che, non solo fa parte del dialogo iniziale nel primo flashback con Zora e Crave, ma rappresenta benissimo lo stato d’animo di tutti i personaggi che ruotano attorno a Zora, oltre a essere il leitmotiv dell’intera storia. Tutti cercano qualcosa in questa storia.”
Ora, tralasciando il fatto che mi sento presa un pò di mira per la categoria di tutti quelli che leggono i libri delle Case Editrici, non c’è bisogno di diventare matti per trovare un titolo originalissimo in modo da non ricadere nella banalità. Il titolo deve essere sentito, deve appartenere a quello che si è scritto. Il fatto che venga detto nel dialogo iniziale, non cambia quello che mi ha lasciato. Doveva essere ampliata di più questa sensazione, doveva farsi sentire molto di più. (Inoltre, tenendo fede a quello che internet dice, dovrebbe essere “La curiosità uccise il gatto” e non “La curiosità uccide il gatto”. Se devo fare la fiscale… eh)
Mi spiace aver ricoperto il ruolo della pecora nera per prima ma quello che mi ha lasciato, non è molto. Io valuto un libro in base a quello. Il fatto che “il caos iniziale è generato volutamente, infatti la trama è a intreccio ma non è poi così caotica, altrimenti nessuno lo avrebbe capito (l’ha letto pure mia madre che ha 60 anni).” sia stato letto da una persona non giovanissima e sia stato compreso, non dà la certezza che poi TUTTI siano di quell’idea. Per la scrittrice la storia è capibile così ma ricordiamoci che lei sa com’è nata e come si svilupperà in futuro, noi (io) non sappiamo nulla. Come diciamo spesso al lavoro, quello che scriviamo o diciamo, deve essere a prova di scemo. Non è sempre facile, a volte anche io non lo faccio ma è una tecnica sicura e vantaggiosa.
A vostro beneficio, cosa che tendenzialmente non faccio mai, mi ritrovo qui anche per illuminarvi meglio sulla trama di questo libro. “Zora è una vampira da pochi anni, non solo non si ricorda nulla della sua vita precedente ma non vuole nemmeno scoprirlo, fino a che non incontra un grosso e affascinante Vampiro che la scombussola e un giovane umano che non riesce a vedere come possibile preda. Il tutto, condito con un perfido Vampiro che la vuole morta (ma lei non lo sa) e una chiave che ha da sempre ma che non sa a cosa serve e che si “comporta” in maniera alquanto bizzarra.” Queste poche righe pare non siano abbastanza, che siano troppo semplificate e banali, quindi, per accontentare tutti, cercherò di essere più pignola e incrocio le dita, sperando di essere coinvolgente come sempre.
Zora è una giovane vampira che non ricorda nulla della sua vita da umana e si divide tra il totale disinteresse e un po’ la vergogna di non sapere nulla della sua trasformazione (è un conflitto di pensiero!). Per diciotto anni si nasconde e fugge da tutto quello che potrebbe aiutarla a scoprire qualcosa di sé, fino a quando non incontrerà un bellissimo Vampiro di nome Clave, che gli scombussola la vita. Da quel momento in poi nulla sarà più come prima, perchè Zora troverà dei pezzi per il suo puzzle interiore ma anche molte altre domande, incontrerà senza accorgersi (ah bene!!!) gente che vorrebbe ucciderla (ma perchè?!?!?!) e legami affettivi che non ricorda ma sente nel profondo. Il tutto condito con un legame particolare con una chiave che ha da sempre al collo e che ha comportamenti bizzarri in certe situazioni.
Sono stata chiara? In 202 pagine non c’è molto altro da dire, potrei anche farlo ma rovinerei le sorprese che ci sono.
Ora, essere qui mi da un leggero fastidio, perchè mai mi è capitato di essere in questa posizione, però è anche giusto entrare nel dettaglio (“ti ringrazio comunque per aver dedicato del tempo al mio libro, ma effettivamente mi aspettavo qualcosa di più proprio perchè c’è tanto materiale che poi verrà trattato e spiegato”). Questo libro non è da cestinare, non ho puntato il dito solo sui difetti ma, dopo svariate recensioni bellissime, ho ritenuto corretto dare spazio a tutto. Forse la mia decisione può non essere piaciuta ma non è stata fatta per mera cattiveria. Spero di essermi spiegata e spero anche di non dovermi trovare più in questa posizione.
INFO
Autore: Blake B.
Pagine: 202
Prezzo: € 14
Uscita: 1/05
Genere: Fantasy
Casa Editrice: Youcanprint
TRAMA
L’anagrafe per Zora Von Malice si ferma all’età di 27 anni. Si risveglia nella condizione di vampiro, in una villa abbandonata e decadente della collina torinese. Non ricorda nulla e comunque non le importa. Si tiene alla larga dagli umani, dai suoi simili, dalla vita. L’unico elemento di congiunzione tra le sue due esistenze è una chiave che porta al collo. Simbolo determinante del suo passato che si impone di ignorare con dedizione e costanza. Scavare implica soffrire e lei non ne vuole sapere. Tutti mentono, la chiave parla. Dominata dalla curiosità inizia un percorso di sangue e omicidi spietati, ignara del conflitto tra l’unico essere che la protegge e la creatura malvagia che sta progettando la sua morte. La stessa creatura che da anni scuote la città di Torino con violenti omicidi. Le vittime sono solo donne dai capelli rossi. Lo stesso colore di Zora.