- Personaggi 65%
- Worldbuilding 70%
- Fluidità 60%
- Cover 50%
- E il finale 60%
L’undicesimo comandamento
Recensione: Andrea è un giornalista sempre sul pezzo, sempre connesso per un lavoro che lo soddisfa. Conosce il lato becero della sua professione ma lo accetta come se fosse una cosa normale, parte del suo mondo.
Non accetta però l’idea di fermarsi, di riconoscere i suoi limiti e l’amore per se stesso e le persone che lo circondano. Si aspetta sempre di più da se e da tutti ma non lo dice apertamente.
Il giorno più bello della sua carriera però, il suo corpo non ci sta più e cede.
Da quel momento in poi, per Andrea, la vita diventerà un percorso tutto in salita.
Riuscirà alla fine a trovare il suo paradiso?
Non è una grande rivelazione se dico che Andrea, l’avrei preso a sberle per quasi tutta la lettura.
Ormai sapete che provo un’odio quasi atavico verso certi protagonisti e lui è quasi l’apoteosi di questo mio odio.
Andrea sa fare bene il suo lavoro. Non è un mago del giornalismo ma sa barcamenarsi in modo intelligente tra certi squali.
Quasi della vecchia scuola, Andrea ha una certa etica anche se non esattamente su larga scala. Effettivamente però, come potrebbe esser leale con tutti? Fare il giornalista vuol dire anche depistare gli altri e sacrificare molte cose, come la sua vita privata.
Uomo sposato che non comprende più la moglie.
Uomo sposato che non pensa di tradirla ma che fondamentalmente non ci pensa molto.
Uomo sposato che cerca altro perché la moglie vuole assolutamente avere un bambino e quindi il sesso, non è sesso.
Uomo sposato che ha pura di scoprire se è fertile o meno.
Uomo sposato che piuttosto che vivere felice, mantiene delle apparenze che non soddisfano.
Andrea è l’apoteosi del milanese ansioso e che scende a compromessi con tutto ma che non vuole nessuna responsabilità.
Quando collassa, la sua mente vacilla e non si riconosce più. Vuole fatti, vuole patologie perché non riesce a credere che sia successo solo perché fa troppo. Vuole aver qualcosa su cui concentrarsi, vuole un pretesto su cui lamentarsi, vuole qualsiasi cosa dietro cui nascondersi ma i fatti sono fatti e dopo un ricovero eterno ed inutile, Andrea è costretto ad uscire e tornando nel mondo reale, prende una decisione folle.
Lasciare tutto, senza remore, con la consapevolezza che sarà una svolta dolorosa ma improrogabile.
Andrea si stacca, fugge verso qualcosa che non conosce ma che trova migliore del suo presente.
Vuole perdersi prima di ritrovarsi.
Però, perché esiste sempre una nuvola nel cielo, anche quando sembra aver trovato una nuova stabilità ed un nuovo modo di vivere, non si sente soddisfatto. Deve mettere la parola “Fine” alle cose che fino a quel momento si era lasciato alle spalle.
Così si mette nuovamente in marcia ma questa volta, non scappa. Questa volta ha in mano la sua vita.
Andrea mi piace poco perché spesso mi da l’idea che sedersi ed attendere, sia la soluzione a tutto.
Tutto scorre e tutto passa, quindi anche i problemi scompariranno ma non è così e lo sappiamo bene. Lui, no.
Scappa, pensando al suo benessere lasciando tutto in sospeso.
Scappa, pensando che nulla potrebbe cambiare.
Capisco la fuga, capisco il non sentirsi bene, capisco staccarsi dal telefono che ormai assilla ma c’è modo e modo.
Lo capisco ma lo ucciderei.
INFO
Autore: Niccolò Zancan
Pagine: 276
Prezzo: € 17.90
Uscita: 16/05/2017
Genere: Narrativa
Casa Editrice: Sperling & Kupfer
TRAMA
Andrea Marai è un giornalista in carriera. Appassionato, ambizioso, iperconnesso, vive schiacciato dal suo presente inquieto. Orfano del suo migliore amico, morto troppo presto e in circostanze poco chiare, pesca a piene mani dalle opportunità che la vita gli presenta, l’unico modo che conosce per sfuggire alla mediocrità. Francesca, sua moglie, lo ama e da lui vorrebbe un figlio, eppure fatica a capirlo, ostinandosi a leggere in questa frenesia solo insoddisfazione. Le bugie sono un velo dietro cui il loro matrimonio si sta pian piano sgretolando. Ma Andrea è distratto, perché ha appena scritto l’intervista perfetta e sta per vincere il premio più ambito. Poi, proprio lì, sul palco della consacrazione, il crollo. Il momento in cui tutto diventa nero e liquido, l’istante esatto in cui il corpo dice «no». Quello che viene dopo è una metamorfosi dolorosa come una crisi d’astinenza, e poi una fuga rocambolesca verso il mare, verso un’altra vita possibile. Forse per ritrovare se stessi. Forse per cercare qualcos’altro. Un romanzo sulle nevrosi di efficienza, successo e connessione. E sul bisogno di lasciarsi alle spalle una vita che imbriglia per abbracciarne una più autentica, riscoprendo il valore della solitudine e del silenzio.