- Personaggi 80%
- Worldbuilding 80%
- Fluidità 80%
- Cover 70%
- E il finale 80%
Scrivere è un mestiere pericoloso
Recensione: Come prima cosa, in maniera assoluta, vorrei ringraziare le ragazze di Garzanti che mi hanno dato la possibilità di incontrare dal vivo Alice Basso.
Un’esperienza veramente indimenticabile e incredibilmente divertente! Alice si è sottoposta con incredibile umorismo ad un’intervista in diretta sia con noi che con chi ci seguiva da FB.
Dopo un’ora di domande siamo riuscite a strappargli qualche mezza confessione per il futuro ma soprattutto ci siamo tolte molte curiosità sui personaggi e la scelta delle ambientazioni.
Praticamente, siamo già tutte in trepidazione per il futuro ma rassicurate dal fatto che ci sarà!!!!
Comunque, passiamo alle cose succulente. Ovvero, il nuovo libro di Alice.
Perché stiamo già guardando al futuro ma non dimentichiamoci che è appena uscita una chicca bellissima.
Vani Sarca torna da noi con il suo carattere particolare.
Questa volta però, oltre ad essere ancora una ghostwriter sottopagata (un pelo meno di prima) è anche una consulente della polizia.
Questi due lavori sembrano due mondi assolutamente incompatibili ma non per la “fortuna” di Vani. Quello che doveva essere solo un’incontro con un’anziana cuoca per un ricettario/memoriale, si trasforma in un’indagine per omicidio.
La nostra cara Vani segue le orme della nostra carissima Jessica B. Fletcher (del tipo, tocchiamo ferro perchè dove passa lei, un guaio deve pur succedere) e anche in questo episodio, deve spremere le sue meningi fino a trovare la luce alla fine del tunnel.
Ad intralciare le cose però, ci si mette Riccardo che non sembra aver sofferto in maniera particolare della batosta ricevuta dopo l’articolo mandato alla rivista femminile “XX Generation”. Anzi, sembra bello e beato come al solito e questo comportamento rende Vani sempre più sospettosa e soprattutto incazzosa.
«Non c’è niente di strano», prosegue Riccardo, «o di male, finché a dire queste cose è appunto la direttrice di una rivista femminile del 1925. Quel tono vagamente sminuente con cui, in sostanza, sta dicendo “sì, be’, avrai anche studiato e saprai le lingue, sarai anche una piacevole letterata – nota quel piacevole, come se si trattasse di un grazioso accessorio – o una che sa guidare, ma vediamo se alla resa dei conti, ossia quando si tratta di cucinare, sai ancora uscirne a testa alta”. È roba dell’epoca, è così che funzionava, allora.» Mi guarda per vedere se annuisco. Io bevo. «Il problema è che questo libro esiste ancora, e vende ancora. Si parla di ottocentomila copie. E le ricerche testimoniano che le sue vendite hanno una stagionalità precisa, ossia registrano un picco regolare tutti gli anni. E sai quando? In tarda primavera e inizio estate, quando si celebra la maggior parte dei matrimoni. A quasi cent’anni di distanza, Il talismano della felicità viene ancora considerato un accettabile regalo per spose.» Allarga le braccia. «Capisci cosa intendo? Come possono dirsi emancipate e moderne delle donne che non fanno la rivoluzione nel vedersi regalare un libro come questo?»
Non solo.
Il ricettario di per se non è un lavoro particolarmente interessante per Vani dato che, non sa nemmeno farsi una frittata. Però, la cuoca in questione è Irma, ovvero la versione anziana di Vani e questo la diverte molto e sviluppa per lei un’autentico sentimento di affetto.
Assieme al ditale, solleva all’altezza degli occhi un rocchetto di filo verde, usato per metà.
«Vorrei proprio sapere che diavolo ci faceva nella mia tasca questa roba. Io ho smesso di cucire negli anni Settanta. Le pare? Cucire in una casa di sarti? Fatemi fare la cuoca, ho detto, e se mi si buca una sottoveste me l’aggiustate voi, che diamine. E invece a quanto pare non solo cucio ma ho anche un vestito verde. Verde erba. Io. Devo davvero stare rincretinendo, perché se c’è un colore che mi ha sempre fatto schifo è il verde, e poi mi sbatte come se fossi già morta e impacchettata per il funerale.»
Dice proprio così.
Delia soffoca una risatina, poi mi guarda. Lo sguardo significa: “Ecco, questa è Irma, in tutto il suo splendore. Mi dica che le va bene, perché per noi è perfetta”.
Quindi non è più solo un ricettario ma diventa il resoconto delle memorie di una persona che ne ha viste tante e che le vive ancora con immenso trasporto ma soprattutto con una sincerità grezza che spiazza e incuriosisce la nostra bella ghostwriter. In questo splendore però c’è la fatina Cinzia Croco, una food blogger che dovrà “svecchiare” e dare una nuova interpretazione alle ricette che verranno riportate. Ma la fatina non si limiterà alle ricette, vorrà anche dettar legge, la sua, sulle memorie di Irma.
Con due personaggi così però, Alice Basso ha voluto bilanciare il Karma, donando a Vani la soddisfazione di avere la piccola Morgana al suo fianco e soprattutto, il commissario Berganza.
Loro, sono due personaggi che riusciranno a regalare a Vani una discreta quantità di sorrisi ma non saranno gli unici.
Cosa volete farci, io AMO Alice e il suo modo di scrivere.
In effetti, da grande vorrei essere come lei.
Alice ancora una volta mi stupisce. Mi cattura e mi tiene con il fiato sospeso fino alla fine della lettura.
In questo caso però, so già che ci sarà un terzo libro (e chissà, magari anche il quarto!) e quindi non me la prendo molto per l’uscita di scena teatrale di Riccardo e del commissario. Anche se ci sono mille domande ancora in sospeso, sono certa che Vani saprà darci risposta.
Assieme al ditale, solleva all’altezza degli occhi un rocchetto di filo verde, usato per metà.
«Vorrei proprio sapere che diavolo ci faceva nella mia tasca questa roba. Io ho smesso di cucire negli anni Settanta. Le pare? Cucire in una casa di sarti? Fatemi fare la cuoca, ho detto, e se mi si buca una sottoveste me l’aggiustate voi, che diamine. E invece a quanto pare non solo cucio ma ho anche un vestito verde. Verde erba. Io. Devo davvero stare rincretinendo, perché se c’è un colore che mi ha sempre fatto schifo è il verde, e poi mi sbatte come se fossi già morta e impacchettata per il funerale.»
Dice proprio così.
Delia soffoca una risatina, poi mi guarda. Lo sguardo significa: “Ecco, questa è Irma, in tutto il suo splendore. Mi dica che le va bene, perché per noi è perfetta”.
INFO
Autore: Alice Basso
Pagine: 312
Prezzo: € 16.40
Uscita: 12 maggio 2016
Genere: Giallo
Casa Editrice: Garzanti
TRAMA
Un gesto, una parola, un’espressione del viso. A Vani bastano piccoli particolari per capire una persona, per comprenderne il modo di pensare. Una dote speciale di cui farebbe volentieri a meno. Perché Vani sta bene solo con se stessa, tenendo gli altri alla larga. Ama solo i suoi libri, la sua musica e i suoi vestiti inesorabilmente neri. Eppure, questa innata empatia è essenziale per il suo lavoro: Vani è una ghostwriter di una famosa casa editrice. Un mestiere che la costringe a rimanere nell’ombra. Scrive libri al posto di altri autori, imitando alla perfezione il loro stile. Questa volta deve creare un ricettario dalle memorie di un’anziana cuoca. Un’impresa quasi impossibile, perché Vani non ha mai preso una padella in mano. C’è una sola persona che può aiutarla: il commissario Berganza, una vecchia conoscenza con la passione per la cucina. Lui sa che Vani parla solo la lingua dei libri. Quella di Simenon, di Vàzquez Montalban, di Rex Stout e dei loro protagonisti amanti del buon cibo. E, tra un riferimento letterario e l’altro, le loro strambe lezioni diventano di giorno in giorno più intriganti. Ma la mente di Vani non è del tutto libera: che le piaccia o no, Riccardo, l’affascinante autore con cui ha avuto una rocambolesca relazione, continua a ripiombarle tra i piedi. Per fortuna una rivelazione inaspettata reclama la sua attenzione: la cuoca di cui sta raccogliendo le memorie confessa un delitto.