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Mar 26, 2020 | Altro

Lo ammetto, mi fa strano tornare a postare quella che diventerà una rubrica.

Quando ho deciso di fare il grande salto, mi ero ripromessa di non portare più cose a cadenza fissa, perchè alla lunga mi prosciugavano e rischiavo anche di perdere la percezione del tempo.

Però la vita è in continuo mutamento e non si ferma solo perché io voglio una determinata cosa. Per fortuna!

Un mese fa, sono entrata nel gruppo LeBookPettegole e tra una chiacchiera e l’altra, siamo finite a parlare di scrittura. Molti blogger fanno una “doppia vita”, ed è molto interessante vedere come questa cosa cambi il modo di percepire una storia ed il pubblico di lettori. Ci siamo confrontate molto, parlando delle varie tecniche adottate e delle paure, che non ci abbandonano mai. Così, grazie alla pazienza di Juls e all’insistenza di Emanuela, ho ripreso in mano un vecchio progetto.

Non sono mai stata brava in queste cose e chi mi conosce, sa che non ho poi così tanta pazienza, eppure ci voglio provare e rendervi partecipi di quello che scrivo. Starà a voi dirmi se Alice ha fatto bene a reagire in un determinato modo e se le persone intorno a lei, meritano fiducia.

Io a voi voglio darla, anche se un pò ho paura.

 “Lei sa perché si trova qui?”
“Dicono che ho un pessimo carattere”
“E non crede sia vero?”
“Mi guardi. Ho la faccia di una persona che ha un pessimo carattere?”
“Non sembra, eppure è qui con me”
“Non per mio volere”
“Di chi allora?”
“Burocrati che giocano a chi ce l’ha più lungo”
“Pensa sia un decisione esagerata? Non credo che la Vittima concordi con questo”
“Vittima?”
“Francesco Mattarelli, ha presente?”
“Vittima?”
“Si. Non crede che lo sia?”
“Credo di avere un ricordo un po’ differente sulla definizione Vittima”
“Allora mi illumini”
“Vittima è colui che viene perseguitato o subisce una violenza fisica o psicologica”
“Esattamente. Il Sig. Mattarelli è stato aggredito. Più precisamente, è stato vittima delle Sue percosse”
“Vorrei vedere Lei. Ho reagito dopo innumerevoli oppressioni”
“I verbali dicono cose differenti”
“I verbali dicono o omettono sempre cose differenti quando si tratta di celebrità”
“Qui non c’entra la notorietà, il Sig. Mattarelli venne portato in Ospedale per colpa sua. Si rende conto che alla luce dei fatti Lei non è la Vittima, come sostiene, ma il Carnefice?”
“Mi dica una cosa, perché perdere tempo quando mi è già stata assegnata un’etichetta? Pensa veramente di poter fare qualcosa al riguardo?”
“Credono che possa essere riabilitata”
“Riabilitata sta gran fava…”
“Appunto”
“Appunto cosa? Ho passato mesi a cercare di denunciarlo, ma ho trovavo solo un bel muro di omertà. Fino al giorno in cui ha cercato di farmi qualcosa di peggio. Ed ora, che ho reagito, volete incolpare me?”
“Nulla di quello che dice di aver fatto si riscontra nei documenti del suo fascicolo. I fatti ci dicono che il Sig. Mattarelli è deceduto due ore fa per lesioni aggravate, dopo ore di agonia. Come si sente sapendo che ha tolto la vita ad una persona?”
“Vuole veramente la verità?”
“Certamente, sono qui per aiutarla”
“Sto da dio. Adesso posso ricominciare a vivere”

Dopo tre ore di muta seduta, varco finalmente l’uscita dello studio. 
Le luci del pianerottolo non si sono ancora attivate, così posso godermi un secondo di tranquillità, cullandomi nell’illusione che tutto stia andando bene. Tirando le somme, questo primo incontro non è stato il massimo. Questa sensazione mi provoca vertigini, perchè lui è la mia ultima possibilità per uscire prima dal carcere. Ho cinque mesi per dimostrare che non sono la disadattata che credono io sia. Ma ho già capito l’antifona. Vogliono che ammetta una colpa che non ho e non mi sento. Tutta questa farsa si basa su un mucchio di cartaccia stilata da gente che conosceva Francesco. Tutti pronti a tutto pur di salvare la propria carriera. A costo della mia vita.
Le luci si accendono di colpo, stimolate dal movimento delle mie mani. Inconsciamente ho iniziato a torturare una ciocca dei capelli, non sono più abituata ad averli così lunghi, anche il mio inconscio ha bisogno di toccarli per crederci.
Chiudere il giubbotto diventa sempre più complicato, i capelli vanno ovunque ma non mi vogliono fornire un elastico o altro, temono che in mano mia possa diventare qualcosa di pericolosissimo.
Esilarante, manco fossi la figlia di macgyver.
Eccoli lì… che bravi.
A circa dieci passi davanti a me, ci sono le due guardie che mi hanno assegnato. Non ho ancora capito perché non vengano dentro con me, forse è il timore che riesce a suscitare la mia possente figura di quarantasette chili. O perché il corridoio che devo seguire non ha altre porte all’infuori dello studio. Un mistero che sinceramente, non ho intenzione di approfondire.
Mi mettono al volo le manette, senza nemmeno controllarmi, e mi scortano in macchina verso i sedili posteriori. Sembra che abbiano più fretta del solito ma potrebbe essere solo voglia di tornare al caldo. Questo cielo grigio promette molta neve, proprio sotto Natale… un clichè.
Chissà se riceverò un regalo dai miei. 
No, forse no. Dall’ultima volta che li ho visti e da ciò che mi hanno detto, credo proprio non si faranno vivi per molto. Pazienza, tutto sommato ho smesso di festeggiare da molti anni, all’incirca da quando ho conosciuto Lui.

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