Daniel Pennac [INCONTRO/17]
Daniel Pennac, è uno scrittore francese.
Dopo quasi vent’anni dalla sua ultima pubblicazione dedicata al ciclo Malaussène, torna nelle librerie con un nuovo libro.
Venerdì 5 maggio, alla Feltrinelli di Milano, insieme a Claudio Bisio abbiamo avuto il piacere di capire perché è tornato dopo tutto questo tempo.
Una sera, uscito dal cinema, una bambina mi si avvicinò. Mi indicò un uomo anziano dicendo che era suo nonno ed io, non capii immediatamente cosa mi volesse dire. Forse, voleva dirmi che mi conosceva ed effettivamente mi disse quello ma per un motivo differente rispetto a quello che mi ero immaginato. Quell’uomo anziano era un mio vecchio studente. In quel momento ho pensato che il tempo era veramente volato e mi sono chiesto come potevano esser diventati i piccoli Malaussène
Durante l’incontro sono stati letti dei passaggi del libro per farci capire come sono diventati i bambini che abbiamo conosciuto nei sei libri precedenti. Come sono cresciuti e come sono maturati. Molte cose sono cambiate ma, non sono poi così diversi da ciò che erano.
Abbiamo anche trattato temi di attualità.
Bisio voleva sapere quanto avevano influito i fatti realmente accaduti (l’attentato al Bataclan per esempio) sul suo modo di scrivere, sul mondo che aveva creato. Giustamente Daniel, ci ha detto che non si può rimanere immuni a notizie del genere, sopratutto quando tua figlia era nelle vicinanze proprio il giorno dell’attentato.
Pennac è un personaggio particolare.
Geniale ma non saccente, con un’auto ironia quasi invidiabile.
Proprio grazie alla sua ironia non si arrabbia con il suo amico Benni che, raccontando del nuovo libro uscito, spoilera praticamente tutto in un articolo sulla Repubblica. Anzi, lo difende e rigira il tutto facendo si che anche da una situazione del genere, potenzialmente scomoda, possa scaturire una lezione.
è interessante, perché con Benni, che è l’intelligenza fatta persona, come sempre ha messo il dito su una cosa importante. E cioè che non ha nessuna importanza fare il riassunto aneddotico di un romanzo. Perché ciò che davvero fa il Romanzo, è il gusto della lettura, è la scrittura
Un’ora di ricordi ma anche di promesse che portano ad un’unica conclusione.
Ovvero la voglia di leggere “Il caso Malaussène: Mi hanno mentito” e quella di recuperare ogni suo libro, giusto per rimanere ancora in compagnia di un personaggio così interessante.
Una volta almeno, vorrei ringraziarlo io questo mio scrittore, questo mio amico. Perché tradurre da diciassette anni Daniel Pennac, non è stato ne un onore, ne una grande soddisfazione professionale. È stato ed è una costante, luminosa, smisurata felicità. Grazie Daniel, anche a nome di tutti i traduttori.