Buoni propositi. Anno Domini 2024

Buoni propositi. Anno Domini 2024

L’ultima volta che ho provato a stilare dei buoni propositi, è stato nel 2020.
Due secondi dopo è arrivata la pandemia e ciao ciao a tutto.
Cos’è successo da allora, ad oggi?
Tutto.

Non voglio dilungarmi sulla difficoltà di quel periodo, sulla fatica di tornare alla normalità, sulla stranezza di quando adesso ci si guarda indetro. In qualche modo ho aggiornato me stessa e chi aveva voglia di ascoltarmi tramite Instagram. Il suo tempo ed i suoi riflettori si sono esauriti.
Vorrei quindi tirare le somme solo del 2023 e poi, sognare sul 2024.

Alcuni propositi rimangono immutati.
Vorrei comprare meno, metter via più soldi, smaltire titoli, fare letture di qualità, essere meno dipendente dal telefono, mangiare più equilibrato… insomma, ogni anno vorrei scovare ed alimentare la parte migliore di me. Perchè insomma, dovrò pur averla anche io!

Lo scorso anno sono arrivati in casa 98 titoli nuovi, di cui 36 ormai letti. Non credo sia l’anno dove ho più speso, però è sicuramente più di quello che mi ero prefissata. A mia discolpa posso dire che ventidue sono dei Piccoli Brividi presi a poco, quattro sono da “collezione” e che quindici mi sono stati inviati/regalati. Quindi, ne ho comprati “solo” 83.
Ecco, vedendola da questo lato, posso dire che comunque no, non mi salvo.
Non mi salvo perchè non solo non ho letto nemmeno la metà dei nuovi arrivi ma, in generale ho letto meno rispetto a ciò che è arrivato.

Ho chiuso l’anno con 74 titoli spuntati.
Considerando i chiari di luna degli ultimi anni, posso anche dirmi abbastanza soddisfatta. Sicuramente mi ha aiutato l’aver imparato ad abbandonare le letture che meno mi prendevano, se ne sentivo la necessità, ma in generale ho affrontato bene tutto quanto. Dal 2020 in poi, ho avuo un rifiuto molto forte sulla lettura ed ogni titolo che macino, per me è una vittoria.
Dall’altro lato però, la valutazione non ha giocato a mio favore. A cinque stelle ne ho messi solo quattro e a quattro stelle solo ventidue… Facendo due rapidi conti, meno della metà mi sono entrati nel cuore. Degli altri, sono comunque più quelli che ho votato negativamente rispetto a quelli che hanno ricevuto almeno la sufficienza.
Che tristezza.

Insomma, ho comprato più di quello che avrei voluto, ho letto molto ma con scarsa qualità, dei cinquantacinque libri che mi ero prefissata di leggere due anni fa me ne rimangono ancora più della metà, non ho cmbiato casa, non sono diventata più ricca, mi faccio controllare dagli attacchi di fame… Beh, direi che è stato un 2023 degno di nota, no?
Fatemi allora sognare, almeno qui è facile.

Cosa spero di fare nel 2024?

1. Come prima cosa, vorrei veramente riuscire a leggere più libri che già ho. Ad oggi possiedo 499 titoli cartacei (sì, la mia pila della vergogna è vasta) e se adesso posso vantare di avere una grande libreria, questa fortuna potrebbe non durare per sempre. Vorremmo cambiare casa e non è detto che in un futuro ci sarà ancora dello spazio adeguato per me.

2. Sorteggiare le letture. Dato che non mi ricordo ogni singola trama, qualche mese fa ho adottato la tecnica del sorteggio, in modo che sia il karma ad indirizzarmi su qualcosa. Questo non vuol dire che non possa scegliere liberamente, ma sicuramente mi sgrava da molte difficoltà quando non ho testa o quando sono troppo indecisa… Dite che è una paraculata? Concordo.

3. Limitare le spese, ad esclusione delle collezioni. Anche questa è una mezza paraculata ma ne parliamo dopo… In generale, vorrei almeno spuntare due cartacei prima di comprare qualcosa e per aver chiaro cosa effettivamente voglio, creerò una lista dei titoli che più desidero. Sono conscia che non sarò in grado di portare fino in fondo questa decisione, perchè tra me ed il traguardo ci sono il Salone del Libro di Torino e almeno un’altra fiera, però conto comunque di lavorare il più possibile su questa linea di condotta.

4. Portarmi in pari con le uscite di Star Wars ed i manga. Generalmente non unisco libri e manga ma per questo punto devo fare un’eccezione dato che, in qualche modo, sono tutti da collezione. Non lo dico poi così spesso ma ho una vaghissima passione per Star Wars e attualmente possiedo una novantina di volumi, che però non rendono la mia raccolta nemmeno lontanamente finita. Ne devo recuperare un pò e se non voglio che vadano fuori catalogo (come è già successo), devo darmi una mossa. Stesso discorso per certi manga, che con il “ma sì, poi li recupero”, rimani fregato. Lo so fin troppo bene, dato che ero alla disperata ricerca del numero 14 di Berserk. Mortacci a me e pure a loro.

5. Ricollegandomi al punto 3, per mantenere un certo controllo su cosa compro e su cosa spendo, oltre a mantenere la lista dei titoli, quest’anno aggiungerò anche il costo, così di mese in mese vedrò se e quanto devo piangere.

6. Molto simile è invece la parte legata al risparmio generale, perchè come sopra, ho un’agenda dove segno cosa compro (sì, mi piacciono le liste). In più, riprenderò in mano il proposito di mettere da parte qualosa tutti i mesi e già che ci sono, ogni volta che inizierò un libro metterò in un salvadanaio 1€.

7. Come penultimo punto, mi piacerebbe riprendere in mano le recensioni e riprendere con le rubriche. Per molte persone, il tempo dei blog è finito e forse hanno ragione, ma è anche vero che per persone come me, che quando si sentono al sicuro sono un pò prolisse, l’dea di affidarsi solo ai social è molto limitante. Quindi prenderò in mano la mia fidatissima agenda e metterò in moto una serie di vecchi tormentoni, che tanto mi sono mancati… ma ci saranno anche i social, perchè comunque fanno la loro parte. 

8. Esser equilibrata. Potrei stare qui a pontificare sul fatto che non mi piace il mio corpo e quindi dovrei fare più palestra e mangiare più sano, che dovrei stare meno su TikTok ed esser più tollerantecon il mondo, che dovrei parlare più con gli amici e uscire dal mio guscio ma sono dei propositi un pò “banali” e forse anche troppo personali. Quindi, per dare comunque voce a questa cosa, dico solo che vorrei essere più equilibrata.

Ed eccoci giunti alla brevissima lista dei propositi e dello stimolante recap del 2023.
Direi che ci sono tutte le premesse per fare un meravigliosissimo disastro ma insomma, lo farò con stile. Tra dodici mesi ci vedremo per aggiornarci e ci faremo sicuramente delle grasse risate. 
Ci conto.

Red Kedi - Lo scazzo negli occhi

Diapositiva della mia coscienza, dopo aver letto quello che ho scritto

La stanza dei serpenti

La stanza dei serpenti

La stanza dei serpenti di Alberto Verzè
  • Personaggi 60% 60%
  • Worldbuilding 70% 70%
  • Fluidità 60% 60%
  • Cover 80% 80%
  • E il finale 50% 50%

La stanza dei serpenti

Recensione: A Long Seat Lake ogni cinque anni una ragazza scompare senza mai fare ritorno. Lo sa bene Alan Pyrst, perché è così che ha perso sua sorella maggiore Nathalie, nel lontano 2000.
Ora, quindici anni dopo quel terribile fatto, Alan ed i suoi amici si ritrovano a dover fare i conti con questo insolito mistero. Chi si nasconde dietro queste sparizioni e perché la polizia non riesce a trovare il colpevole? Gli incubi di Alan sono per caso collegati a tutto quello che sta succedendo?
Loro malgrado, dopo aver trovato un cadavere, si trovano invischiati in questo turbinio di segreti.
Saranno pronti a sacrificare ogni loro certezza?

Trovo che la copertina di questo libro sia ammaliante.
Non è spettacolare e nemmeno priva di difetti ma comunque fa il suo sporco lavoro. Il rosso affascina e quella barca, che sembra essere sorretta da un groviglio di serpenti, suscita curiosità. Come dite? Perché sto partendo da quello e non direttamente dalla storia? Beh, fatevi due domande.

Spesso mi sento una tragica rompina o comunque un’eterna insoddisfatta. Trovo sempre dei lati negativi nelle storie che leggo ma vi giuro che non lo faccio intenzionalmente. Non mi diverto nel parlare male del lavoro degli altri, so bene quanto impegno ci vuole per scrivere un libro e conosco la sofferenza dell’editing ma per l’amor del cielo, non posso chiudere sempre gli occhi.
In questo caso specifico, devo dire che mi sono cadute le braccia per due semplicissimi motivi. Punto primo, l’inutilità di certe scene che non servono alla storia (giusto per fare un piccolo esempio, a nessuno interessa sapere che Alan, dopo essersi fatto la doccia, usa energicamente un asciugamano sui capelli e che per farsi bello per la sua bella, decida di usare un profumo. Sono piccoli dettagli che dovrebbero creare atmosfera ma che in questo specifico caso, dopo righe e righe di scene del genere e quasi nulla sul fronte mistero, facciamo che anche no?) e punto secondo, la troppa velocità nel descrivere la parte finale che si svolge nel giro di “due pagine”. La suddivisione delle cose, a mio avviso, non è stata fatta in modo bilanciato.

C’è poi una scena che proprio mi fa uscire di testa per la “stupidità”.
(ATTENZIONE, POSSIBILE SPOILER)
Ad un certo punto della storia, Alan ed il suo gruppo di amici decidono di andare alla “Secret Beach” con tre ragazze. Insieme a loro, solo per quella volta, uno dei ragazzi porta con se un cane da caccia e pare che sia il migliore (ed il più coccolone) della muta.
Mentre stanno seguendo il sentiero, l’animale sembra dare di matto ma in qualche modo riescono a tenerlo vicino a loro. La stessa cosa si ripete quando tornano verso le macchine ma con un esito differente. Alan e due degli amici inseguono il cane nei rovi e appena lo trovano, notano che sta scavando il terreno in modo forsennato.
Chissà come mai, eh?
ORA, io dico. Da non molto tempo è scomparsa una ragazza e con voi c’è un eccellente cane da caccia. Siete in un posto praticamente introvabile perché il sentiero è nascosto quindi nessuno ci passa. Posso capire che il ritrovamento di un cadavere non sia il primo pensiero ma insomma, cadere dal pero in quel modo è fin troppo ridicolo.

Ovviamente questa scena non rende il libro brutto, fa solo cadere l’anima. A rendere però la lettura negativa è l’insieme di vari dettagli che, come dicevo sopra, non sono stati mescolati bene.
Tra l’altro, la scena madre che dovrebbe farci sgranare gli occhi per la sorpresa, dura solo un battito di ciglia e in conclusione, rimani con in mano un pugno di mosche. Cosa ha spinto i colpevoli a fare quello che hanno fatto e come sono riusciti a trovare i loro adepti? Perchè Nathalie ha buttato tutto al vento? C’è o non c’è un collegamento soprannaturale tra i due fratelli? Perché Alan alla fine ha buttato tutto al vento, al posto di reagire?
Insomma, dopo duecento e passa pagine, mi trovo con più domande di prima e le risposte le devo cercare nella mia fantasia perché anche ripensando alla lettura appena finita, non trovo molto materiale che possa aiutarmi. Questa cosa mi rende molto triste perché l’idea di fondo era interessante e poteva venir fuori un qualcosa di molto ansiogena, vista la famosissima stanza dei serpenti. Anche la storia di Nathalie sarebbe stata molto utile per fare atmosfera ma la vediamo passare come una meteora… L’unico vero punto a favore di tutto questo è la fluidità con cui si fa leggere.
Invocazioni a parte.

INFO

Autore: Alberto Verzè
Pagine: 238
Prezzo: € 16
Uscita: 21/09/2021
Genere: Thriller
Casa Editrice: Viola Editrice

TRAMA

A Long Seat Lake ogni cinque anni una ragazza scompare senza mai fare ritorno. Alan Pyrst è stato segnato da un evento indelebile: anche sua sorella Nathalie è sparita nell’anno 2000. Quindici anni dopo, Alan e i suoi amici si ritrovano coinvolti direttamente in questo enigma in seguito alla scoperta fortuita di un cadavere ignoto lungo il sentiero per la “Secret Beach”, la spiaggetta in cui il gruppo è solito incontrarsi. La terrificante vicenda li spinge a cercare di ottenere maggiori informazioni, scavando nel passato e nel presente della cittadina adagiata sulle rive del lago. Tuttavia, gli indizi raccolti sembrano condurli a uno strano simbolo. Un simbolo plasmato dalla morte stessa… ma il peggio dovrà ancora arrivare…

E così vuoi lavorare nell’editoria. I dolori di un giovane editor

E così vuoi lavorare nell’editoria. I dolori di un giovane editor

E così vuoi lavorare nell'editoria. I dolori di un giovane editor di Alessandra Selmi
  • Personaggi 50% 50%
  • Worldbuilding 20% 20%
  • Fluidità 30% 30%
  • Cover 50% 50%
  • E il finale 30% 30%

E così vuoi lavorare nell’editoria. I dolori di un giovane editor

Recensione: Dodici anni fa, quando ho aperto il blog, non conoscevo davvero quel mondo.
Certo, su Facebook ero “amica” di qualche blogger ma con nessuno di loro ero abbastanza in intimità. Non potevo permettermi di affrontare certi discorsi e non me la sentivo nemmeno, perché nel bene e nel male è sempre difficile raccontare oggettivamente come stanno le cose e perché solitamente la domanda è più incentrata sul lato tossico della categoria. In pratica, quello che tutti vorrebbero sapere è se ci sono elementi e/o situazioni da cui star lontani.
Quindi, come tutte le persone che iniziano un nuovo percorso, sono andata un po’ a tentoni scoprendo nel tempo più o meno ogni cosa. Ovviamente sarebbe stato più facile se avessi avuto un manuale dove rifugiarmi, avrei evitato certi errori e/o figuracce ma “ai miei tempi”, potevo solo sognare.

Quando qualche mese fa ho visto questo libro, ne sono rimasta un po’ affascinata. Prometteva di essere una lettura divertente su una sfera lavorativa a me sconosciuta. Certo, 125 pagine non sono molte ma non si professava un manuale e per farsi due risate con le sfighe degli altri, parevano abbastanza.
Ecco, parevano.

Lo so, qualcuno potrebbe pensare “Se pensi di essere così brava o così superiore, perché non scrivi tu un libro, al posto di star qui a sputar sentenze?” e potrei anche darvi ragione ma non lo farò.

Alessandra Selmi racconta di come ha deciso di intraprendere il lavoro dell’editor e alcune delle sue esperienze.
Non metto in dubbio la loro autenticità, so bene quanto possano essere bizzarre ed egocentriche le persone ma in questa raccolta ne parla in modo superficiale e a tratti ripetitivo.
Un pò come per una raccolta di barzellette anni ‘90, le stranezze vengono riportate in modo molto veloce e con ancora di più solo le spiegazioni sull’impatto che possono avere su una persona che fa quel mestiere.
Ripeto, non vuole essere un manuale e quindi capisco la non presenza di pagine e pagine di descrizione ma sono quasi più freddure e sinceramente, se l’avessi capito prima, non l’avrei preso.
In tutta onestà, devo dire che sono dispiaciuta per questa occasione mancata. Non posso dire di non aver riso e non dirò nemmeno che ci ho messo più tempo del necessario per leggerlo ma ad ogni fine capitolo, qualcosa mancava sempre.

INFO

Autore: Alessandra Selmi
Pagine: 125
Prezzo: € 9.40
Uscita: 17/04/2014
Genere: Narrativa
Casa Editrice: Editrice Bibliografica

TRAMA

Il tuo veterinario ha scritto un libro. Anche la moglie del tuo panettiere ha scritto un libro. E ieri sera il benzinaio ti ha guardato strano, quando gli hai detto che lavori in editoria. Stamattina hai scoperto che pure il tuo amministratore di condominio ha scritto un libro; anzi lui ha già pubblicato un libro, ma naturalmente, dopo il plauso di amici e parenti, ora ha deciso di volerlo “migliorare un po’”, prima di sottoporlo ai Grandi Gruppi Editoriali, o di candidarsi alla seconda edizione di Masterpiece. In cima a questa scala sociale ci sei tu, che hai scelto di lavorare in editoria, di sacrificare i tuoi anni migliori al culto delle virgole altrui, al fascino dei riscontri, all’altare della “passione per la lettura”. Una fregatura? Uno slalom tra precariato e incubi a base di refusi e strafalcioni d’autore? In un paese in cui tutti scrivono e pochi leggono, Alessandra Selmi ci accompagna in casa editrice, ci racconta con humour come i libri si fanno (e spesso si disfano, per renderli migliori) e come sopravvivere alla fatidica frase “Che bel lavoro che fai! Quanto ti invidio!”.

L’ultimo spettacolo

L’ultimo spettacolo

L'ultimo spettacolo di Fabio Boaro
  • Personaggi 20% 20%
  • Worldbuilding 30% 30%
  • Fluidità 30% 30%
  • Cover 40% 40%
  • E il finale 10% 10%

L’ultimo spettacolo

RecensioneL’ultimo spettacolo racconta la storia di un Reality che, come tema, ha il gioco di ruolo.
Sette concorrenti isolati in una casa, una settimana a disposizione per vincere il programma e una considerevole somma in denaro.
Le regole sono poche e semplici.
Sei vittime ed un killer.
Non avranno contatti con il mondo esterno per tutta la durata del programma, le telecamere riprendono tutto il tempo, possono fare quello che vogliono ma ad un certo punto della sera saranno obbligatoriamente confinati nelle loro stanze e non potranno uscire fino alle sette del mattino.
Avranno 168 ore di tempo per scoprire chi di loro è il killer mentre lui avrà il compito di ucciderli, uno al giorno.
Ovviamente saranno uccisioni simboliche ma cosa succede quando questa convinzione si scontra con un fiume di sangue?

Posso dirlo? “PER ME E’ NO.
L’idea di base era potenzialmente spettacolare. Richiudere sette persone totalmente differenti in una casa e vedere fin dove sarebbero stati disposti a spingersi per un mucchio di soldi… Una meravigliosa critica al mondo dei Reality e all’umano stesso, gestita però in malo modo e con un’italiano decisamente discutibile.
Questo genere di lettura è tra le mie preferite, non tanto per la questione morale (che comunque ha il suo fascino) quanto per la tensione che si dovrebbe creare. Certo, non avendo io una grande opinione della maggior parte della gente, capire chi sia la “mela marcia” del gruppo è un compito semplice ma, per come sono stati caratterizzati i vari personaggi, anche un neofita non avrebbe avuto problemi.
Non posso fornire una descrizione dettagliata sui sette concorrenti, magari volete leggerlo anche voi, però posso assicurarvi che è facile.
Oltre a questo, per più della metà del libro la passiamo a conoscere il protagonista numero uno, colui che i Reality li odia ma che ci finisce dentro. Un po’ per caso e un pò per scelta, sarà lui la voce narrante e lo farà in un modo così patetico che ad un certo punto quasi capisco le parole del killer e la sua voglia di giocarci un po’.
Empatizzare con gli altri è impossibile, non ne abbiamo il tempo e sinceramente, Fabio Boaro sembra non averci messo nemmeno lui una gran voglia. La tensione non l’ho vista nemmeno con il binocolo, lo spiegone finale mi ha fatto urlare “VA CHE LO SAPEVAMO GIà TUTTI, SEI L’UNICO CON LE FETTE DI SALAME SUGLI OCCHI” e il finale lo trovo inspiegabile. Nel senso, sapevo già come avrebbe reagito il vincitore perché a quel punto il tripudio di banalità non poteva fermarsi ma il ritorno di un certo personaggio, mi ha lasciato un gigantesco punto di domanda. Sarà stato l’ennesimo insegnamento che i soldi possono sanare qualsiasi cosa? Chissà.
Quello che è certo, è che mai più un self (di Fabio ho anche “Ritorno a casa”, seguito penso non obbligatorio di questo libro ma per come stanno le cose, mi sa che non lo leggerò mai, anche se sono meno di cento pagine).

INFO

Autore: Fabio Boaro
Pagine: 236
Prezzo: € 9.99
Uscita: 29/09/2022
Genere: Giallo; Thriller
Casa Editrice: Self

TRAMA

David Leroil ha sempre odiato i reality show e la TV spazzatura, ma adesso, superati i trent’anni, molte delle sue certezze sono venute meno.

Ha alle spalle un brutto divorzio, è intrappolato in un lavoro che non lo gratifica e passa quasi tutto il suo tempo da solo.

Perché quindi non tentare qualcosa di nuovo?

 

Un nuovo reality show, un evento mai visto prima.

 

La premessa è semplice: sette persone chiuse in una grande casa, che dovranno trascorrere una settimana sotto i riflettori, partecipando a un gioco di ruolo. “Vittime” che dovranno sfuggire a un “killer”, per non essere eliminate dalla competizione.

Il premio? Cinque milioni di dollari e la popolarità a livello globale.

 

E’ tutta una finzione, non c’è alcun rischio…

 

Una volta all’interno del programma, però, le cose prendono una piega sinistra.

I contatti con l’esterno sono interrotti, e David, insieme agli altri concorrenti, inizia a vivere un incubo a occhi aperti.

Chi sarà il Last Man Standing?

Bianca. Little lost lamb

Bianca. Little lost lamb

Bianca. Little lost lamb di Paolo Margiotta
  • Personaggi 70% 70%
  • Worldbuilding 65% 65%
  • Fluidità 80% 80%
  • Cover 65% 65%
  • E il finale 65% 65%

Bianca. Little lost lamb

Recensione: La gerarchia della natura impone che ci sia sempre un predatore ed una preda.

Tutti noi abbiamo sopra la nostra testa un qualcosa che può ucciderci, non importa che sia grande e con gli artigli o quasi invisibile al nostro occhio, il fatto è che siamo sempre la preda di qualcun’altro.

Bianca è una pecorella e scopre questo ciclo nel peggiore dei modi; vede morire sua madre, sbranata mentre è ancora viva dai carnivori. Per qualche strano motivo, il capo del clan la “risparmia” con la promessa di mangiarla in futuro, quando sarà diventata più grande. Aveva senso? No, e lo scopriranno tutti a loro spese.

Il tempo scorre e lei passa da preda a cacciatore, perché l’unica ragione di vita che le è rimasta, è quella di sterminarli tutti. Bianca è mossa da una cieca vendetta, nulla la può fermare, anche se questo la porterà ad una morte certa.

Ad un passo dal compimento del suo destino, trova e salva una giovane cerbiatta. Le due viaggeranno insieme per un pò, fino a che non troveranno un nuovo branco per la piccola. Ed effettivamente lo trovano, tra le rovine di una vecchia città umana, da cui i carnivori stanno alla larga. Sembra un posto perfetto, e forse anche Bianca può finalmente fermarsi e abbandonare la vendetta che le distrugge il cuore ma il destino ormai è scritto.

Una mattanza per lavare il vuoto lasciato da un’altra mattanza, è forse una cura abbastanza potente per stare meglio, anche se estrema?

No.

Il viaggio di Bianca non finisce lì, tra il sangue ed i corpi di chi l’ha fatta star male, prosegue verso una risposta ed una pace che ha capito di poter trovare da qualche parte, nascosta nel mondo.

Penso ci siano tante cose sbagliate in questa storia, anche se comprendo perfettamente il messaggio di speranza che volevano far passare.

Bianca è l’esempio di come una categoria comunemente passata come “indifesa”, possa in realtà essere estremamente forte. Come dice lei, compensa la mancanza di muscoli ed artigli, con agilità ed intelligenza, diventando quindi un avversaria estremamente valorosa. Però è anche l’esempio di come un forte dolore, possa cambiare qualcuno nel profondo, portandole ad essere quasi più cattive dei loro stessi aguzzini.

Il punto però, secondo il ragionamento di Bianca e di molti altri come lei, seppur non espresso apertamente, è che i carnivori non dovrebbero più esistere.

Trovo questa lettura molto simile ad un documentario.

Quando ne vediamo uno dedicato ad un cerbiatto, ed incappiamo in un momento in cui sono osservati da un branco di lupi, siamo tristi se vediamo morire un cucciolo (ma anche un adulto). Viceversa, se il documentario è dedicato ai lupi e vediamo che perdono una preda, finendo così per non riuscire a mangiare, siamo tristi per loro e per i cuccioli.

Stessa cosa qui.

Bianca ha ragione nel voler una vita migliore e priva di dolore, ma è anche vero che anche i carnivori in qualche modo devono sopravvivere. Il suo distruggere tutto, facendo saltare anche la nursery piena, non solo la porta allo stesso livello delle “persone” che odia ma la mette nella posizione di non poter creare un mondo più equilibrato per tutti.

Lo so, la vendetta rende ciechi, però nessuno prova a fare questo tipo di ragionamento ed è un peccato, perché il fondo di egoismo li rende più “umani” di quello che sarebbero in realtà.

INFO

Autore: Paolo Margiotta
Pagine: 112
Prezzo: € 18
Uscita: 27/06/2019
Genere: Narrativa
Casa Editrice: Shockdom

TRAMA

Il forte sopravvive, il debole muore. È l’unica legge della Natura: ora che gli umani non ci sono più e la Terra è andata avanti senza di loro, tutto ciò che resta è questo. Se sei una preda, i cacciatori ti uccideranno. È inevitabile. Non per Bianca. Bianca ha deciso di ribellarsi, e combattere. E cerca vendetta.