Era mio figlio. The Last Full Measure [FILM]

Era mio figlio. The Last Full Measure [FILM]

Era mio figlio. The Last Full Measure [FILM]

La guerra la conosciamo tutti.

Vuoi per averla studiata, vuoi per averla vissuta tramite un parente più o meno vicino, vuoi perchè si è vissuta sulla propria pelle, tutti sappiamo che è cruenta e che è estremamente difficile poter ricordare tutti gli atti d’onore che sono stati fatti. Questi film, ci permettono di conoscere qualcosa di più.

Era mio figlio. The Last Full Measure Air Force Marine

 

William Hart Pitsenbarger, era un paramedico dell’Air Force che decise di rinunciare al suo unico biglietto di salvataggio sicuro per rimanere sul campo e salvare più marines possibili. Grazie al suo sacrificio, riuscirono a sopravvivere oltre 60 uomini destinati a morte certa.

Non è l’unica storia di eroismo compiuta durante le guerra, eppure rispetto ad altre, qui troviamo una rivincita postuma.

L’agente del Pentagono Scott Huffman, in un momento di forte tensione lavorativa, viene incaricato per indagare sulle cause che portarono al rifiuto del Congresso per l’assegnazione della medaglia d’onore di Pitsenbarger, nonostante l’evidente atto d’eroismo.

Non è facile ricostruire una storia, dopo trentadue anni, eppure Scott deve farlo e pure in fretta, dato che il padre del giovane caduto è malato e prossimo alla morte. Non è nemmeno semplice riuscire a capire cosa abbia veramente impedito di premiare Pitsenbarger, senza minare la propria carriera nel Pentagono.

Cosa fare?
Cosa scegliere?
Mollare?
Come riuscire a mantenere un distacco professionale?

Era mio figlio. The Last Full Measure genitori di William Hart Pitsenbarger

I casi sono due, o io sono diventata più sentimentale negli ultimi anni, oppure i miei ormoni sono andati a farsi un giro in centro. Fatto sta che avrei iniziato a piangere dopo dieci minuti e avrei continuato anche molto dopo la fine, poi mi sono ricordata di avere una dignità.

Il film in sè, non racconta nulla di nuovo (parliamo della guerra, c’è poco che può ancora realmente stupire) e non pretende di accusare veramente qualcuno, anche se di colpe se ne possono trovare a pacchi. La storia racconta di quel momento difficile, di come alcuni dei sopravvissuti hanno elaborato il dolore e del peso delle scelte fatte. Parla dell’importanza di riconoscere il valore di chi si è sacrificato, incurante della propria possibile morte per fare del bene al suo paese.

William Hart Pitsenbarger, nato l’8 luglio 1944 e morto l’11 aprile 1966, è oggi sepolto nel cimitero di Miami Memorial Park a Covington, Ohio. La sua tomba si trova nella trama 43-D, tomba n. 2.

 

Meravigliosa l’interpretazione di Jeremy Irvine che secondo me tanto assomiglia a William, ma ho rivalutato e amato Sebastian Stan, che interpreta Scott Huffman.

C’è una scena, dove Scott va in Vietnam per recuperare le notizie che mancano sul rapporto di quel giorno. Dopo un lungo viaggio, trova chi stava cercando ma al posto di vedere una persona distrutta dal dolore, conosce qualcuno che ha deciso di creare un santuario a disposizione per tutte le persone che hanno bisogno di parlare. Non vado oltre lo spoiler, vi dico solo che quella scena in particolare mi ha fatto vacillare il cuore, gli occhi e la regione.

Sebastian è stato spettacolare e anche se questo film non è da dieci e lode, solo per quella scena secondo me merita di esser visto e rivisto.

Sono dieci minuti che vi sto dicendo quanto mi è piaciuto questo film, senza però dirvi che:

La musica di sottofondo è magistrale, così coinvolgente che già dai primi minuti si è completamente presi dalla visione; Questo è l’ultimo film di Peter Fonda, prima di essere stroncato dal cancro il 16 agosto 2019; Ci sono grandi attori, che interpretano in modo meraviglioso e delicato dei personaggi che una volta tornati a casa, devo convivere fino alla fine dei loro giorni con incubi e sensi di colpa.

Questa è una pellicola imperfetta ma potente, che rivedrò molto volentieri in italiano.

Era mio figlio. The Last Full Measure Sebastian Stan
INFO

Genere: Drammatico

Data: 02/04/2020
Durata: 1 h 50 min
Regia: Todd Robbinson
Musiche: Philip Klein (II)
Distribuzione: Notorius Pictures

CAST

Sebastian Stan
Christopher Plummer
William Hurt
Ed Harris
Samuel L. Jackson
Bradley Whitford
Diane Ladd
Jeremy Irvine
Alison Sudol
Linus Roache
Peter Fonda
Zach Roerig
Amy Madigan
John Savage
Dale Dye
LisaGay Hamilton
Cody Walker
Bruce MacVittie
Michael Imperioli
Robert Pine
Max Gail

TRAMA

Era Mio Figlio, film diretto da Todd Robinson, è basato su una storia vera, quella di un’indagine condotta dal giovane Scott Huffman, che sotto copertura tenta di combattere la macchina politica americana.
La sua missione è far sì che William Pitsembarger riceva la Medaglia d’Onore dal Congresso per i suoi interventi sul campo di battaglia durante la Guerra in Vietnam. L’uomo ha salvato più di sessanta marines, caduti in una trappola, da una morte certa e prestato il suo servizio a una delle guerre più sanguinose che gli Stati Uniti abbiano mai conosciuto. Nonostante l’investigatore sia inizialmente riluttante a partecipare, decide di unirsi ugualmente ai veterani dell’operazione Abilene per permettere al medico di riceve i riconoscimenti che merita.

Era mio figlio. The Last Full Measure William Hart Pitsenbarger

William Hart Pitsenbarger

Picciridda. Con i piedi nella sabbia [FILM]

Picciridda. Con i piedi nella sabbia [FILM]

Picciridda. Con i piedi nella sabbia [FILM]

 Picciridda, che uscirebbe oggi al cinema (il Coronavirus non ci permette di andare a vederlo, quindi che si fa?), non è esattamente il film che avrei scelto di vedere in una giornata normale.

Quindi, perchè ve ne parlo?

Quando mi è stata data la possibilità di vederlo in anteprima, ero un pò restia.

La sicilia è bellissima, i suoi colori e quell’aria di perenne estate incantano tutti. Eppure, spesso e volentieri le storie raccontate parlano di una mafia spesso spietata, e di una mentalità così chiusa da farmi salire il sangue al cervello. Molti film che ho visto, sono un miscuglio di clichè che mal sopporto.

Poi c’è il dialetto, sicuramente caratteristico ma difficile per chi non lo parla. Come incastrarlo in novantacinque minuti di visione, senza obbligare i non esperti a dover intuire un discorso?

Ecco, ero già pronta al peggio, ma alla fine ho pensato di provarci comunque perchè è così che ho scoperto Green Book, Una giusta causa e Era mio figlio (che esce il mese prossimo).

Picciridda, sono novantacinque minuti di sofferenza emotiva.

Lucia vede partire i genitori ed il fratellino, con la speranza che possano finalmente trovare un sostentamento in Francia. Lei però, dovrà rimanere al paesello con nonna Maria, una donna affilata e solitaria.

Tra le due, non c’è un vero e proprio legame sentimentale, quasi più una quiete sopportazione.

Lucia ha in sè quella fregola tipica dei bambini, quel sentimento di profonda ingiustizia per le cose che non capiscono ed un totale rifiuto per tutto quello che viene imposto senza un perchè; Maria è fatta di granito e fermezza, con un sopportazione alla vita che nessuno può sapere quanto può pesare in quegli anni, perchè vedova e ancora sola, indipendente. Due generazioni a confronto. Passato e futuro.

La convivenza non è sempre facile, vivere in un paesino dove tutti si conoscono non è semplice perchè tutti sanno tutto, ma è ancora più difficile quando ci sono segreti inconfessabili.

L’onore è un pilastro che in un modo o nell’altro, non si può rifiutare.

Picciridda. Con i piedi nella sabbia Favignana Lucia Maria

Novantacinque minuti di pura angoscia.

Novantacinque minuti di attesa e preoccupazione.

Lucia è una bambina che sta crescendo e che si scontra con l’omertà di un intero paesello, che parla di tutti e tutti, nascondendo sotto il tappeto ciò che “non sta bene”. Lei vorrebbe solo essere libera e vicina alla famiglia che è andata a cercare fortuna, non potendo starle vicina in un momento della vita così burrascoso. Eppure, si tratta di un periodo breve, che sembra in verità lungo tutta la vita.

Maria è una donna che personalmente non potrei amare, perchè incapace di manifestare sentimenti di affetto a chi ne ha bisogno. Rude, con poca parlantina e un lavoretto da “vesti cadaveri” che fa con estrema delicatezza. Eppure, alla fine di tutto, è il personaggio che più ho amato perchè il più sorprendente.

Visivamente il film è una bomba e ho adorato le riprese fatte con i droni. La musica di sottofondo non è invasiva e mai fuori tema, ma per quanto sia uscita dalla sala con il cuore stretto in una morsa, dopo un pò mi sono resa conto che alla fin fine, mancava almeno metà della storia.

C’è un salto temporale enorme, che lascia crateri su quello che è successo a Lucia dopo che è arrivata in Francia. Ovvio, molte cose si posso immaginare ma così non basta.

Come non basta aver messo dei sottotitoli per tutta la durata del film, dato che tutto viene recitato in dialetto più o meno stretto. Considerando il tema e considerando la poesia del posto, passare così tanto tempo a capire cosa si stiano dicendo va oltre l’apprezzamento finale. Non ci si concentra più nell’insieme, tutto si focalizza lì.

Continua a non essere un film che avrei scelto per una serata, ma non mi sono nemmeno pentita poi molto di esser andata a vederlo.

Un film drammatico interessante.

Picciridda. Con i piedi nella sabbia_Regia di Paolo Licata
INFO

Genere: Drammatico

Data: 05/03/2020
Durata: 1 h 35 min
Regia: Paolo Licata
Musiche: Pericle Odierna
Distribuzione: Satine Film

CAST

Lucia Sardo
Ileana Rigano
Marta Castiglia
Katia Greco
Tania Bambaci
Federica Sarno
Claudio Collova
Maurizio Nicolosi
Loredana Marino
Mauro Spitaleri
Gerlando Gramaglia

TRAMA

Favignana, fine anni Sessanta. Lucia ha dieci anni e ha appena visto la sua famiglia partire: mamma, papà e il fratellino si sono trasferiti in Francia in cerca di quel lavoro che nell’isola manca. Lucia è stata affidata a nonna Maria, una di quelle donne del sud definite “reggitore”: severe, autoritarie e poco portate per le smancerie. Per motivi apparentemente inspiegabili, e certamente mai spiegati dalla diretta interessata, Maria è in rotta con la sorella Pina, il cui marito Saro ha soprannominato la cognata “la Generala”. E la figlia di Saro e Pina, Rosa Maria, è innamorata di un uomo sposato. L’unica fonte di leggerezza per Lucia è una compagna di scuola con la quale la bambina ritrova occasionalmente le gioie dell’infanzia.

Una giusta causa [FILM]

Una giusta causa [FILM]

Una giusta causa [FILM]

La parola donna non appare una sola volta nella costituzione degli Stati Uniti! Nemmeno la parola libertà!

Ragazzi, ma di cosa vogliamo parlare? 

Questo film andrebbe fatto vedere ovunque, soprattutto nelle scuole, perchè così i giovani potranno rendersi conto che le cose non sono poi tanto cambiate, e che l’indignazione che quasi sicuramente proveranno durante la visione del film, andrebbe usata anche fuori. 

Una giusta causa Ruth Bader Ginsburg

Ruth Bader Ginsburg è una delle prime donne che viene accettata ad Harvard per diventare Avvocato. In un settore fortemente maschilista, dovrà sempre lottare per ottenere ciò che desidera ma non sarà semplice, e sarà costretta a prendere delle decisioni importanti che per una donna pesano il doppio. 

Costretta poi ad accettare un compromesso lavorativo, perchè nessuno studio è disposto ad assumerla, dovrà piegarsi e imparare a far pace con le priorità di un mondo che ancora non è capace di accettarla. 

Non tutto però sembra perduto, dopo anni di rinunce, il tempo del riscatto sembrerebbe arrivato.

Disquisire di una Biografia è un pò sciocco, perchè parliamo di fatti realmente accaduti anche se magari, un pò romanzati.

Quindi, con che coraggio posso dire che io, magari, avrei agito in maniera differente? Che magari, una delle decisioni di Ruth sembra inventata?

Non lo farò, però posso dirvi che mi sono sentita partecipe alla sua storia, che mi sono incazzata come una iena ogni volta che la rifiutavano o quando facevano battute sessiste non per ridere insieme ma per deriderla.

Posso dirvi che ho un pò invidiato l’attrice, perchè Armie Hammer è tanta roba, e vestito di tutto punto è tremendamente spaziale. 

Posso dirvi che mi sono un pò commossa anche per la doppia discriminazione, ovvero quella che un Uomo non può fare le cose che solitamente farebbe una donna. Perchè la mancanza di diritti era (ed è) doppia, non erano solo le donne a dover stare “al loro posto”, ma anche gli uomini non potevano aver certi diritti e vedere com’è andata a finire, con una causa di quel genere, mi ha sollevata e schiacciata allo stesso tempo. 

Una giusta causa Ruth Bader Ginsburg e Armie Hammer

Sono quindi fiera di aver visto questo film, anche perchè il cast è stato veramente ottimo!

Mi hanno detto che le donne sono troppo emotive per fare gli avvocati!

Una giusta causa_Regia di Mimi Leder
INFO

Genere: Drammatico; Biografico

Data: 28/03/2019
Durata: 1 h 32 min
Regia: Mimi Leder
Musiche: Mychael Danna
Distribuzione: Videa

CAST

Felicity Jones
Armie Hammer
Justin Theroux
Sam Waterston
Kathy Bates
Cailee Spaeny
Jack Reynor
Stephen Root
Callum Shoniker
Chris Mulkey
Gary Wentz
Ben Carlson

TRAMA

Ruth Bader Ginsburg, una delle nove donne che nel 1956 viene accettata al corso di legge dell’Università di Harvard e che, nonostante il suo talento, viene rifiutata da tutti gli studi legali solo perchè donna. Sostenuta dall’avvocato progressista Dorothy Kenyon, accetta un controverso caso di discriminazione di genere. Contro il parere di tutti, Ruth vince il il processo che determina un precedente nella storia legale statunitense. Un tributo a una delle figure più influenti del nostro tempo, seconda donna a essere nominata Giudice alla Corte Costituzionale; un tributo a tutte le donne, un invito a non farsi sopraffare da una cultura maschilista.

Una giusta causa_Regia di Mimi Leder - Ruth Bader Ginsburg

Ruth Bader Ginsburg

A un metro da te [FILM]

A un metro da te [FILM]

A un metro da te [FILM]

Non sono oggettivamente una persona troppo sentimentale quando si parla di relazioni con altre persone. Come molti, provo più empatia con gli animali e i film drammatici mi annoiano fin nel profondo, facendomi più o meno pentire di averli guardati. 

Ci sono giorni però, dove sembro una persona dall’animo umano e quando ho visto “A un metro da te”, sicuramente ero in quel periodo. 

A un metro da te Stella

Lei combatte in modo diligente, credendo che la vita vada vissuta appieno, senza farsi abbattere dal male. Lui è stufo e sapendo che non c’è spesso una soluzione,soprattutto per lui, non vuole illudere la sua famiglia e se stesso. Due caratteri quasi agli opposti ma non per questo incompatibili. Stella e Will hanno la fibrosi cistica ma si approcciano alla malattia in modo differente. 

Stella decide di voler aiutare Will a tutti i costi, per dargli qualche possibilità in più di far funzionare la terapia sperimentale. Questo però li porta a uscire dalla loro comfort zone e crea pian piano un amore proibito. Perchè i malati di fibrosi cistica, possono aver relazioni con altre persone ma non con chi ha la loro stessa problematica. 

A un metro da te è un consiglio per non ammalarsi ancora di più, che però fa a botte con il cuore. 

Ne sono rimasta scottata per molte cose, due delle quali sono spoiler. Non mi vergogno a dire che ho pianto fino ad avere il singhiozzo, scioccando un pò le persone che erano con me per l’insolita reazione. 

A un metro da te Will

L’unico che comunque ho apprezzato sinceramente è Poe, amico malato di Stella, che soffre per la lontananza del fidanzato ma perennemente timoroso sul suo futuro amoroso. Mi ha fatto tenerezza la fragilità con cui parla della persona che ama e della volontà di non farsi percepire come peso. Non sono personaggi con cui ho empatizzato molto, Will poi mi manda sui nervi, ma ho sentito molto l’impossibilità del loro amore e la sofferenza di chi li circondava, ma anche un pò la rabbia di chi sicuramente fa il proprio lavoro e cerca di tenerli lontani e dell’infermiera che più di tutte li vorrebbe vedere felici ma ha già provato sulla sua pelle cosa vuol dire chiudere un occhio. 

Trovo sia un film profondamente ingiusto, ma anche corretto. 

Appunto personale, non ho compreso bene il finale. 

Il libro finisce in un certo modo, mentre il film ti lascia un sacco di domande a cui non puoi dare una risposta solo se conosci già la storia. Sicuramente avrei pianto meno, però trovo ingiusta questa differenza.

A un metro da te_Regia di Justin Baldoni
INFO

Genere: Drammatico

Data: 21/03/2019
Durata: 1 h 57 min
Regia: Justin Baldoni
Musiche: Brian Tyler e Breton Vivian
Distribuzione: Notorius Pictures

CAST

Haley Lu Richardson
Cole Sprouse
Moisés Arias
Kimberly Hebert Gregory
Parminder Nagra
Claire Forlani
Emily Baldoni
Cynthia Evans
Gary Weeks
Sophia Bernard
Cecilia Leal

TRAMA

In A Un Metro da Te, il film di Justin Baldoni, due adolescenti affrontano gli ostacoli più folli per innamorarsi – non possono nemmeno sfiorarsi, e di certo non possono baciarsi, devono evitare a tutti i costi di avvicinarsi troppo. Il fato dei diciassettenni Stella e Will potrebbe sembrare avverso. Tuttavia, nulla può impedir loro di trovare il coraggio, la forza e il puro brivido di essere vivi l’uno nell’altro. Non rinunciando al voler stare insieme, Stella e Will sfidano l’impossibile distanza tra loro, alla ricerca di un legame e della speranza. Haley Lu Richardson e Cole Sprouse portano in vita Stella e Will, la cui storia d’amore sfida le probabilità fino a far fermare il mondo. Anche se condividono la fibrosi cistica (FC), in realtà, non potrebbero essere più diversi. Stella è una vivace vlogger a cui piace essere padrona del suo universo. Invece Will è tutto ciò che lei evita meticolosamente: un ribelle disordinato che non sembra prendere sul serio il proprio futuro. Stella è tutto ciò che Will guarda con scetticismo: una ragazza di successo con un grande entusiasmo, nonostante i suoi problemi. Infatti, quando si incontrano per la prima volta, i due sono più che felici di attenersi al severo ordine del loro medico di rimanere a due metri di distanza in ogni momento, per evitare che Will trasmetta a Stella dei batteri pericolosi. Ma dopo una serie di eventi al contempo divertenti e commoventi, Stella dà a Will una ragione per combattere e Will regala a Stella una scossa di libertà e spontaneità. Will e Stella scopriranno una forza dentro di loro imparando rapidamente che le possibilità di restare vicini sono infinite, anche senza sfiorarsi.

The reports on Sarah and Saleem [FILM]

The reports on Sarah and Saleem [FILM]

The reports on Sarah and Saleem [FILM]

Il 2018 è stato l’anno delle possibilità. 

Sui film è una cosa facile, l’impegno è abbastanza basso e ad oggi, ho sempre trovato dei lati positivi su tutto quello che ho visto. D’altronde è facile farsi coinvolgere dagli attori che parlano in lingua ed è affascinante ascoltare le colonne sonore ad un volume spropositato in una stanza buia. Eppure oggi, non vi parlerò di qualcosa che ho apprezzato. 

Sarah e Saleem sono due amanti.

Non il tipo di coppia a cui è scattato il colpo di fulmine all’improvviso ma, il tipo di coppia che condivide attrazione fisica. Tutti e due fuggono dalla monotonia della vita e della famiglia, senza però il vero interesse di cambiarla. 

The reports on Sarah and Saleem Sarah e Saleem

In un mondo normale, questo non dovrebbe incidere sul loro “rapporto” ma quei posti sono ancora molto legati alle tradizioni e ai rancori. Soprattutto se di mezzo, c’è la politica e la guerra. Il problema è che lei è Israeliana e lui, Palestinese. 

Saleem non guadagna molto con il suo lavoro e deve trovare una soluzione perchè la moglie, aspetta un figlio. Accetta così di fare il corriere notturno fino a Betlemme, in modo da arrotondare ma una sera, viene incautamente accompagnato da Sarah. 

Lui crede di poter passare un pò di ore con lei, come se fossero due normale fidanzati, visto che non li conosce nessuno ma una rissa al bar, manda tutto all’aria. 

Il giorno successivo, si vocifera che era insieme ad una donna ma per quanto sia di morale bassa (insomma, tradisce la moglie perchè lei non vuole avere rapporti dato che aspetta un figlio), protegge in ogni modo l’identità di Sarah. Questo però fa scattare l’allarme.

Per chi lavora?

La donna, era una prostituta?

Mille domande e mille accuse. 

Ora spetta a Sarah fare una scelta. Cosa sarà disposta a sopportare? L’idea che quell’uomo vada in galera ingiustamente e aver salvo il futuro oppure, perdere la famiglia e difenderlo? 

La componente morale è molto alta, credo che nessuno sia in grado di uscir tranquillo dalla sala, dopo aver visto questo film. Ci sono ingiustizie ogni due minuti e non si può non schierarsi in favore di Saleem. 

The reports on Sarah and Saleem Saleem

Viene visto come un povero innocente dalla sua gente, il simbolo dell’intolleranza del lato di gerusalemme che non li vuole ma nessuno sa esattamente cosa sia successo. Non sanno delle consegne a betlemme, non sanno dell’amante ma alla fin fine, cosa importa? Alla gente basta aver un riferimento per creare disordini. Trattenuto per colpa di una rissa. Arrestato e accusato solo perchè è palestinese. L’uomo, che aveva accettato il secondo lavoro solo trovare abbastanza soldi, si ritrova maltrattato e senza possibilità d’uscita. 

La battaglia morale è ciò che muove tre donne, anche se per motivi differenti. 

La moglie di Saleem, l’amante e l’avvocatessa. 

Di tutto questo però, ho visto anche molti buchi, molta superficialità. 

Cosa spinge Saleem a tradire la moglie? Il fatto che lei non voglia aver rapporti. Non prende questa decisione per caso, non è solo un capriccio di una giovane donna ma a parlare è il timore di una giovane futura madre. Lei teme per il bambino e per quanto possa essere un timore infondato, trovo scadente che la cosa venga aggirata così. Per lui non è una situazione facile, so perfettamente che l’ormone balla la salsa ma non la reputo una buona scusante. 

Vogliamo poi parlare del cosa trasportava a betlemme? Se parliamo di cibo e sigarette, possiamo anche pensare a quando noi andiamo in altre parti del mondo e compriamo cose a prezzi ridicoli. Ci sono meno tasse e ne approfittiamo ma quando un carico è fatto di centinaia di cellulari, considerando che è un momento politico abbastanza delicato, vogliamo veramente credere che un’idea non se la sia fatta? Insomma, Saleem! Certe accuse non sono poi così infondate.  

Vogliamo poi parlare di Sarah, che gli fa una soffiata? Non siete per nulla furbi a chiamarvi. Gioia mia, con i casini dell’arresto del tuo amante, pensi veramente che nessuno prima o poi arrivi a te? Considerando che tuo marito lavora nell’esercito? 

Non proseguo perchè ci sarebbero degli spoiler ma avrei almeno altre tre cose da raccontare.

Il film sarebbe anche abbastanza godibile, per quanto angosciante mostra un mondo ancora molto sentito, ma sparsi qua e là ci sono cose che oscillano tra stupidaggine e superficialità che sinceramente, mi hanno portato a cassarlo in ogni modo. 

The reports on Sarah and Saleem_Regia di Muayad Alayan
INFO

Genere: Drammatico; Giallo; Sentimentale

Data: 24/04/2019
Durata: 2 h 11 min
Regia: Muayad Alayan
Musiche: Frank Gelat; Charlie Rishmawi; Tarek Abu Salameh
Distribuzione: Satine Film

CAST

Sivan Kerchner
Adeeb Safadi
Ishai Golan
Jan Kühne
Hanan Hillo
Rebecca Esmeralda Telhami

TRAMA

Sarah è una ragazza israeliana che gestisce un bar a Gerusalemme, ha una figlia piccola di nome Flora e un marito che lavora nell’esercito. Saleem, invece, è palestinese e nella vita fa il fattorino, ha una moglie incinta e tanti problemi economici e stenta ad arrivare a fine mese.

Sarah e Saleem s’incontrano casualmente, fra i due scatta un colpo di fulmine, si piacciono e intraprendono una relazione clandestina che si consuma con cadenza settimanale nel furgone di lui. Questa storia d’amore segreta, tuttavia, non è destinata a continuare a lungo. Dopo una rissa avvenuta in un pub a Betlemme, scoppia una vera e propria bomba politica che coinvolgerà anche le vite dei due amanti. In una Gerusalemme divisa a metà, la loro storia va ben oltre il privato e farsi vedere in pubblico rappresenta un pericolo.