Beasts & Beauty. Fiabe pericolose

Beasts & Beauty. Fiabe pericolose

Beasts & Beauty. Fiabe pericolose di Soman Chainani
  • Personaggi 40% 40%
  • Worldbuilding 70% 70%
  • Fluidità 60% 60%
  • Cover 70% 70%
  • E il finale 65% 65%

Beasts & Beauty. Fiabe pericolose

Recensione: “[…] dodici fiabe, dodici racconti intrecciati di magia, mistero e ribellione. Storie pericolose che svelano verità inesplorate, lontane dalle regole del lieto fine. […]”

«Sai il suo nome?» chiede la strega del mare.
«No» risponde la giovane sirena.
«E lui conosce il tuo?»
«No.»
«Avete mai scambiato due parole?»
«No.»
«E nonostante questo sei disposta a cedere la tua coda per un paio di gambe, rinnegare i tuoi amici e la tua famiglia, pagare qualsiasi prezzo, e tutto per salire in superficie, seguire questo principe che non conosci e provare a farlo innamorare di te, anche se potrebbe essere uno squilibrato, un donnaiolo o uno che preferisce la compagnia degli uomini.»

Quasi tutti i bambini sono cresciuti a pane e fiabe (soprattutto della Disney).
Tra principesse dalla pelle di porcellana e principi più aggraziati delle fanciulle stese, tutti noi, almeno per un pò, abbiamo desiderato vivere in una di quelle storie. Crescendo però, la magia svanisce. Presto o tardi ci siamo resi conto che forse, la via più realistica sarebbe stata quella dei villain perché insomma, la vita è un pò uno schifo. Come la loro.

In questa raccolta, troviamo le fiabe che conosciamo, scritte in modo diverso.
Soman Chainani non vuole trovare una risposta al “e vissero felici e contenti?”, lui fa un passo oltre e le riscrive, cambiando completamente le sorti di tutti. Diciamo che è un po’ la rivincita di tutti quei dubbi che da grandi, ci sono sorti.
Ho infatti inserito le prime righe del capitolo sulla Sirenetta, perché secondo me spiega alla perfezione lo scopo del libro.
Anche se devo dire, nel complesso non mi ha fatto particolarmente impazzire.

Ci sono delle tematiche interessanti, come ad esempio il concetto di bellezza trattato nella storia di Cappuccetto Rosso (qui però, tempo di aver apprezzato un concetto che ho visto solo io ma aimè, ci sono abituata) o quello della crescita in Peter Pan (non mi è mai stato simpatico). Anche l’ossessione dell’amore della Sirenetta (sta balorda) mi ha fatto annuire più volte mentre Barbablù non lo capirò mai però, per il resto, ho trovato le storie abbastanza tiepide.
Non brutte ma nemmeno particolarmente avvincenti.
Sicuramente questa può essere una lettura che stuzzica, un pò diversa dal solito concetto del retelling o dal raccontare come le cose possono precipitare una volta andati oltre al lieto fine raccontato.

INFO

Autore: Soman Chainani
Pagine: 288
Prezzo: € 17
Uscita: 27 giugno 2023
Genere: Fantasy; Fiabe
Casa Editrice: Mondadori

TRAMA

La Bella che combatte come la Bestia, Cappuccetto Rosso che inganna e uccide il lupo, Raperonzolo che rifiuta il principe per restare nella torre, Jack che non si arrende al suo destino e va in cerca dell’amore, Wendy che cresce e abbandona l’Isola che non c’è: dodici fiabe, dodici racconti intrecciati di magia, mistero e ribellione. Storie pericolose che svelano verità inesplorate, lontane dalle regole del lieto fine. Dimenticate le fiabe che avete sempre letto e preparatevi a immergervi nel lato oscuro di ognuno di noi.

Papillon

Papillon

  • Personaggi 20% 20%
  • Worldbuilding 20% 20%
  • Fluidità 20% 20%
  • Cover 50% 50%
  • E il finale 10% 10%

Papillon

Recensione: Henri Charrière, detto Papillon, viene accusato di omicidio e per uno scherzo del destino, si aggiudica il massimo della pena; l’ergastolo.
Sentenza che sente ingiustificata, decide che lui al Bagno non ci arriverà mai e l’unica possibilità concreta, è la fuga.
Nei tredici quaderni che avremo modo di leggere, apprenderemo ogni suo tentativo andato a male e conosceremo tutte le persone che in qualche modo hanno influenzato il corso della sua vita.

Possiedo questo libro da svariati anni e dal giorno in cui l’ho comprato, ho sempre avuto voglia di leggerlo ma allo stesso tempo, ho sempre trovato il momento “inadatto”.
Parliamo di un romanzo autobiografico, genere che tendo a non amare moltissimo però è anche la storia di un fuggiasco, cosa che invece mi alletta molto… insomma, ho procrastinato fin quando ho potuto ma il suo tempo, quest’anno è giunto.

Ne ho letto solo metà.
Ebbene sì, ecco a voi il mio primo abbandono del 2024.
Sono conscia che una recensione su un libro non finito, sia un pò una fuffa ma per onestà verso tutti, non potevo non condividere le mie motivazioni. In fin dei conti, il mio (nostro) obiettivo è quello di parlare di ciò che mi passa tra le mani, bello o brutto che sia.
Quindi, ciancio alle bande, cosa mi ha portato a chiuderlo prematuramente?

Come dicevo, Papillon è autobiografico e anche se è indubbiamente romanzato, mi aspettavo molto più coinvolgimento.
Non che voglia sapere esattamente quante frustate riceve uno o quanto può essere doloroso e snervante l’inserimento del bossolo ma, avrei gradito più dettagli emotivi. L’unico punto in cui ho trovato questo è stato durante la sua breve permanenza tra gli Indios ma è cascato tutto nell’esatto momento in cui ha deciso di andare via (sì, questo è uno spoiler/non spoiler).
Ho cercato in tutti i modi di trovare una connessione con lui, ho cercato di ricostruire mentalmente cosa volesse dire vivere in un carcere dove la tua vita non conta nulla, ho cercato di sentire la sua fame, il freddo, la vergogna e la paura ma appunto, io ho cercato qualcosa mentre lui scriveva per la maggior parte del tempo come se fosse dietro un vetro sporco. C’erano così tanti sentimenti appannati che alla fine mi rimaneva addosso solo il fatto che chi vorticava intorno a lui, lo investiva di aiuto senza aspettarsi nulla in cambio.
Ecco, forse è stato questo il mio problema più grande.

Immaginiamo di venire arrestati e di esser sbattuti ingiustamente in galera.
Immaginiamo di venir trattati con freddezza subito dopo la sentenza e di finire rinchiusi in una piccola cella al buio e soli.
Immaginiamo di prendere coscienza del fatto che da quella situazione non ne usciremo mai.
Immaginiamo di dover esser condividere lo stesso luogo con gente veramente balorda, che ti farebbe volentieri la pelle per due spicci.
Immaginiamo lo sporco, la fame, la fatica, i soprusi.
Ecco, immaginiamo il degrado.
Poi, immaginiamo Lui, giovane e furbo.
Prendete tutto quello che avete immaginato prima e aggiungeteci: Piccola cella al buio e in solitudine? Nessun problema, arriverà un prete e riuscirete a convincerlo a portare un biglietto ad un tizio che è nelle stesse condizioni, per farvi aiutare.
I carcerati che staranno con voi, sono dei balordi abituati a uccidere/far del male alla gente? No problem, anche se non avete mai fatto del male a nessuno, sapete menar le mani come dei professionisti e riuscirete a scovare un prezioso taglierino.
Vi mettono in una cella di isolamento, perché avete ustionato qualcuno fino a farlo diventare più stordo di prima e mentre vi ci portano, vi spaccate in ogni dove e non riuscite nemmeno a mangiare? Che vuoi che sia, ci sarà qualcuno che vi aiuterà senza esser visto, solo perché adesso è salito di livello grazie a te.
Dovete trovare un modo per distrarre una guardia, così potete scappare? Casualmente farete amicizia con un ragazzo pronto a farsi usare come giocattolino.
Siete dispersi nel mare, non sapete più dove trovare terra e non potete proteggervi dal sole? Incredibilmente incontrerete una nave pronta a darvi indicazioni e qualcuno vi regalerà della crema.
Vi serve una nave sicura? Prego, andate su quell’isola di malati che nessuno calcola per paura del contagio, loro saranno disponibili e già che ci siamo, visto che effettivamente siete andati lì senza paura, il prezzo della barca verrà ridotto perché insomma, perché non aiutare degli sconosciuti?

Ecco, io l’ho vissuta così.
Per ogni cosa che va male, sembra che arrivi la dea della fortuna in persona a sistemare tutto. Che poi, non è vero. Insomma, lo so anche io che nella realtà gli atti di gentilezza disinteressati non sono molti, soprattutto in condizioni al limite come quelle di Papillon ma è quello che ho percepito e quindi, mi spiace, però no.

INFO

Autore: Henri Charrière
Pagine: 679
Prezzo: € 10
Uscita: 9 dicembre 2014
Genere: Narrativa
Casa Editrice: Mondadori

TRAMA

Accusato di un omicidio che non ha commesso, Henri Charrière, detto Papillon per la farfalla tatuata sul torace, venticinquenne, viene condannato all’ergastolo. Non fa tragedie, non denuncia nessuno. Non ricorre neppure in appello. La sua sola speranza è la fuga. Quello che sembra avere tutte le caratteristiche di un fantasioso romanzo d’avventura è invece una straordinaria storia vera: le vicende narrate dall’autore e protagonista sono in realtà ricordi di trent’anni trascorsi nelle peggiori galere del mondo, tra la Caienna e l’Isola del Diavolo, dove il sole brucia tutto e l’oceano si perde all’orizzonte. Anni consumati nella fatica di sopravvivere e in tentativi di fuga sempre più rocamboleschi.

La stanza dei serpenti

La stanza dei serpenti

La stanza dei serpenti di Alberto Verzè
  • Personaggi 60% 60%
  • Worldbuilding 70% 70%
  • Fluidità 60% 60%
  • Cover 80% 80%
  • E il finale 50% 50%

La stanza dei serpenti

Recensione: A Long Seat Lake ogni cinque anni una ragazza scompare senza mai fare ritorno. Lo sa bene Alan Pyrst, perché è così che ha perso sua sorella maggiore Nathalie, nel lontano 2000.
Ora, quindici anni dopo quel terribile fatto, Alan ed i suoi amici si ritrovano a dover fare i conti con questo insolito mistero. Chi si nasconde dietro queste sparizioni e perché la polizia non riesce a trovare il colpevole? Gli incubi di Alan sono per caso collegati a tutto quello che sta succedendo?
Loro malgrado, dopo aver trovato un cadavere, si trovano invischiati in questo turbinio di segreti.
Saranno pronti a sacrificare ogni loro certezza?

Trovo che la copertina di questo libro sia ammaliante.
Non è spettacolare e nemmeno priva di difetti ma comunque fa il suo sporco lavoro. Il rosso affascina e quella barca, che sembra essere sorretta da un groviglio di serpenti, suscita curiosità. Come dite? Perché sto partendo da quello e non direttamente dalla storia? Beh, fatevi due domande.

Spesso mi sento una tragica rompina o comunque un’eterna insoddisfatta. Trovo sempre dei lati negativi nelle storie che leggo ma vi giuro che non lo faccio intenzionalmente. Non mi diverto nel parlare male del lavoro degli altri, so bene quanto impegno ci vuole per scrivere un libro e conosco la sofferenza dell’editing ma per l’amor del cielo, non posso chiudere sempre gli occhi.
In questo caso specifico, devo dire che mi sono cadute le braccia per due semplicissimi motivi. Punto primo, l’inutilità di certe scene che non servono alla storia (giusto per fare un piccolo esempio, a nessuno interessa sapere che Alan, dopo essersi fatto la doccia, usa energicamente un asciugamano sui capelli e che per farsi bello per la sua bella, decida di usare un profumo. Sono piccoli dettagli che dovrebbero creare atmosfera ma che in questo specifico caso, dopo righe e righe di scene del genere e quasi nulla sul fronte mistero, facciamo che anche no?) e punto secondo, la troppa velocità nel descrivere la parte finale che si svolge nel giro di “due pagine”. La suddivisione delle cose, a mio avviso, non è stata fatta in modo bilanciato.

C’è poi una scena che proprio mi fa uscire di testa per la “stupidità”.
(ATTENZIONE, POSSIBILE SPOILER)
Ad un certo punto della storia, Alan ed il suo gruppo di amici decidono di andare alla “Secret Beach” con tre ragazze. Insieme a loro, solo per quella volta, uno dei ragazzi porta con se un cane da caccia e pare che sia il migliore (ed il più coccolone) della muta.
Mentre stanno seguendo il sentiero, l’animale sembra dare di matto ma in qualche modo riescono a tenerlo vicino a loro. La stessa cosa si ripete quando tornano verso le macchine ma con un esito differente. Alan e due degli amici inseguono il cane nei rovi e appena lo trovano, notano che sta scavando il terreno in modo forsennato.
Chissà come mai, eh?
ORA, io dico. Da non molto tempo è scomparsa una ragazza e con voi c’è un eccellente cane da caccia. Siete in un posto praticamente introvabile perché il sentiero è nascosto quindi nessuno ci passa. Posso capire che il ritrovamento di un cadavere non sia il primo pensiero ma insomma, cadere dal pero in quel modo è fin troppo ridicolo.

Ovviamente questa scena non rende il libro brutto, fa solo cadere l’anima. A rendere però la lettura negativa è l’insieme di vari dettagli che, come dicevo sopra, non sono stati mescolati bene.
Tra l’altro, la scena madre che dovrebbe farci sgranare gli occhi per la sorpresa, dura solo un battito di ciglia e in conclusione, rimani con in mano un pugno di mosche. Cosa ha spinto i colpevoli a fare quello che hanno fatto e come sono riusciti a trovare i loro adepti? Perchè Nathalie ha buttato tutto al vento? C’è o non c’è un collegamento soprannaturale tra i due fratelli? Perché Alan alla fine ha buttato tutto al vento, al posto di reagire?
Insomma, dopo duecento e passa pagine, mi trovo con più domande di prima e le risposte le devo cercare nella mia fantasia perché anche ripensando alla lettura appena finita, non trovo molto materiale che possa aiutarmi. Questa cosa mi rende molto triste perché l’idea di fondo era interessante e poteva venir fuori un qualcosa di molto ansiogena, vista la famosissima stanza dei serpenti. Anche la storia di Nathalie sarebbe stata molto utile per fare atmosfera ma la vediamo passare come una meteora… L’unico vero punto a favore di tutto questo è la fluidità con cui si fa leggere.
Invocazioni a parte.

INFO

Autore: Alberto Verzè
Pagine: 238
Prezzo: € 16
Uscita: 21/09/2021
Genere: Thriller
Casa Editrice: Viola Editrice

TRAMA

A Long Seat Lake ogni cinque anni una ragazza scompare senza mai fare ritorno. Alan Pyrst è stato segnato da un evento indelebile: anche sua sorella Nathalie è sparita nell’anno 2000. Quindici anni dopo, Alan e i suoi amici si ritrovano coinvolti direttamente in questo enigma in seguito alla scoperta fortuita di un cadavere ignoto lungo il sentiero per la “Secret Beach”, la spiaggetta in cui il gruppo è solito incontrarsi. La terrificante vicenda li spinge a cercare di ottenere maggiori informazioni, scavando nel passato e nel presente della cittadina adagiata sulle rive del lago. Tuttavia, gli indizi raccolti sembrano condurli a uno strano simbolo. Un simbolo plasmato dalla morte stessa… ma il peggio dovrà ancora arrivare…

E così vuoi lavorare nell’editoria. I dolori di un giovane editor

E così vuoi lavorare nell’editoria. I dolori di un giovane editor

E così vuoi lavorare nell'editoria. I dolori di un giovane editor di Alessandra Selmi
  • Personaggi 50% 50%
  • Worldbuilding 20% 20%
  • Fluidità 30% 30%
  • Cover 50% 50%
  • E il finale 30% 30%

E così vuoi lavorare nell’editoria. I dolori di un giovane editor

Recensione: Dodici anni fa, quando ho aperto il blog, non conoscevo davvero quel mondo.
Certo, su Facebook ero “amica” di qualche blogger ma con nessuno di loro ero abbastanza in intimità. Non potevo permettermi di affrontare certi discorsi e non me la sentivo nemmeno, perché nel bene e nel male è sempre difficile raccontare oggettivamente come stanno le cose e perché solitamente la domanda è più incentrata sul lato tossico della categoria. In pratica, quello che tutti vorrebbero sapere è se ci sono elementi e/o situazioni da cui star lontani.
Quindi, come tutte le persone che iniziano un nuovo percorso, sono andata un po’ a tentoni scoprendo nel tempo più o meno ogni cosa. Ovviamente sarebbe stato più facile se avessi avuto un manuale dove rifugiarmi, avrei evitato certi errori e/o figuracce ma “ai miei tempi”, potevo solo sognare.

Quando qualche mese fa ho visto questo libro, ne sono rimasta un po’ affascinata. Prometteva di essere una lettura divertente su una sfera lavorativa a me sconosciuta. Certo, 125 pagine non sono molte ma non si professava un manuale e per farsi due risate con le sfighe degli altri, parevano abbastanza.
Ecco, parevano.

Lo so, qualcuno potrebbe pensare “Se pensi di essere così brava o così superiore, perché non scrivi tu un libro, al posto di star qui a sputar sentenze?” e potrei anche darvi ragione ma non lo farò.

Alessandra Selmi racconta di come ha deciso di intraprendere il lavoro dell’editor e alcune delle sue esperienze.
Non metto in dubbio la loro autenticità, so bene quanto possano essere bizzarre ed egocentriche le persone ma in questa raccolta ne parla in modo superficiale e a tratti ripetitivo.
Un pò come per una raccolta di barzellette anni ‘90, le stranezze vengono riportate in modo molto veloce e con ancora di più solo le spiegazioni sull’impatto che possono avere su una persona che fa quel mestiere.
Ripeto, non vuole essere un manuale e quindi capisco la non presenza di pagine e pagine di descrizione ma sono quasi più freddure e sinceramente, se l’avessi capito prima, non l’avrei preso.
In tutta onestà, devo dire che sono dispiaciuta per questa occasione mancata. Non posso dire di non aver riso e non dirò nemmeno che ci ho messo più tempo del necessario per leggerlo ma ad ogni fine capitolo, qualcosa mancava sempre.

INFO

Autore: Alessandra Selmi
Pagine: 125
Prezzo: € 9.40
Uscita: 17/04/2014
Genere: Narrativa
Casa Editrice: Editrice Bibliografica

TRAMA

Il tuo veterinario ha scritto un libro. Anche la moglie del tuo panettiere ha scritto un libro. E ieri sera il benzinaio ti ha guardato strano, quando gli hai detto che lavori in editoria. Stamattina hai scoperto che pure il tuo amministratore di condominio ha scritto un libro; anzi lui ha già pubblicato un libro, ma naturalmente, dopo il plauso di amici e parenti, ora ha deciso di volerlo “migliorare un po’”, prima di sottoporlo ai Grandi Gruppi Editoriali, o di candidarsi alla seconda edizione di Masterpiece. In cima a questa scala sociale ci sei tu, che hai scelto di lavorare in editoria, di sacrificare i tuoi anni migliori al culto delle virgole altrui, al fascino dei riscontri, all’altare della “passione per la lettura”. Una fregatura? Uno slalom tra precariato e incubi a base di refusi e strafalcioni d’autore? In un paese in cui tutti scrivono e pochi leggono, Alessandra Selmi ci accompagna in casa editrice, ci racconta con humour come i libri si fanno (e spesso si disfano, per renderli migliori) e come sopravvivere alla fatidica frase “Che bel lavoro che fai! Quanto ti invidio!”.

L’ultimo spettacolo

L’ultimo spettacolo

L'ultimo spettacolo di Fabio Boaro
  • Personaggi 20% 20%
  • Worldbuilding 30% 30%
  • Fluidità 30% 30%
  • Cover 40% 40%
  • E il finale 10% 10%

L’ultimo spettacolo

RecensioneL’ultimo spettacolo racconta la storia di un Reality che, come tema, ha il gioco di ruolo.
Sette concorrenti isolati in una casa, una settimana a disposizione per vincere il programma e una considerevole somma in denaro.
Le regole sono poche e semplici.
Sei vittime ed un killer.
Non avranno contatti con il mondo esterno per tutta la durata del programma, le telecamere riprendono tutto il tempo, possono fare quello che vogliono ma ad un certo punto della sera saranno obbligatoriamente confinati nelle loro stanze e non potranno uscire fino alle sette del mattino.
Avranno 168 ore di tempo per scoprire chi di loro è il killer mentre lui avrà il compito di ucciderli, uno al giorno.
Ovviamente saranno uccisioni simboliche ma cosa succede quando questa convinzione si scontra con un fiume di sangue?

Posso dirlo? “PER ME E’ NO.
L’idea di base era potenzialmente spettacolare. Richiudere sette persone totalmente differenti in una casa e vedere fin dove sarebbero stati disposti a spingersi per un mucchio di soldi… Una meravigliosa critica al mondo dei Reality e all’umano stesso, gestita però in malo modo e con un’italiano decisamente discutibile.
Questo genere di lettura è tra le mie preferite, non tanto per la questione morale (che comunque ha il suo fascino) quanto per la tensione che si dovrebbe creare. Certo, non avendo io una grande opinione della maggior parte della gente, capire chi sia la “mela marcia” del gruppo è un compito semplice ma, per come sono stati caratterizzati i vari personaggi, anche un neofita non avrebbe avuto problemi.
Non posso fornire una descrizione dettagliata sui sette concorrenti, magari volete leggerlo anche voi, però posso assicurarvi che è facile.
Oltre a questo, per più della metà del libro la passiamo a conoscere il protagonista numero uno, colui che i Reality li odia ma che ci finisce dentro. Un po’ per caso e un pò per scelta, sarà lui la voce narrante e lo farà in un modo così patetico che ad un certo punto quasi capisco le parole del killer e la sua voglia di giocarci un po’.
Empatizzare con gli altri è impossibile, non ne abbiamo il tempo e sinceramente, Fabio Boaro sembra non averci messo nemmeno lui una gran voglia. La tensione non l’ho vista nemmeno con il binocolo, lo spiegone finale mi ha fatto urlare “VA CHE LO SAPEVAMO GIà TUTTI, SEI L’UNICO CON LE FETTE DI SALAME SUGLI OCCHI” e il finale lo trovo inspiegabile. Nel senso, sapevo già come avrebbe reagito il vincitore perché a quel punto il tripudio di banalità non poteva fermarsi ma il ritorno di un certo personaggio, mi ha lasciato un gigantesco punto di domanda. Sarà stato l’ennesimo insegnamento che i soldi possono sanare qualsiasi cosa? Chissà.
Quello che è certo, è che mai più un self (di Fabio ho anche “Ritorno a casa”, seguito penso non obbligatorio di questo libro ma per come stanno le cose, mi sa che non lo leggerò mai, anche se sono meno di cento pagine).

INFO

Autore: Fabio Boaro
Pagine: 236
Prezzo: € 9.99
Uscita: 29/09/2022
Genere: Giallo; Thriller
Casa Editrice: Self

TRAMA

David Leroil ha sempre odiato i reality show e la TV spazzatura, ma adesso, superati i trent’anni, molte delle sue certezze sono venute meno.

Ha alle spalle un brutto divorzio, è intrappolato in un lavoro che non lo gratifica e passa quasi tutto il suo tempo da solo.

Perché quindi non tentare qualcosa di nuovo?

 

Un nuovo reality show, un evento mai visto prima.

 

La premessa è semplice: sette persone chiuse in una grande casa, che dovranno trascorrere una settimana sotto i riflettori, partecipando a un gioco di ruolo. “Vittime” che dovranno sfuggire a un “killer”, per non essere eliminate dalla competizione.

Il premio? Cinque milioni di dollari e la popolarità a livello globale.

 

E’ tutta una finzione, non c’è alcun rischio…

 

Una volta all’interno del programma, però, le cose prendono una piega sinistra.

I contatti con l’esterno sono interrotti, e David, insieme agli altri concorrenti, inizia a vivere un incubo a occhi aperti.

Chi sarà il Last Man Standing?