E così vuoi lavorare nell’editoria. I dolori di un giovane editor

E così vuoi lavorare nell’editoria. I dolori di un giovane editor

E così vuoi lavorare nell'editoria. I dolori di un giovane editor di Alessandra Selmi
  • Personaggi 50% 50%
  • Worldbuilding 20% 20%
  • Fluidità 30% 30%
  • Cover 50% 50%
  • E il finale 30% 30%

E così vuoi lavorare nell’editoria. I dolori di un giovane editor

Recensione: Dodici anni fa, quando ho aperto il blog, non conoscevo davvero quel mondo.
Certo, su Facebook ero “amica” di qualche blogger ma con nessuno di loro ero abbastanza in intimità. Non potevo permettermi di affrontare certi discorsi e non me la sentivo nemmeno, perché nel bene e nel male è sempre difficile raccontare oggettivamente come stanno le cose e perché solitamente la domanda è più incentrata sul lato tossico della categoria. In pratica, quello che tutti vorrebbero sapere è se ci sono elementi e/o situazioni da cui star lontani.
Quindi, come tutte le persone che iniziano un nuovo percorso, sono andata un po’ a tentoni scoprendo nel tempo più o meno ogni cosa. Ovviamente sarebbe stato più facile se avessi avuto un manuale dove rifugiarmi, avrei evitato certi errori e/o figuracce ma “ai miei tempi”, potevo solo sognare.

Quando qualche mese fa ho visto questo libro, ne sono rimasta un po’ affascinata. Prometteva di essere una lettura divertente su una sfera lavorativa a me sconosciuta. Certo, 125 pagine non sono molte ma non si professava un manuale e per farsi due risate con le sfighe degli altri, parevano abbastanza.
Ecco, parevano.

Lo so, qualcuno potrebbe pensare “Se pensi di essere così brava o così superiore, perché non scrivi tu un libro, al posto di star qui a sputar sentenze?” e potrei anche darvi ragione ma non lo farò.

Alessandra Selmi racconta di come ha deciso di intraprendere il lavoro dell’editor e alcune delle sue esperienze.
Non metto in dubbio la loro autenticità, so bene quanto possano essere bizzarre ed egocentriche le persone ma in questa raccolta ne parla in modo superficiale e a tratti ripetitivo.
Un pò come per una raccolta di barzellette anni ‘90, le stranezze vengono riportate in modo molto veloce e con ancora di più solo le spiegazioni sull’impatto che possono avere su una persona che fa quel mestiere.
Ripeto, non vuole essere un manuale e quindi capisco la non presenza di pagine e pagine di descrizione ma sono quasi più freddure e sinceramente, se l’avessi capito prima, non l’avrei preso.
In tutta onestà, devo dire che sono dispiaciuta per questa occasione mancata. Non posso dire di non aver riso e non dirò nemmeno che ci ho messo più tempo del necessario per leggerlo ma ad ogni fine capitolo, qualcosa mancava sempre.

INFO

Autore: Alessandra Selmi
Pagine: 125
Prezzo: € 9.40
Uscita: 17/04/2014
Genere: Narrativa
Casa Editrice: Editrice Bibliografica

TRAMA

Il tuo veterinario ha scritto un libro. Anche la moglie del tuo panettiere ha scritto un libro. E ieri sera il benzinaio ti ha guardato strano, quando gli hai detto che lavori in editoria. Stamattina hai scoperto che pure il tuo amministratore di condominio ha scritto un libro; anzi lui ha già pubblicato un libro, ma naturalmente, dopo il plauso di amici e parenti, ora ha deciso di volerlo “migliorare un po’”, prima di sottoporlo ai Grandi Gruppi Editoriali, o di candidarsi alla seconda edizione di Masterpiece. In cima a questa scala sociale ci sei tu, che hai scelto di lavorare in editoria, di sacrificare i tuoi anni migliori al culto delle virgole altrui, al fascino dei riscontri, all’altare della “passione per la lettura”. Una fregatura? Uno slalom tra precariato e incubi a base di refusi e strafalcioni d’autore? In un paese in cui tutti scrivono e pochi leggono, Alessandra Selmi ci accompagna in casa editrice, ci racconta con humour come i libri si fanno (e spesso si disfano, per renderli migliori) e come sopravvivere alla fatidica frase “Che bel lavoro che fai! Quanto ti invidio!”.

L’ultimo spettacolo

L’ultimo spettacolo

L'ultimo spettacolo di Fabio Boaro
  • Personaggi 20% 20%
  • Worldbuilding 30% 30%
  • Fluidità 30% 30%
  • Cover 40% 40%
  • E il finale 10% 10%

L’ultimo spettacolo

RecensioneL’ultimo spettacolo racconta la storia di un Reality che, come tema, ha il gioco di ruolo.
Sette concorrenti isolati in una casa, una settimana a disposizione per vincere il programma e una considerevole somma in denaro.
Le regole sono poche e semplici.
Sei vittime ed un killer.
Non avranno contatti con il mondo esterno per tutta la durata del programma, le telecamere riprendono tutto il tempo, possono fare quello che vogliono ma ad un certo punto della sera saranno obbligatoriamente confinati nelle loro stanze e non potranno uscire fino alle sette del mattino.
Avranno 168 ore di tempo per scoprire chi di loro è il killer mentre lui avrà il compito di ucciderli, uno al giorno.
Ovviamente saranno uccisioni simboliche ma cosa succede quando questa convinzione si scontra con un fiume di sangue?

Posso dirlo? “PER ME E’ NO.
L’idea di base era potenzialmente spettacolare. Richiudere sette persone totalmente differenti in una casa e vedere fin dove sarebbero stati disposti a spingersi per un mucchio di soldi… Una meravigliosa critica al mondo dei Reality e all’umano stesso, gestita però in malo modo e con un’italiano decisamente discutibile.
Questo genere di lettura è tra le mie preferite, non tanto per la questione morale (che comunque ha il suo fascino) quanto per la tensione che si dovrebbe creare. Certo, non avendo io una grande opinione della maggior parte della gente, capire chi sia la “mela marcia” del gruppo è un compito semplice ma, per come sono stati caratterizzati i vari personaggi, anche un neofita non avrebbe avuto problemi.
Non posso fornire una descrizione dettagliata sui sette concorrenti, magari volete leggerlo anche voi, però posso assicurarvi che è facile.
Oltre a questo, per più della metà del libro la passiamo a conoscere il protagonista numero uno, colui che i Reality li odia ma che ci finisce dentro. Un po’ per caso e un pò per scelta, sarà lui la voce narrante e lo farà in un modo così patetico che ad un certo punto quasi capisco le parole del killer e la sua voglia di giocarci un po’.
Empatizzare con gli altri è impossibile, non ne abbiamo il tempo e sinceramente, Fabio Boaro sembra non averci messo nemmeno lui una gran voglia. La tensione non l’ho vista nemmeno con il binocolo, lo spiegone finale mi ha fatto urlare “VA CHE LO SAPEVAMO GIà TUTTI, SEI L’UNICO CON LE FETTE DI SALAME SUGLI OCCHI” e il finale lo trovo inspiegabile. Nel senso, sapevo già come avrebbe reagito il vincitore perché a quel punto il tripudio di banalità non poteva fermarsi ma il ritorno di un certo personaggio, mi ha lasciato un gigantesco punto di domanda. Sarà stato l’ennesimo insegnamento che i soldi possono sanare qualsiasi cosa? Chissà.
Quello che è certo, è che mai più un self (di Fabio ho anche “Ritorno a casa”, seguito penso non obbligatorio di questo libro ma per come stanno le cose, mi sa che non lo leggerò mai, anche se sono meno di cento pagine).

INFO

Autore: Fabio Boaro
Pagine: 236
Prezzo: € 9.99
Uscita: 29/09/2022
Genere: Giallo; Thriller
Casa Editrice: Self

TRAMA

David Leroil ha sempre odiato i reality show e la TV spazzatura, ma adesso, superati i trent’anni, molte delle sue certezze sono venute meno.

Ha alle spalle un brutto divorzio, è intrappolato in un lavoro che non lo gratifica e passa quasi tutto il suo tempo da solo.

Perché quindi non tentare qualcosa di nuovo?

 

Un nuovo reality show, un evento mai visto prima.

 

La premessa è semplice: sette persone chiuse in una grande casa, che dovranno trascorrere una settimana sotto i riflettori, partecipando a un gioco di ruolo. “Vittime” che dovranno sfuggire a un “killer”, per non essere eliminate dalla competizione.

Il premio? Cinque milioni di dollari e la popolarità a livello globale.

 

E’ tutta una finzione, non c’è alcun rischio…

 

Una volta all’interno del programma, però, le cose prendono una piega sinistra.

I contatti con l’esterno sono interrotti, e David, insieme agli altri concorrenti, inizia a vivere un incubo a occhi aperti.

Chi sarà il Last Man Standing?

Bianca. Little lost lamb

Bianca. Little lost lamb

Bianca. Little lost lamb di Paolo Margiotta
  • Personaggi 70% 70%
  • Worldbuilding 65% 65%
  • Fluidità 80% 80%
  • Cover 65% 65%
  • E il finale 65% 65%

Bianca. Little lost lamb

Recensione: La gerarchia della natura impone che ci sia sempre un predatore ed una preda.

Tutti noi abbiamo sopra la nostra testa un qualcosa che può ucciderci, non importa che sia grande e con gli artigli o quasi invisibile al nostro occhio, il fatto è che siamo sempre la preda di qualcun’altro.

Bianca è una pecorella e scopre questo ciclo nel peggiore dei modi; vede morire sua madre, sbranata mentre è ancora viva dai carnivori. Per qualche strano motivo, il capo del clan la “risparmia” con la promessa di mangiarla in futuro, quando sarà diventata più grande. Aveva senso? No, e lo scopriranno tutti a loro spese.

Il tempo scorre e lei passa da preda a cacciatore, perché l’unica ragione di vita che le è rimasta, è quella di sterminarli tutti. Bianca è mossa da una cieca vendetta, nulla la può fermare, anche se questo la porterà ad una morte certa.

Ad un passo dal compimento del suo destino, trova e salva una giovane cerbiatta. Le due viaggeranno insieme per un pò, fino a che non troveranno un nuovo branco per la piccola. Ed effettivamente lo trovano, tra le rovine di una vecchia città umana, da cui i carnivori stanno alla larga. Sembra un posto perfetto, e forse anche Bianca può finalmente fermarsi e abbandonare la vendetta che le distrugge il cuore ma il destino ormai è scritto.

Una mattanza per lavare il vuoto lasciato da un’altra mattanza, è forse una cura abbastanza potente per stare meglio, anche se estrema?

No.

Il viaggio di Bianca non finisce lì, tra il sangue ed i corpi di chi l’ha fatta star male, prosegue verso una risposta ed una pace che ha capito di poter trovare da qualche parte, nascosta nel mondo.

Penso ci siano tante cose sbagliate in questa storia, anche se comprendo perfettamente il messaggio di speranza che volevano far passare.

Bianca è l’esempio di come una categoria comunemente passata come “indifesa”, possa in realtà essere estremamente forte. Come dice lei, compensa la mancanza di muscoli ed artigli, con agilità ed intelligenza, diventando quindi un avversaria estremamente valorosa. Però è anche l’esempio di come un forte dolore, possa cambiare qualcuno nel profondo, portandole ad essere quasi più cattive dei loro stessi aguzzini.

Il punto però, secondo il ragionamento di Bianca e di molti altri come lei, seppur non espresso apertamente, è che i carnivori non dovrebbero più esistere.

Trovo questa lettura molto simile ad un documentario.

Quando ne vediamo uno dedicato ad un cerbiatto, ed incappiamo in un momento in cui sono osservati da un branco di lupi, siamo tristi se vediamo morire un cucciolo (ma anche un adulto). Viceversa, se il documentario è dedicato ai lupi e vediamo che perdono una preda, finendo così per non riuscire a mangiare, siamo tristi per loro e per i cuccioli.

Stessa cosa qui.

Bianca ha ragione nel voler una vita migliore e priva di dolore, ma è anche vero che anche i carnivori in qualche modo devono sopravvivere. Il suo distruggere tutto, facendo saltare anche la nursery piena, non solo la porta allo stesso livello delle “persone” che odia ma la mette nella posizione di non poter creare un mondo più equilibrato per tutti.

Lo so, la vendetta rende ciechi, però nessuno prova a fare questo tipo di ragionamento ed è un peccato, perché il fondo di egoismo li rende più “umani” di quello che sarebbero in realtà.

INFO

Autore: Paolo Margiotta
Pagine: 112
Prezzo: € 18
Uscita: 27/06/2019
Genere: Narrativa
Casa Editrice: Shockdom

TRAMA

Il forte sopravvive, il debole muore. È l’unica legge della Natura: ora che gli umani non ci sono più e la Terra è andata avanti senza di loro, tutto ciò che resta è questo. Se sei una preda, i cacciatori ti uccideranno. È inevitabile. Non per Bianca. Bianca ha deciso di ribellarsi, e combattere. E cerca vendetta.

La tana. Tratto da un racconto di Franz Kafka

La tana. Tratto da un racconto di Franz Kafka

La Tana di Pietro Elisei
  • Personaggi 50% 50%
  • Worldbuilding 40% 40%
  • Fluidità 50% 50%
  • Cover 50% 50%
  • E il finale 40% 40%

La tana. Tratto da un racconto di Franz Kafka

Recensione: Io e Franz Kafka non abbiamo mai avuto un gran rapporto.

Per la precisione, non ho un gran rapporto con tutti i vecchi scrittori, posso “salvarne” due o tre ma solo perché ho apprezzato un’opera o poco di più. Il problema sono io, loro si meritano lettori più intelligenti di me.

Ho voluto comunque leggere questo volume perché mi incuriosiva l’idea di raccontare una storia complessa, attraverso le immagini. Tutti sappiamo che sono un mezzo potente e considerato il tema, mi aspettavo qualcosa di strabiliante.

Fin dalle prime pagine, l’angoscia regna sovrana.

In tratto usato rispecchia i sentimenti del protagonista; aggressivo verso un qualcosa che fa paura e cupo, come la sua mente.

Impossibile quindi non capire il tenore della storia, ma è difficile invece capire tutto il resto.

Per chiarirmi un po’ le idee, sono dovuta andare su Wikipedia e leggere la loro trama, che riporta praticamente la spiegazione semplificata. Tra le due, c’è una sola differenza che per me, fa la differenza.

Del protagonista non sappiamo quasi nulla ed è così anche nel racconto originale. Non è quindi un’omissione, semplicemente a Kafka non sembrava necessario farci sapere come il personaggio sia finito lì, se la sua costante paura sia una cosa ereditata da qualcuno, se è nata per via di un trauma o se semplicemente, ci sia da sempre. Fatto sta che questo architetto/topo, non si sa bene in quale luogo del mondo, per tenere a bada la sua ossessione trasforma il suo fortino in un elaborato labirinto. Più aggiunge cunicoli per depistare un possibile invasore e più sente il rischio avanzare, fino al giorno in cui percepisce un sibilo provenire da qualche parte oltre i muri. 

Dopo una prima reazione incontrollata di caccia al pericolo, dove spacca a picconate i muri, sembra accettare il suo destino da preda. Ma lo è mai stato?

Come dicevo, c’è un dettaglio che in questo volume mi ha lasciato un punto di domanda.

Tra le pagine, sembrava ci fossero altri personaggi con lui e considerando il delirio che sta vivendo, non riuscivo a capire se fossero solo proiezioni di se stesso o delle sue fantasie, oppure la famiglia. Dato che non conosciamo il passato dell’uomo, poteva tranquillamente essere la storia di una generazione che vive così, al riparo da qualsiasi cosa, anche perché se l’architetto è veramente architetto, in qualche modo dovrà pur aver studiato. 

Per qualcuno sarà un dettaglio di poco conto, alla fine il concetto che doveva passare era l’angoscia che aleggiava ovunque, eppure per me è una cosa fondamentale. Con chi ho a che fare? Perché questa persona è così sola? Ha imparato a vivere così? Non che questo mi permetta di capirlo, almeno non del tutto, però mi mette nella posizione di non pensare “ecco l’ennesimo matto scappato dal manicomio”. Magari poteva esser vero, ma se non lo fosse stato?

INFO

Autore: Pietro Elisei
Pagine: 64
Prezzo: € 11
Uscita: 22/11/2018
Genere: Narrativa
Casa Editrice: Edizioni NPE

TRAMA

«La tana» è uno degli ultimi racconti di Franz Kafka, scritto nel periodo berlinese e pubblicato postumo dall’amico Max Brod, si colloca tra le opere più complesse dell’autore boemo. Incompiuto e narrato in prima persona, racconta dell’ossessione del protagonista di costruirsi un rifugio perfetto nel quale godere di una sicurezza assoluta, un covo inespugnabile che lo protegga dai suoi nemici. Nemici che altro non sono che perseveranti paure degli altri e di se stesso, sepolte da mille ipotesi, angosce e tormenti senza fine.

Porpora. La Confraternita del Pugnale Nero #3

Porpora. La Confraternita del Pugnale Nero #3

Porpora. La confraternita del pugnale nero di J.R. Ward
  • Personaggi 85% 85%
  • Worldbuilding 80% 80%
  • Fluidità 95% 95%
  • Cover 80% 80%
  • E il finale 90% 90%

Porpora. La Confraternita del Pugnale Nero #3

Recensione: Tra tutti i fratelli di sangue che compongono la Confraternita del Pugnale Nero, Zsadist è il più difficile da prevedere e gestire.

Ossuto e dall’animo nero, Z è colui che nessuno vorrebbe trovarsi davanti ne di giorno e nemmeno di notte. Spesso, non lo vorrebbero nemmeno i suoi compagni.

Poco paziente e menefreghista, l’unico suo modo per non perdere la testa nel turbine del dolore è l’eterna privazione che lui stesso si infligge.

Autoproclamatosi bestia e confermato da tutti, nessuno riesce a capire come sia potuta nascere l’ossessione per la vampira Bella, scomparsa da non molto per mano dei lesser, loro nemici giurati. Lui, che prova ribrezzo per le donne e che le tocca solo per nutrirsi se proprio non riesce più a reggersi in piedi, non riesce a darsi pace. Più violento e ancora meno paziente, cercherà in ogni modo di trovarla, sperando sia ancora viva.

Con un passato devastante, non è l’essere più adatto per rivestire i panni del Salvatore ma a Bella non importa, lei è certa che solo lui potrà trovarla ed è quello che desidera.

Fa un pò strano scrivere un primo pensiero, partendo dal terzo volume della saga.

Per quanto ogni storia sia dedicata ad un membro della Confraternita, o quasi, devo dire subito che non si possono leggere random perché, in un modo o nell’altro, ci potrebbero essere spoiler o riferimenti a cose passate che porterebbero ad una comprensione parziale della storia.

Non sto facendo un buon lavoro, me ne rendo conto.

Però.

Cercando di dire abbastanza, senza fare riferimento a ciò che è successo prima, Zsadist è quel tipo di personaggio che visto solo come figura di contorno, ti suscita solo una gran voglia di legnarlo molto molto forte. 

Scontroso e perennemente di cattivo umore, lui è l’anima sadica di chiunque. Verrebbe quasi da chiedersi se non sia un cattivo sotto mentite spoglie ma no, Zsadist è solo il frutto di anni di violenze fisiche e mentali.

Rapito in tenera età direttamente dalla casa di famiglia, viene venduto come schiavo ad una famiglia facoltosa e raggiunta l’età giusta, appena dopo la trasformazione in vampiro, viene nuovamente rapito e fatto prigioniero dalla stessa donna per cui lavorava perché lo pretende come suo giocattolino sessuale. 

Violentato fisicamente da lei e dagli energumeni che la seguono, violentato verbalmente per il suo completo distacco sessuale, violentato psicologicamente per aver avuto pietà per una povera sguattera, picchiato e affamato, ciò che ne rimane è un guscio colmo solo di rabbia. Preso e abusato nel momento più delicato della sua vita, come dargli torto?

Bella invece, che viene da una famiglia facoltosa e che non ha mai dovuto subire il dolore, pare inspiegabilmente attratta da lui. Sarà quel sentore di selvaggio che attizza sempre un po’ tutti noi? Oppure perché la sua anima è riuscita andare oltre a ciò che gli occhi vedono?

Non è che prima odiassi Zsadist, fin da subito mi è sembrato un personaggio bizzarro ma attraverso i suoi fratelli, nei primi due libri riusciamo a farci una vaga idea dell’inferno che ha dovuto affrontare. Qualche informazione sparsa qua e là, che sicuramente non ci permetteva di capire appieno ma che ci inteneriva abbastanza da non odiarlo. 

Solo adesso si capisce appieno ciò che ha subito e forse, tra tutti i componenti della Confraternita, è quello che preferisco.

Per ovvie ragioni, non posso spingermi oltre nel raccontare i fatti.

Certo, posso dirvi che Bella viene salvata da Z perché già lo dice la trama (fa più spoiler di me, incredibile) e posso aggiungere che tra i due non si crea subito l’alchimia amorosa che tutti stiamo cercando. Posso confermare che la strada delle loro anime, anche se destinate a stare insieme, per molto non si incontrerà ma non posso dirvi in che modo Z decide di lasciarla per poi ritrovarla. Non posso spiegarvi l’immensa dolcezza del suo percorso, dei sacrifici che ad un certo punto decide di fare per essere all’altezza della donna che ama. Non posso nemmeno dirvi del percorso di accettazione che deve fare Bella per lui, non posso raccontarvi di come si fa carico della sua sofferenza.

Come dicevo sopra, ogni libro è dedicato ad un membro della confraternita e per tutti, c’è una storia di rinascita ed amore. Tutti trovano la propria anima gemella e nessuno affronta un facile percorso ma al momento, il viaggio più incredibile è il loro. 

Tra l’altro, c’è un piccolo aneddoto che mi lega a loro.

Durante la mia adolescenza, c’era uno spaccio incredibile di immagini prese su internet e fra le tante, alcune le porto ancora nel cuore (per mille ragioni diverse). In particolare, c’è quella di una coppia inginocchiata sotto la pioggia che si bacia dove lui ha una catena al collo ed è vestito in pelle e lei, ha su un vestito bianco quasi impalpabile. Non è una foto eterea, oltre a baciarsi lei ha il seno scoperto ed una mano nei pantaloni di lui ma in un qualche modo, mi ha sempre trasmesso un pò di tristezza. 

Mentre leggevo questo libro ho cercato qualche immagine di Z e Bella, un pò per vedere cosa offriva Pin e un po perché cercavo degli spoiler e sapete cosa ho trovato? Proprio quell’immagine. Ovviamente si tratta di una casualità però la cosa mi ha colpito nel cuore.

Ci stavamo aspettando.

INFO

Autore: J.R. Ward
Pagine: 377
Prezzo: € 11
Uscita: 12/11/2014
Genere: Dark Fantasy
Casa Editrice: BUR

TRAMA

Bella appartiene alla glymera, l’aristocrazia dei vampiri. È stata catturata dai nemici mortali della sua razza, i lesser: rinchiusa in un centro di tortura, rischia di impazzire e di morire, ma la Confraternita del pugnale nero riesce a liberarla appena in tempo. A guidare la spedizione dei vampiri guerrieri è Zsadist, che ha il volto e il cuore segnato da spaventose cicatrici, e crede di non avere posto per i sentimenti. Invece, davanti alla sofferenza e all’inspiegabile amore di Bella, Zsadist scopre una tenerezza che non sapeva di poter provare. Ma sarà Bella a capire che, per squarciare la corazza che avvolge il cuore del feroce guerriero, è necessario portare alla luce il terribile passato che l’ha segnato per sempre, ed esorcizzarlo. Per affrontare, uniti, i pericoli che li minacciano.