FreeBook #7

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I gatti di Ulthar di Howard P Lovecraft
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Autore: Howard P. Lovecraft 
Genere: Classico
Pagine: 15
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Scritto il 15 giugno del 1920 e pubblicato a novembre dello stesso anno su «Tryout», I gatti di Ulthar (The Cats of Ulthar) si può considerare il singolare tributo di H. P. Lovecraft (1890-1937) ai suoi adorati felini.

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Autore: Kylie Gilmore
Genere: Romanzo Rosa
Pagine: 202
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Gabriel
Sono il principe ereditario di Villroy, futuro sovrano di un regno, ed è mio dovere sposarmi e mettere al mondo un erede.
Mi aspettavo un tranquillo matrimonio di convenienza, organizzato dai dignitari di corte tramite i soliti canali diplomatici; invece mi trovo un palazzo pieno di donne che si contendono la mia mano. E come faranno a “vincere” questa gara barbarica organizzata dalla mia subdola madre? Trovando il modo di salvare la traballante economia del regno attraverso una serie di sfide. Questo circo indecoroso è indegno di un uomo della mia levatura! Prova ne è la donna in cima alla classifica: impudente, maleducata, con indosso abiti aderenti. Non potrei mai amare una donna simile, tanto meno sposarla.

Anna
Il piano sembrava così semplice.
Fingo di essere la mia amica, recupero la sua eredità e torno con i soldi per tenerla fuori di prigione (a quanto pare, essere una principessa in incognito non è una scusa sufficiente per il furto di identità). Quindi, sì, non sono esattamente un’aristocratica. Sono un’orfana, una donna che si è fatta da sola, e ne sono fiera. All’improvviso mi trovo in mezzo a una battaglia con un mucchio di principesse pazzoidi e competitive che lottano per “un tesoro più grande di quanto possiamo sognare.”

Il tempo stringe e questo significa che devo vincere in fretta la gara. Solo che questo significa conquistare il giudice, il supersexy Gabriel dal muso lungo. E adesso mi ritrovo a competere per più del solo denaro. Ma un principe reale potrebbe mai innamorarsi di una plebea come me?

Royal Catch. Gabriel di Kylie Gilmore
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FreeBook #3

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Azzurrina di Luca Marini
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Autore: Luca Marini
Genere: Horror
Pagine: 13
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Non ti ricordi?
Davvero?
Non ricordi quando sei andato al Castello di Montebello con quella troupe di investigatori?
Pensavo avessi capito che quella notte ti avrebbe cambiato la vita per sempre.

Racconto Horror basato su una storia vera.
Il mio primo racconto scritto in SECONDA PERSONA.
Il protagonista di questa storia, sarai tu mio caro lettore.

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Autore: Kate Chopin e Enrico De Luca
Genere: Classici
Pagine: 14
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Kate Chopin (1850-1904) è considerata da alcuni studiosi una progenitrice delle scrittrici femministe americane del XX secolo. “Il sogno di un’ora” (The Dream of an Hour) venne pubblicato il 6 dicembre 1894 sulla rivista «Vogue» e riproposto, nel gennaio dell’anno successivo, su «St. Louis Life».

Il sogno di un ora di Kate Chopin e Enrico De Luca

Quali sono i fattori che hanno determinato il totalitarismo?

Quali sono i fattori che hanno determinato il totalitarismo?

Il totalitarismo è un idealtipo usato da alcuni studiosi politici e storici per spiegare le caratteristiche di alcuni regimi nati nel XX secolo, che mobilitarono intere popolazioni nel nome di un’ideologia o di una nazione, accentrando il potere in un unico partito o in un gruppo ristretto.

È il termine più usato dagli storici per definire un tipo di regime politico, affermatosi nel XX secolo al quale possono essere ricondotti il nazismo, il fascismo e lo stalinismo. Uno Stato totalitario è caratterizzato soprattutto dal tentativo di controllare capillarmente la società in tutti gli ambiti di vita, imponendo l’assimilazione di un’ideologia: il partito unico che controlla lo Stato non si limita cioè a imporre delle direttive, ma vuole mutare radicalmente il modo di pensare e di vivere della società stessa.

Il termine totalitarismo, inoltre, è usato nel linguaggio politico, storico e filosofico per indicare “la dottrina o la prassi dello stato totalitario”, cioè di qualsiasi Stato intenda ingerirsi nell’intera vita, anche privata, dei suoi cittadini, al punto da identificarsi in essi o da far identificare essi nello Stato.

Questo è ciò che recita Wikipedia.

In pratica, se vogliamo fare un riassunto terra a terra, il totalitarismo è un Grande Fratello autoritario che vuole imporre un modo di vivere che lui ritiene idoneo, e già che c’è anche un modo di pensare, così può esser più tranquillo sulle tue future scelte.

Questo modo di fare, nasce in situazioni politicamente pesanti. Che sia dopo una sconfitta guerra o dopo molti anni di oppressione monarchica, il totalitarismo è un movimento popolare che nasce dal popolo.

Sempre Wikipedia, recita anche:

Le principali forme di totalitarismo che esistono (o sono esistite) nel mondo sono quattro: totalitarismo comunista, teocratico, tribale, di destra.

Il totalitarismo comunista, in passato, era il più diffuso, ma a partire dal 1989 la maggior parte delle vecchie dittature comuniste sono crollate e ciò ha comportato il conseguente declino di questo tipo di totalitarismo. Eccezioni a questa tendenza sono la Cina, il Vietnam, il Laos, la Corea del Nord e Cuba. Sotto molti aspetti, i governi di Cina, Vietnam e Laos sono comunisti soltanto in parte, in quanto aderiscono a riforme economiche ispirate all’economia del libero mercato.

Il totalitarismo teocratico si trova in paesi in cui il potere politico è monopolizzato da un partito, un gruppo o un individuo che governano secondo principi religiosi. La forma più comune di totalitarismo teocratico è quella che si basa sulla religione islamica (un esempio sono paesi come Iran e Arabia Saudita).

Il totalitarismo tribale è sorto, di volta in volta, nei paesi africani come lo Zimbabwe, la Tanzania, l’Uganda e il Kenya. I confini della maggior parte degli stati africani riflettono i confini amministrativi disegnati dalle vecchie potenze coloniali europee, piuttosto che dalle realtà tribali. Di conseguenza, il tipico paese africano contiene più tribù. Questa forma di totalitarismo si verifica quando un partito politico che rappresenta gli interessi di una particolare tribù monopolizza il potere. Ancora molto presente in Africa.

Infine, abbiamo il totalitarismo di destra, che generalmente permette alcune libertà economiche individuali, ma limita la libertà politica sulla base del fatto che potrebbe portare alla nascita del comunismo. Esempi di questo tipo di totalitarismo sono il regime fascista che ha governato l’Italia, la Germania nazista, il Franchismo spagnolo e molte dittature dell’America Latina esistenti fino agli anni ottanta.

Quindi, come si può capire, non esiste una forma uguale per tutti.

Rimanendo sempre su questo modo di pensare, il totalitarismo è ancora presente nelle nostre vite in forme più o meno pesanti e più o meno conclamate.

Basti pensare a quei paesi dove non esiste ancora una totale libertà di pensiero, dove una persona per parlare delle leggi restrittive del luogo in cui vive, è costretta a trovare modi alternativi per farlo, come magari iniziare in modo leggero un video su Tik Tok, per poi cambiare registro all’improvviso e parlare di tutt’altro.

Non è però solo un filone politico ma, se vogliamo, anche una cosa spirituale.

In molte religioni, il concetto che viene insegnato, è che esiste un solo unico dio e i suoi dogmi sono le uniche verità da seguire. Tutti gli altri sono dei reprobi che andranno all’inferno (o Sheol nell’ebraismo del Pentateucoe e Jahannam per la fede islamica) se non si convertono, oppure meritano ogni tipo di sofferenza che il proprio dio infligge.

Lo so, il paragone è molto estremo ma, non così insensato.

In tutti e due i campi, ci sono molte cose sensate e dettate da un bene superiore. Il totalitarismo e le religioni, come anche altre cose, hanno però gli estremisti che vogliono “governare” gli altri e questo, porta sempre alla catastrofe.

George Orwell, scrittore, giornalista, saggista, attivista e critico letterario britannico, ha riassunto bene questo estremismo in 1984 e anche La fattoria degli animali.

In tutti e due i casi (magari anche in altri romanzi ma, ancora non li ho letti), ha usato modi più o meno fantasiosi per descrivere un regime oppressivo.

In 1984, ci racconta di come il Grande Fratello sia nato con uno scopo “buono” e che con il tempo sia diventato un mezzo per comandare tutto e tutti a bacchetta. Ci spiega come sia difficile uscirne (in realtà, la domanda topica è “si può uscirne?”) e che se una sola persona dovesse svegliarsi e capire che tutto ciò è male, da soli non si va da nessuna parte. Mentre nella Fattoria degli animali, il concetto è simile e diverso. In questo caso, gli animali si ribellano al fattore ma, non riusciranno poi a vedere la differenza tra i due maiali a capo della nuova gestione della fattoria. Mentre Palladineve cercherà in tutti i modi di renderli veramente tutti uguali, Napoleone manterrà una disparità tra lui e tutti gli altri.

Lo hobbit – Tolkien

Lo hobbit – Tolkien

Alzi la mano chi non ha mai letto Lo Hobbit e Il signore degli anelli!

Buongiorno.

Quindi, cosa ci faccio io qui?

Effettivamente, me lo sto chiedendo pure io.

Sarò stata traviata dal fascino platinato di Legolas? Oppure, provo una certa nostalgia per Lo svarione degli anelli? No e no, pur essendo due validissimi motivi.

Il fatto è che come tutti, pur non avendo mai letto Tolkien, sono sempre rimasta affascinata dall’immenso mondo che ha creato. Certo, il tutto è stato alimentato dai film che ho visto e rivisto ma, non è stato solo quello.

J. R. R. Tolkien scrisse Hobbit per i suoi figli, come favola serale.

L’opera era pensata per i bambini e come tale, era inizialmente scritta. Certo, adesso che ho in mano il volume, pensare che questo libro sia stato scritto per un pubblico così giovane mi fa pensare parecchio. O la storda sono io, oppure nel corso del tempo siamo diventati un pò tutti polli.

Lo Hobbit è stato modificato molte volte prima di essere pubblicato e anche successivamente. Però, la vastità dell’opera, era già ben formata nell’immaginario dello scrittore. Come può esser nata per un pubblico così molto esigente ma con scarsa conoscenza dialettica?

Comunque sia, pare il manoscritto arrivò all’orecchio dell’editore Allen & Unwin per vie traverse e fu proprio il figlio di Unwin a dichiarare che il libro fosse perfetto.

“Lo Hobbit fu pubblicato il 21 settembre 1937. Ebbe un tale successo che la prima tiratura andò esaurita in tre mesi e per Natale fu necessaria una seconda stampa. La storia delle avventure di Bilbo Baggins, in origine scritta per divertire i figli di Tolkien, si rivelò l’anello di congiunzione tra Il Silmarillion, la mitologia elfica di un remoto passato, e il mondo più familiare della fiaba. Lo Hobbit si svolgeva difatti in un contesto in cui i profani potevano facilmente identificarsi. Contiene riferimenti alle leggende precedenti (il personaggio di Elrond e il racconto del Negromante, che nel Signore degli Anelli si scoprirà essere Sauron) ed è ambientato nello stesso universo. Tuttavia, il colpo di genio di Tolkien fu la creazione di una nuova razza: gli hobbit. Queste creature umane, comicamente conservatrici, basse di statura e scarse d’immaginazione, permisero ai lettori di vedere le vicende leggendarie degli eroi e dei mostri attraverso gli occhi di personaggi ordinari, non molto diversi da loro. Bilbo Baggins era di sicuro più contento di mettere sul fuoco il bollitore e di prepararsi a una seconda colazione invece che andare a combattere Orchi e Mannari, ma faceva conoscere al lettore i concetti chiave della mitologia tolkieniana: Elfi guerrieri nelle cui «lance e spade guizzava un bagliore di fiamma»; le maestose ma distaccate Aquile, signore tra gli uccelli, che parlavano le lingue degli Uomini; i valorosi Nani con brama di ricchezza e memorie di un impietoso passato.

 Il successo dello Hobbit aumentò la richiesta di un seguito e ciò portò Tolkien a scrivere Il Signore degli Anelli. A questo è connesso il capitolo forse più straordinario della storia della pubblicazione dello Hobbit. Mentre Tolkien era al lavoro sul testo e trasformava l’anello magico di Bilbo nell’Unico, sorse un’evidente incoerenza. Nel capitolo quinto dello Hobbit, Gollum era disposto a dare l’anello a Bilbo in premio per aver vinto la gara degli indovinelli e si scusò miseramente quando non riuscì a trovarlo. Ciò era del tutto incompatibile con il potere soggiogante dell’Unico, che rendeva il proprietario incapace di danneggiare, distruggere o cedere il prezioso. Nel 1947, dopo aver lavorato sul manoscritto del Signore degli Anelli per dieci anni, Tolkien inviò una revisione del capitolo quinto dello Hobbit all’editore, con una sottile alterazione del testo che portava Gollum a diventare una creatura perfida che non aveva alcuna intenzione

di dare a Bilbo l’anello. Questo mise in accordo le due storie, e la nuova versione fu pubblicata nella seconda edizione dello Hobbit (1951), tre anni prima della pubblicazione del Signore degli Anelli.”

Come dicevo sopra, le mie informazioni sul libro sono pari a zero.

Quindi, quello che ho letto in questi volumi che sono appena usciti, per me sono un pò una scoperta (si, dell’acqua calda).

Mi fa estremamente ridere e allo stesso tempo estremamente piacere, leggere che anche Tolkien faccia parte di quella categoria di geni che scrivono frasi che diventano leggenda, senza un motivo apparentemente logico.

«In a hole in the ground there lived a hobbit»

Pare che nemmeno lui sappia il perchè l’abbia scritta. Buffo, no? Un’altra cosa che ho scoperto, e che invece un pò mi rattrista, è sapere che lui abbia pensato a delle cose mirabolanti per il suo volume ma che per problemi economici, non siano stati mai fatti.

(…) e le rune lunari invisibili si vedono al centro. Tolkien voleva che la mappa venisse stampata su una pagina separata all’interno del testo, in modo che le rune apparissero come per magia quando il foglio veniva messo in controluce. Aveva addirittura preparato con meticolosità una versione delle rune scritta al contrario, così che si potessero vedere dal retro della pagina.

Capite cosa ci siamo persi?

Come molte altre persone, sono cresciuta con la convinzione che i nomi usati da Tolkien fossero tutti inventati. Anche perchè non sapendone pronunciare nemmeno uno, giusto forse quelli che ho sentito nei film, mai avrei pensato che molti fossero in realtà stati presi da testi esistenti e ben più vecchi di lui.

Voluspá è un poema che fa parte della raccolta di poemi norreni.

Ad esempio Thorin Scudodiquercia, della stirpe stirpe Durin. Durin, secondo la mitologia norrena, era uno dei due nani norvegesi, creati dagli Æsir, che forgiarono la spada magica Tyrfing. Quindi no, il merito non è tutto di papà Tolkien.

Io mi fermo qui, perchè rischierei di fare solo un mero riassunto dei volumi e non vorrei, perchè trovo più gratificante lasciarvi la possibilità di leggerli e scoprire da soli tutte le illustrazioni che Tolkien ha realizzato di suo pugno (anche se sono venute dopo la stesura vera e propria del libro).

Ovviamente c’è molto di più, si parla del Silmarillion, che è stato pubblicato dopo la sua morte e del Signore degli anelli, che ormai non c’è bisogno di dire nulla perchè è ben conosciuto.

Io adesso ho una certa voglia di leggerlo, cosa alquanto bizzarra perchè feci già un tentativo anni fa e non andò bene. Forse adesso le cose sarebbero diverse? Chissà.

Disegno creato direttamente da Tolkien
The Hobbit di Tolkien

QUINTO CERCHIO: iracondi e accidiosi: canto VII, VIII e IX

Dante Alighieri, è stato un poeta, scrittore e politico italiano.

A partire dal XX secolo e nei primi anni del XXI, è entrato a far parte della cultura di massa, ed è stato stabilito dal governo e dal parlamento che il 25 marzo sia il giorno finalizzato al culto di Dante, istituendo dal 2020 il cosiddetto Dantedì.

Inferno di Dante Demoni Inferno di Dante Inferno di Dante Mostro

Oggi, in un certo qual modo, stiamo festeggiando un personalissimo Dantedì. No, non vi proporrei mai la recensione della Divina Commedia, perché detto tra di noi, non ho le competenze per rendere giustizia ad un’opera del genere.

Però, come vi ho già accennato QUI, insieme ad un gruppo di Blogger abbiamo deciso di fare degli approfondimenti sulla nuova edizione, edita da Mondadori.

Come si può immaginare, arrivare ad architettare tutto in modo corretto, non è stato facile e il lavoro che abbiamo svolto, ci ha portato a seguire un percorso spinoso. Ma di cosa vi parlerò oggi?

   Or discendiamo omai a maggior pieta; già ogne stella cade che saliva quand’ io mi mossi, e ’l troppo star si vieta».    Noi ricidemmo il cerchio a l’altra riva sovr’ una fonte che bolle e riversa per un fossato che da lei deriva.    L’acqua era buia assai più che persa; e noi, in compagnia de l’onde bige, intrammo giù per una via diversa.    In la palude va c’ha nome Stige questo tristo ruscel, quand’ è disceso al piè de le maligne piagge grige.    E io, che di mirare stava inteso, vidi genti fangose in quel pantano, ignude tutte, con sembiante offeso.    Queste si percotean non pur con mano, ma con la testa e col petto e coi piedi, troncandosi co’ denti a brano a brano.    Lo buon maestro disse: «Figlio, or vedi l’anime di color cui vinse l’ira; e anche vo’ che tu per certo credi che sotto l’acqua è gente che sospira, e fanno pullular quest’ acqua al summo, come l’occhio ti dice, u’ che s’aggira.    Fitti nel limo dicon: “Tristi fummo ne l’aere dolce che dal sol s’allegra, portando dentro accidïoso fummo: or ci attristiam ne la belletta negra”.    Quest’ inno si gorgoglian ne la strozza, ché dir nol posson con parola integra».    Così girammo de la lorda pozza grand’ arco, tra la ripa secca e ’l mézzo, con li occhi vòlti a chi del fango ingozza.    Venimmo al piè d’una torre al da sezzo.

Inferno di Dante Iracondi

Ho scelto il quinto girone, quello dedicato agli Iracondi e gli Accidiosi.

Ecco, devo ammettere che non sono un pozzo di scienza, e fino agli Iracondi non ho avuto problemi nel capire di chi stessimo parlando ma, per gli Accidiosi… beh, ho cercato il significato su Wikipedia.

“L’accidia o acedia è l’avversione all’operare, mista a noia e indifferenza.”

Quindi, il sunto dei sunti (o il bigino del bigino) è che Dante, in questo caso condanna “Uno esplode nella violenza, cercando di distruggere tutto, l’altro si autocommisera, finendo per distruggere se stesso.” e se ben ci pensiamo, questi due comportamenti sono ancora molto presenti ai giorni nostri.

In molti ambiti, lavorativi e relazionali, questi comportamenti vanno a braccetto.

Basti pensare ad un Capo molto irascibile che non si cura di chi lo circonda e al galoppino che subisce, conscio di subire un torto ma che non cerca di trovar rimedio.

Oppure, nell’equilibrio di una coppia, possiamo trovare un carattere molto forte e violento (che la cronaca ama definire “passionale”) che tiene sotto di sé un animo più chiuso, quasi apatico verso la vita.

O ancora, un filone politico che crede nel “solo ripagando il torto con la stessa moneta, si può lavare l’onta subita” rispetto agli oppositori (ma non sempre) che pur avendo un’opinione diversa, osservano lo sfacelo che si compie davanti ai loro occhi, convinti che anche intervenendo non riuscirebbero a cambiar le cose a lungo termine.

Gli Iracondi, che vengono posti nella parte alta del fiume Stige mentre si scontrano tra di loro in malo modo e son spogli dei loro vestiti, ad oggi in alcuni ambiti sono figure osannate, approvate dal popolo e spesso, giustificate dall’opinione pubblica.

Come accennavo sopra, quelli che ricadrebbero in quel girone, sono prettamente persone che decidono di seguire un certo stato d’animo.

«Non tramonti il sole sopra la vostra ira»

Nella psicologia, provare dei sentimenti negativi come l’odio, non è di per sé una cosa nociva. Siamo esseri umani e come tali, ci è impossibile rimaner puri sotto ogni punto di vista. Per una piccola parte però, è il sentimento giusto per trovare lo slancio e arrivare a migliorarsi e concentrarsi su sé stessi ma, quando si rimane ingabbiati dentro quel sentimento, quando diventa uno stile di vita, allora se ne diventa irrimediabilmente schiavi.

Distruzione di chi ti circonda, invidia per le cose altrui, odio verso una cultura o una ideologia.

Negli ultimi anni, con l’avvento dei molti social, questo sentimento sembra essersi quadruplicato. Un tempo, quando la comunicazione era limitata e l’opinione pubblica era circoscritta al luogo in cui si viveva, certi modi di fare venivano arginati e sedati con l’ausilio della religione (anche se nel corso del tempo ha perso “potere”) e/o la legge (nell’imaginario attuale, per la maggior parte del tempo viene spesso vista come una giustizia impari e corrotta). Non che si vivesse in un periodo di grande amore, tutt’altro, ma tante cose venivano nascoste “sotto il tappeto” perché considerate un’onta di famiglia. Certo, i casi di odio non mancavano.

Oggi comunque, dato che internet è diventato usufruibile in modo semplice e veloce, al poso di esser sempre un mezzo vantaggioso, si è rivelata un’arma a doppio taglio.

In alcuni casi, per una questione di privacy o per il semplice fatto che non ci si è mai posto il problema, si può interagire con altri utenti nel completo anonimato e senza esser rintracciabili (es. telegram). Così, far circolare commenti pieni di astio o notizie con incitamento all’odio (magari su basi di eventi falsi) è molto più semplice, e visto che il bacino d’utenza è molto ampio, dato che adesso quasi tutto il mondo può interagire in modo simultaneo, molti pensieri trovano terreno fertile. Com’è comprensibile, non essendo tutti uguali, certe persone sono meno pericolose di altre. Mentre da un lato magari abbiamo il razzista che scende in piazza e picchia il mal capitato di turno, dall’altra abbiamo il commentatore folle, che lo applaude e lo incita a proseguire, tranquillo del fatto che tanto, non subirà alcuna ripercussione.

Appena sotto agli Iracondi, nel fiume Stige abbiamo anche gli Accidiosi, coloro che in vita hanno vissuto subendo ogni evento.

Tommaso d’Aquino, definisce questa condizione come «tristezza profonda, che deprime l’animo dell’uomo al punto che non desidera più fare niente».

Ci sono molti pensieri contrastanti in questo senso. Chi sono alla fine, i peccatori di questo girone e perché non è facile incasellarli?

“Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (WHO, in inglese World Health Organization ovvero WHO) la depressione colpisce 322 milioni di persone nel mondo e, quindi, è un’importante causa di disabilità planetaria, con un aumento del 18% di depressi stimato tra il 2005 e il 2015.” Quindi, dovremmo esser tutti dei peccatori?

Come per il sentimento dell’Ira, anche in questo caso Dante voleva far passare il messaggio che essere “accidiosi” è un peccato solo quando è una scelta.

Una persona che soffre di depressione, che si sminuisce perché non ha fiducia in sé stesso, è solo una persona problematica che andrebbe seguita e aiutata (un tempo, queste persone venivano rinchiuse per esser curate mentre oggi, spesso vengono lasciate in balia dei propri problemi e sminuiti, perché scambiati come semplici nullafacenti o bisognosi di attenzioni). Invece, avete presente il galoppino di prima, che non fa nulla per migliorare la sua situazione? Ecco, un Accidioso è colui che si “siede” e vive dentro di sé una rabbia muta e al di fuori, subisce passivamente.

Qui troviamo le persone in gabbia, a cui è stata aperta la porta ma che sono così abituate alla loro condizione svantaggiosa che non escono, non abbandonano ciò che conoscono e che più comunamente parlando, passano da Vittime volontarie a Carnefici, facendo soffrire chiunque si avvicini.

Rimanendo in parallelo con gli Iracondi, dato che Dante li mette in coppia e li pone uno sopra l’altro, gli Accidiosi sono gli utenti social che osservano tutto ma non agiscono, non prendono una posizione. Un po’ come il detto “Tengo famigliaè infatti utilizzata, anche come “frase a effetto”, per indicare la giustificazione in base alla quale l’ethos di un individuo, di un’intera società, o di un suo sottoinsieme, è un alibi in grado di neutralizzare, giustificare o accettare alcuni comportamenti (azioni, ma anche omissioni) che sarebbero altrimenti moralmente disdicevoli, o ignobili, o perfino fortemente devianti. La frase considerata emblematica di una sorta di “vizio morale” che prospera in Italia (ma anche altrove) che comporta lo scendere a patti con la propria coscienza, l’indulgere al fatalismo della “compromissione” morale (e non di un altrimenti legittimo “compromesso”), in ossequio a “ipotetiche istanze superiori”.

Prendetevi quindi un momento per guardarvi dentro, fate un respiro profondo e datevi per una volta alla meditazione. Volete veramente passare l’eternità a viver male? Tra l’esser con il naso a fior di melma, litigando con il vostro vicino senza distanze di sicurezza o l’esser sul fondo, a sopportare sulle vostre spalle gente che non sta mai ferma? Vale la pena vivere adesso senza regole, con la quasi sicurezza che lo stato non farà nulla, per poi pentirvene dopo? Ricordiamoci che Dante, per un torto subito o che considerava tale, ha creato dei gironi per questi soggetti.

Dovremmo sperare di non vivere nella stessa epoca di una persona così, o almeno, di non incontrarlo mai per non correre il rischio di rimaner nella sua memoria. Ma si sa che la sfiga ci vede benissimo.