Ariel. Il giorno dopo il lieto fine
Ariel. Il giorno dopo il lieto fine
Partiamo con una premessa grande quanto l’oceano, giusto per mettere in chiaro le cose; conosco Alice Chimera da qualche anno e anche se non la capisco sempre, ormai certi lati del suo carattere non mi sono nuovi.
Però.
Però.
Il giorno dopo il lieto fine, che altri non è che il vecchio Infelici e scontenti, mi impressiona sempre. Trovo sempre spettacolare il modo in cui è riuscita a dar voce a questi finali alternativi, di storie che tutti abbiamo imparato ad amare (più o meno).
Circa quattro anni fa, ve ne parlavo in una recensione e successivamente, mi ero soffermata sul personaggio di Alice ma oggi, dato che sono polla, mi sposto su una principessa che non ho mai del tutto apprezzato.
Ariel, la principessa che cambia tutto di se stessa, per poter inseguire il suo amore terreno.
Più o meno tutti conosciamo il classico Disney, uscito nel 1989.
La principessa dei mari, minorenne, un po indisciplinata e con una passione per i manufatti umani, durante una tempesta salva un bel marinaio che è caduto dal suo vascello. Com’è normale che sia, la giovane ne è innamorata ma lui, la vede giusto di sfuggita e notando la coda, immagina di aver preso una bella botta in testa.
I due mondi sono incompatibili ma, grazie ad un patto siglato con la “magia nera”, la giovane potrà avere una possibilità di corteggiarlo e coronare così il suo sogno. In cambio delle gambe, per stare in superficie, cederà la sua voce.
Vi risparmio il tira e molla della situazione, perchè visto un cartone Disneyano, il resto della storia non cambia rispetto agli altri.
Dopo i sei anni, questa storia mi è parsa sempre più assurda. Però lo ammetto, il disincanto è arrivato quando mi è balzata in mente una domanda topica “ma è veramente necessario cambiarsi, per un uomo?“. Il brutto della Disney vecchiotta, è che ogni ragazza deve adeguarsi alla nuova condizione di vita o deve annullarsi, per essere amata dal principe azzurro. Belle che si innamora del suo aguzzino, Biancaneve che sposa un tizio che bacia ragazze morte, Ariel che baratta la sua coda per uno che continuerà a mangiar pesce. In molti film, sono pochissimi gli uomini che si mettono in gioco. Per quanto io sia ben favorevole alla crescita e al mutamento, da sempre ho pensato che il lavoro dovesse esser fatto da tutti e due.
Chimera ha dato voce al dubbio di molti, andando oltre al “e vissero felici e contenti”.
Come ho detto sopra, Ariel è una sirena e come tale, appartiene al popolo marino mentre Eric è un normale umano. L’unione di due mondi così differenti, non può esser completamente idilliaco perchè è vero che adesso lei ha due gambe ma, il suo apparato? Com’è ovvio, non vi svelo come andrà a finire (MALE, come dice sempre Barbascura) ma, il dramma che si compie è rivolto ad un futuro erede.
Comunque sia, c’è un secondo dettaglio che vorrei portare alla vostra attenzione; la vera storia.
La fiaba originale, venne scritta da Andersen (qui wikipedia).
Molto più cruenta, la vera differenza tra le due storie è che Ariel in origine se avesse fallito, avrebbe dovuto uccidere il suo grande amore oppure, sarebbe morta lei. Mi rendo conto che messa così, i bambini di oggi l’avrebbero apprezzata meno e molto spesso, nemmeno capita ma siamo sicuri che Disney, abbia fatto di meglio?
Vi lascio comunque con una domanda topica, qual è la principessa Disney che meno avete apprezzato?