Una carta dei tarocchi a ogni personaggio

Una carta dei tarocchi a ogni personaggio

Una carta dei tarocchi a ogni personaggio

Re di Spade_King of Swords_In fuga da Houdini

Jian Yu, il lanciatore di spade del Circo al chiaro di luna.

Jian sembrava granitico quanto l’armatura che indossava. La maschera Jian sembrava granitico quanto l’armatura che indossava. La maschera d’argento gli copriva completamente un occhio, mentre sull’altro lato terminava in una serie di spuntoni abbastanza acuminati da lacerare la carne.Sembrava quasi che una corona di spade si fosse fusa e ricomposta direttamente attorno alla sua testa. Era la personificazione della carta dei tarocchi del Re di spade, e il costume che indossava lo rispecchia alla perfezione.

Un uomo con una scintillante corona in testa impugna una spada: è il Re di Spade dei Tarocchi. Il suo sguardo è autorevole, quasi arrogante. Il suo volto è austero, non lascia trasparire nessuna emozione. Il trono è ricco di immagini, di putti, di sculture. Il cielo è chiaro, ma solo nella sua parte superiore, nella parte bassa invece sono presenti delle nuvole che lasciano presagire l’inizio di un temporale. Questo divario fa ben emergere il contrasto tra la chiarezza mentale e il rigore del Re da una parte, e le conseguenze negative a cui questa rigidità può condurre dall’altra. Gli alberi ritratti nella carta del Re di Spade degli Arcani Minori dei Tarocchi sullo sfondo appaiono immobili: essi sono il simbolo della rigidità e dell’aspetto severo del re.

Anishaa, la sputafuoco del Circo al chiaro di luna.

«Il suo costume dovrebbe rappresentare il ghiaccio».
In effetti lo ricordava molto: i capelli argentati, raccolti in una spessa treccia fissata in cima alla testa, richiamavano i lustrini cuciti sul corpetto. Le parti scoperte del corpo – braccia, mani, viso e la pelle delle clavicole– erano tinte di un bianco-azzurrognolo. Faceva pensare a una creatura scolpita nel ghiaccio che giocava pericolosamente con il fuoco, e guardarla metteva una certa agitazione. Il cappello a cilindro e il corsetto erano di un bianco tanto puro che pareva azzurro ghiaccio. In realtà, dopo un’osservazione più accurata, individuati i sottili fili azzurri che, intrecciati a quelli argento, decoravano l’intera mise. Persino i suoi occhi – che s’intravede da due grossi fori nella maschera – sfoggiava un trucco nei toni del blu e dell’oro, mentre le ciglia erano di un bianco accecante. Sembrava Una stella ghiacciata.
Anishaa sollevò uno dei bastoni in fiamme e soffiò energicamente, sputando fuoco come un drago.

È un’immagine davvero sui generis quella dell’Asso di Bastoni dei Tarocchi. Una mano spunta fuori da una nuvola per afferrare un bastone pieno di germogli. Il cielo è sereno e terso. Le foglie fluttuano nel vento, ma si tratta di un vento labile, non furioso. Lo dimostra la staticità degli alberi sottostanti. A sinistra, un castello sporge su una rupe. Tutto, in questa carta, ha un significato simbolico pregnante.

Asso di Bastoni_Ace of Wands_In fuga da Houdini
L Imperatrice_In fuga da Houdini

Cassiopea, trapezista del Circo al chiaro di luna.

Mi concentrai di nuovo su Cassiopea, che volteggiava da un trapezio all’altro eseguendo eleganti capriole in aria come se fosse una stella cometa. I capelli che le ricadevano sulle spalle ricordavano incantevolicascate di platino che ben si sposavano con il suo aspetto etereo. Era bella da togliere il fiato.

Emblema dell’amore e della femminilità. La Terra è il suo elemento e le parole chiavi che la contraddistinguono sono creatività, maternità, fecondità, passione, amore ed abbondanza. La carta ha il numero III, che nasce come contrapposizione tra estremi opposti.

Sebastián Cruz, contorsionista del Circo al chiaro di luna.

Lanciai un’occhiata a Liza, che scuoteva la testa sbigottita. «Lui è SebastiánLanciai un occhiata a Liza, che scuoteva la testa sbigottita. «Lui è SebastiánCruz. I suoi numeri sono famosissimi.» Si sporse verso di me con aria circospetta. «Mi hanno raccontato che mette a frutto il suo talento nascondendosi nei bauli delle amanti quando i mariti ignari tornano a casa.»Le diedi uno schiaffetto sul braccio. «Ma è tremendo!»«Tremendamente scandaloso.» Liza sogghignò. «Si dice che si sia cacciato in qualche guaio qui a bordo. È per questo che lo chiamiamo lo Ierofante,o il Papa: qualcuno lassù deve volergli molto bene, dato che riesce sempre a farla franca!»

Spicca la figura sacerdotale in primo piano con due monaci in basso, di spalle, che ascoltano ciò che il religioso davanti a loro dice. E’ la carta dei tarocchi che allude all’insegnamento. I due monaci sono abbigliati con tuniche a disegni floreali, rose rosse per uno e gigli bianchi per l’altro. I gigli sono la purezza, le rose sono l’amore divino.

Il Papa_In fuga da Houdini
Il Matto_In fuga da Houdini

Andreas, mistico e indovino del Circo al chiaro di luna.

«Spiegami perché lo chiamano il Matto.»
«Perché sostiene di avere uno specchio magico che predice il futuro sentimentale della gente.» Liza scosse la testa. «La cosa triste è che lui ci crede veramente. Gli ho concesso più volte di farmi una lettura, ma non ha mai saputo dirmi chi sarà il mio futuro marito. Tutto ciò che vedevo era la mia immagine distorta e un disgustoso ammasso di ragnatele. Davvero Inquietante, altroché!»
«E perché Mefistofele lo fa lavorare, se non è bravo?»
Liza mi guardò come se avessi pronunciato la madre di tutte le sciocchezze.«I suoi numeri di chiaroveggenza sono tra i più richiesti. C’è sempre un gran viavai nella sua tenda… Accende l’incenso, parla con un sinistro accento bavarese. Inoltre…» mi diede una gomitata nelle costole, «ha un certo fascino.Non è bello da togliere il fiato, però non è uno che passa inosservato.»

Il personaggio è raffigurato in diverse maniere a seconda del mazzo di carte, ma impersona sempre una situazione di movimento, con il suo cagnolino appresso che lo segue in ogni situazione. Indossa un abito variopinto, con un berretto a sonagli simile a quello dei buffoni di corte. Un fagotto con le sue cose ed un bastone che lo aiuta nel suo peregrinare.

L’idea è quella di una persona che cammina senza avere una meta ben precisa. Irrazionalità, stravaganza, incoscienza, caos. L’eterno cercatore, istinto, imprudenza, ribellione, ingenuità sono le condizioni comportamentali a cui si rifà. Allude ad una situazione in cui l’obiettivo principale è rappresentato dalla ricerca della verità e della conoscenza.

Mefistofele, il mago del Circo al chiaro di luna.

Mefistofele riemerse da una nuvola di fumo come un vero e proprio demone. Sorrise sornione alla platea, poi rivolse un cenno a qualcuno dietro le quinte. Al suo comando, il sipario si spalancò e Jian, Liza e Isabella Tornarono di corsa sul palcoscenico, prodigandosi in grandi inchini e pompose riverenze. Il pubblico fischiò e applaudì calorosamente, alcuni dei passeggeri si misero persino a battere i piedi per terra, mentre altri sfilarono i fiori di serra dai vasi e li lanciarono sul palco. Non trovavo la forza di unirmi al loro entusiasmo.
Mi concentrai sul fuoco che ardeva negli occhi del cavaliere. Il mio amico lo aveva terribilmente infastidito, e lui non sembrava il tipo di persona a cui piaceva fare la figura dello stupido. Un muscolo della sua mascella si contrasse quando posò l’attenzione su Thomas.

Quella del Mago è un’immagine decisamente tradizionale nelle piazze medievali d’Italia.

In alcuni mazzi può sembrare il giocoliere, ma non lo è. Soprattutto nei tarocchi marsigliesi dà questa impressione, visto che è raffigurato con un costume quasi da giullare, con un gran cappello in testa, in piedi dietro un tavolo su cui sono appoggiate le coppe, i coltelli ed i dadi. In mano ha una bacchetta.

Questi simboli fra i tarocchi on line rappresentano i quattro elementi, e cioè, nell’ordine, acqua, aria, terra e fuoco.

Il Mago_In fuga da Houdini
L Eremita_In fuga da Houdini

Audrey Rose Wadsworth.

«E se le carte non diranno nulla?»
«Lo faranno. Chiudere gli occhi e concentrarsi su una singola domanda può essere d’aiuto» mi spiegò Andreas. «Come reputate voi stessa e il cammino che avete intrapreso? Soffermatevi solo su questo aspetto, chiudete gli occhi e mescolate. La risposta verrà da sé.»
Ubbidii in preda a una moltitudine di emozioni, tra cui l’imbarazzo.
Era da illusi credere che le carte potessero rivelarmi qualcosa di me stessa che ancora non sapevo. Il fatto di aver pensato che farmi predire il futuro fosse una buona idea era la prova lampante di quanto quello stupido circo avesse annebbiato il mio giudizio. Forse Andreas veniva chiamato il Matto in onore delle persone che riusciva ad attirare nella sua tenda,come la sottoscritta.
All’improvviso, sentii un leggero strattone al centro del petto, una sorta di debole resistenza nel momento in cui volevo passare alla carta successiva.
Spalancai le palpebre. Come diamine era…

Un uomo che si trova sulla cima d’una montagna. Completamente vestito di grigio, un bastone per aiutarsi nel cammino ed una lanterna per vedere questo cammino, per non percorrere la strada al buio.

Thomas James Dorin Cresswell.

Sempre sensibile alla mia presenza, Thomas alzò subito il capo. Una fiammata mi divampò nel petto quando i nostri sguardi si incrociarono.Disse qualcosa allo zio, spinse indietro la sedia e fu al mio fianco in un batter d’occhio, il braccio già teso verso di me. Il cuore palpitò più forte quando avvertii il suo tocco.
«Signore, siete una visione celestiale stasera.» Si mise una mano intorno all’orecchio e inclinò la testa. «Sentite anche voi questo rumore? Credo Siano i cuori di tutte le dame nella sala che si infrangono in mille pezzi. Attente a dove mettete i piedi, non vorrei calpestate i cocci insanguinati.»
Inarcai un sopracciglio. «Dici sul serio? “Cocci insanguinati”?»
«Come puoi biasimarle per essere invidiose? Anch’io sarei follementegeloso di me. In effetti, pensavo proprio di sfidarmi a duello, una volta terminata la cena.» Thomas sorrise e ci accompagnò al tavolo risparmiandoci ulteriori battute. A volte i suoi modi erano così raffinati, così squisitamente regali, che faticano ad accettare di avere di fronte lo stesso giovane a cui tutti avevano dato dell’automa durante le indagini sullo Squartatore.

Gli Amanti sono un trio, un ragazzo in mezzo a due donne, di cui deve sceglierne una. Una è il vizio, l’altra la virtù. Un cupido li sovrasta, pronto a scagliare la sua freccia, ricordandoci che a volte bisogna andare oltre la passione ed il desiderio, ma che tenga in buona considerazione il benessere individuale.

Il primo concetto della carta degli amanti è legato al piacere, oltre che all’amore e ad una scelta. Il giovane uomo è invece la dolcezza.

Gli Amanti_In fuga da Houdini
In fuga da Houdini di Kerri Maniscalco

Dea Mórrígan. Al di là di Borgo Opaco

Dea Mórrígan. Al di là di Borgo Opaco

Ho deciso di partecipare all’evento del nuovo libro di Emanuela, per tante ragioni.

Non tanto per il fatto che la conosca da anni, non tanto per il fatto che ho già letto il suo precedente libro o per il fatto che un micro merito per averla incentivata arrivi anche da me. Ho deciso di leggere questo storia per ciò che racconta.

Prima di parlarvi di ciò che penso della storia, quindi sintonizzatevi nuovamente qui sabato, voglio parlarvi di una divinità che compare in queste pagine.

La Mórrígan (spesso reso senza accenti, Morrigan) è una delle più importanti divinità irlandesi, una delle “furie guerriere” dei miti irlandesi, fortemente associata alla guerra, alla morte e al fato.

Viene descritta come una mutaforma, che ama assumere in particolar modo la forma di corvo o cornacchia, sorvolando i campi di battaglia e divorando i cadaveri o apparendo come una vecchia megera che chiama i guerrieri alla morte.

La sua caratteristica di mutaforma la avvicina alla figura del druido come bardo-stregone, un ruolo che ella stessa assume in alcune storie, intonando canzoni per portare vittoria, praticando la divinazione e prevedendo il futuro.

È legata anche alla fertilità e alla sessualità, e alcune storie le attribuiscono un appetito sessuale insaziabile; ella sedurrebbe i soldati prima della battaglia, e condurrebbe i suoi amanti alla vittoria.

Recita così Wikipedia.

La Mórrígan ha un suo “giorno” propizio, ovvero Samhain (l’inizio della metà oscura dell’anno celtico), e quindi visto che la recensione sarà quel giorno, perché non scegliere proprio lei?

Tra l’altro, il simbolo del corvo mi è molto amico dato che tra le varie figure che mi sono fatta tatuare, c’è proprio un suo teschio.

Si narra che una delle sue varie caratteristiche, fosse anche quella di rapire piccoli bambini per poi allevarli e farli diventare dei grandi guerrieri. Insomma, come prendere seriamente l’arte della guerra.

Rapporto con Macha, Badb e Nemain

La Mórrígan viene frequentemente associata ad altre dee guerriere irlandesi, Macha, Badb e Nemain; questa connessione assume spesso una forma triadica, in cui tre di queste quattro dee formano una triade chiamata “Morrígna” (che è il plurale di Mórrígan). Tuttavia, sebbene nella mitologia celtica fosse comune avere triadi di personaggi, specialmente tra quelli femminili, la Morrigan e le altre tre dee presentano una situazione particolare: la Mórrígan è sorella di Macha e Badb, in quanto tutte figlie di Fiacha mac Delbaíth, ma questa triade viene spezzata dal fatto che Macha muore per mano di Balor nella seconda battaglia di Mag Tuire. Alcune fonti sopperiscono a questa mancanza sostituendo Macha con Nemain.

È possibile che, originariamente, vi fosse effettivamente una triade divina, con cui è stata in seguito fatta confusione; è altresì possibile che la Mórrígan e la Morrígna siano la stessa cosa e che le quattro dee, che non appaiono mai contemporaneamente in alcuna scena, fossero in origine una sola figura, con Badb (“corvo della battaglia”), Macha (sempre “corvo”) e Nemain (“panico” o “furia”) quali attributi della Mórrígan. Va inoltre notato che, nel Lebor Gabála Érenn, la Mórrígan è identificata anche con Anann, una dea madre citata anche nel Sanas Cormaic.

Non è una figura che conosco benissimo, pur avendo qualche nozione non mi sono mai addentrata molto nella sua storia.

Si, lo so cosa state pensando; ti sei fatta pittare la pelle in modo indelebile con una cosa che nemmeno conosci? Sni.

Trovo che la Mórrígan sia una figura controversa, e che possa esser raccontata in modi diversi. Quello che mi affascinava della sua figura, era un pò il legame con la mitologia norrena e al fatto che Odino avesse due corvi messaggeri.

Hugin, che simboleggiava il pensiero, e Munin, che rappresentava la memoria.

C’è anche un credo, dove vedono i corvi come una rappresentazione delle Valchirie. Donne guerriere e valorose che in questa forma raccoglievano le anime dei morti. Torniamo quindi alla guerra e in qualche modo alla dea Morrigan.

Amo quindi la figura complessa e misteriosa di questa figura, che Emanuela ha voluto citare nella sua storia.

«In questa realtà le streghe non sono ben viste. Credono che siamo portatrici di sventure e maledizioni e penso che quel cancello in effetti abbia un problema alla serratura: rimane sempre aperto» rispose Metelaine, con naturalezza.«In questa realtà le streghe non sono ben viste. Credono che siamo portatrici di sventure e maledizioni e penso che quel cancello in effetti abbia un problema alla serratura: rimane sempre aperto» rispose Metelaine, con naturalezza.
«Perché la nonna non fa nulla per fermarli?»
«Oh, ma certo che li ferma!»
E nello stesso istante Moon vide uno stormo di corvi scendere in picchiata sui ragazzi e iniziare a beccare le loro teste.
«Visto? Te l’avevo detto che li avrebbe fermati…» sorrise Metelaine.
Moon non poteva crederci: nella sua realtà la nonna non avrebbe mai invocato la Dea Morrigan per vendicarsi su degli esseri umani.

Ariel. Il giorno dopo il lieto fine

Ariel. Il giorno dopo il lieto fine

Partiamo con una premessa grande quanto l’oceano, giusto per mettere in chiaro le cose; conosco Alice Chimera da qualche anno e anche se non la capisco sempre, ormai certi lati del suo carattere non mi sono nuovi.

Però.

Però.

Il giorno dopo il lieto fine, che altri non è che il vecchio Infelici e scontenti, mi impressiona sempre. Trovo sempre spettacolare il modo in cui è riuscita a dar voce a questi finali alternativi, di storie che tutti abbiamo imparato ad amare (più o meno).

Circa quattro anni fa, ve ne parlavo in una recensione e successivamente, mi ero soffermata sul personaggio di Alice ma oggi, dato che sono polla, mi sposto su una principessa che non ho mai del tutto apprezzato.

Ariel, la principessa che cambia tutto di se stessa, per poter inseguire il suo amore terreno.

Più o meno tutti conosciamo il classico Disney, uscito nel 1989.

La principessa dei mari, minorenne, un po indisciplinata e con una passione per i manufatti umani, durante una tempesta salva un bel marinaio che è caduto dal suo vascello. Com’è normale che sia, la giovane ne è innamorata ma lui, la vede giusto di sfuggita e notando la coda, immagina di aver preso una bella botta in testa.

I due mondi sono incompatibili ma, grazie ad un patto siglato con la “magia nera”, la giovane potrà avere una possibilità di corteggiarlo e coronare così il suo sogno. In cambio delle gambe, per stare in superficie, cederà la sua voce.

Vi risparmio il tira e molla della situazione, perchè visto un cartone Disneyano, il resto della storia non cambia rispetto agli altri.

Dopo i sei anni, questa storia mi è parsa sempre più assurda. Però lo ammetto, il disincanto è arrivato quando mi è balzata in mente una domanda topica “ma è veramente necessario cambiarsi, per un uomo?“. Il brutto della Disney vecchiotta, è che ogni ragazza deve adeguarsi alla nuova condizione di vita o deve annullarsi, per essere amata dal principe azzurro. Belle che si innamora del suo aguzzino, Biancaneve che sposa un tizio che bacia ragazze morte, Ariel che baratta la sua coda per uno che continuerà a mangiar pesce. In molti film, sono pochissimi gli uomini che si mettono in gioco. Per quanto io sia ben favorevole alla crescita e al mutamento, da sempre ho pensato che il lavoro dovesse esser fatto da tutti e due.

Chimera ha dato voce al dubbio di molti, andando oltre al “e vissero felici e contenti”.

Come ho detto sopra, Ariel è una sirena e come tale, appartiene al popolo marino mentre Eric è un normale umano. L’unione di due mondi così differenti, non può esser completamente idilliaco perchè è vero che adesso lei ha due gambe ma, il suo apparato? Com’è ovvio, non vi svelo come andrà a finire (MALE, come dice sempre Barbascura) ma, il dramma che si compie è rivolto ad un futuro erede.

Comunque sia, c’è un secondo dettaglio che vorrei portare alla vostra attenzione; la vera storia.

La fiaba originale, venne scritta da Andersen (qui wikipedia).

Molto più cruenta, la vera differenza tra le due storie è che Ariel in origine se avesse fallito, avrebbe dovuto uccidere il suo grande amore oppure, sarebbe morta lei. Mi rendo conto che messa così, i bambini di oggi l’avrebbero apprezzata meno e molto spesso, nemmeno capita ma siamo sicuri che Disney, abbia fatto di meglio?

Vi lascio comunque con una domanda topica, qual è la principessa Disney che meno avete apprezzato?

Playlist. Dormire in un mare di stelle

Playlist. Dormire in un mare di stelle

Dormire in un mare di stelle è la nuova “fatica” di Christopher Paolini.

Per chi non se lo ricordasse, lui è il papà di Eragon e di tutti i suoi prolissi seguiti. Questo nuova storia, teoricamente pubblicata in un unico volume ma portata qui e suddivisa in due, ci porta in uno spazio immenso e ancora costellato di misteri. E minacce.

Il primo di ottobre potrò parlarvi liberamente di questo libro ma oggi, ricopro le vesti di consigliera, nel campo musicale.

 

Un po come qualche settimana fa, ho deciso di proporvi qualcosa da ascoltare prima/durante/dopo una volta presa coscienza di questa uscita.

Il mio arsenale è oggettivamente grande, soprattutto in campo musicale dato che sazio tantissimo e i brani strumentali sono i miei preferiti. Eppure, per questa occasione, volevo prima di tutto cercare qualcosa di particolare e magari, vedere se qualcuno aveva creato una traccia specifica.

Non ne sono rimasta delusa.

Prima di lasciarvi a quello che ho trovato, vorrei proporvi altri audio da ascoltare che vi faranno venire l’ansia. Lo so, non dovrei alimentare questa cosa e ovviamente, non avendo letto il libro ancora non sapete dove voglio andare a parare.

Immaginatevi immersi nello spazio, in balia del nulla, perduti e soli.

Immaginatevi mentre fluttuate un pò confusi, circondati da questi rumori qui. Affascinante, mentre sono seduta a casa mia ma agghiacciante, se fossi veramente lì. La NASA poi, alimenta tutto questo con una spettacolare registrazione qui. Questa è roba completamente vera!

Se poi, siete amanti dell’ASMR allora non potete perdervi questo video, da ascoltare rigorosamente a letto con le cuffie buone. qui

 

Come promesso, vi lascio tre link di brani ispirati al libro, che io ho già iniziato ad ascoltare in loop.

The Fractalverse – Idealis – Varunastra

QUINTO CERCHIO: iracondi e accidiosi: canto VII, VIII e IX

Dante Alighieri, è stato un poeta, scrittore e politico italiano.

A partire dal XX secolo e nei primi anni del XXI, è entrato a far parte della cultura di massa, ed è stato stabilito dal governo e dal parlamento che il 25 marzo sia il giorno finalizzato al culto di Dante, istituendo dal 2020 il cosiddetto Dantedì.

Inferno di Dante Demoni Inferno di Dante Inferno di Dante Mostro

Oggi, in un certo qual modo, stiamo festeggiando un personalissimo Dantedì. No, non vi proporrei mai la recensione della Divina Commedia, perché detto tra di noi, non ho le competenze per rendere giustizia ad un’opera del genere.

Però, come vi ho già accennato QUI, insieme ad un gruppo di Blogger abbiamo deciso di fare degli approfondimenti sulla nuova edizione, edita da Mondadori.

Come si può immaginare, arrivare ad architettare tutto in modo corretto, non è stato facile e il lavoro che abbiamo svolto, ci ha portato a seguire un percorso spinoso. Ma di cosa vi parlerò oggi?

   Or discendiamo omai a maggior pieta; già ogne stella cade che saliva quand’ io mi mossi, e ’l troppo star si vieta».    Noi ricidemmo il cerchio a l’altra riva sovr’ una fonte che bolle e riversa per un fossato che da lei deriva.    L’acqua era buia assai più che persa; e noi, in compagnia de l’onde bige, intrammo giù per una via diversa.    In la palude va c’ha nome Stige questo tristo ruscel, quand’ è disceso al piè de le maligne piagge grige.    E io, che di mirare stava inteso, vidi genti fangose in quel pantano, ignude tutte, con sembiante offeso.    Queste si percotean non pur con mano, ma con la testa e col petto e coi piedi, troncandosi co’ denti a brano a brano.    Lo buon maestro disse: «Figlio, or vedi l’anime di color cui vinse l’ira; e anche vo’ che tu per certo credi che sotto l’acqua è gente che sospira, e fanno pullular quest’ acqua al summo, come l’occhio ti dice, u’ che s’aggira.    Fitti nel limo dicon: “Tristi fummo ne l’aere dolce che dal sol s’allegra, portando dentro accidïoso fummo: or ci attristiam ne la belletta negra”.    Quest’ inno si gorgoglian ne la strozza, ché dir nol posson con parola integra».    Così girammo de la lorda pozza grand’ arco, tra la ripa secca e ’l mézzo, con li occhi vòlti a chi del fango ingozza.    Venimmo al piè d’una torre al da sezzo.

Inferno di Dante Iracondi

Ho scelto il quinto girone, quello dedicato agli Iracondi e gli Accidiosi.

Ecco, devo ammettere che non sono un pozzo di scienza, e fino agli Iracondi non ho avuto problemi nel capire di chi stessimo parlando ma, per gli Accidiosi… beh, ho cercato il significato su Wikipedia.

“L’accidia o acedia è l’avversione all’operare, mista a noia e indifferenza.”

Quindi, il sunto dei sunti (o il bigino del bigino) è che Dante, in questo caso condanna “Uno esplode nella violenza, cercando di distruggere tutto, l’altro si autocommisera, finendo per distruggere se stesso.” e se ben ci pensiamo, questi due comportamenti sono ancora molto presenti ai giorni nostri.

In molti ambiti, lavorativi e relazionali, questi comportamenti vanno a braccetto.

Basti pensare ad un Capo molto irascibile che non si cura di chi lo circonda e al galoppino che subisce, conscio di subire un torto ma che non cerca di trovar rimedio.

Oppure, nell’equilibrio di una coppia, possiamo trovare un carattere molto forte e violento (che la cronaca ama definire “passionale”) che tiene sotto di sé un animo più chiuso, quasi apatico verso la vita.

O ancora, un filone politico che crede nel “solo ripagando il torto con la stessa moneta, si può lavare l’onta subita” rispetto agli oppositori (ma non sempre) che pur avendo un’opinione diversa, osservano lo sfacelo che si compie davanti ai loro occhi, convinti che anche intervenendo non riuscirebbero a cambiar le cose a lungo termine.

Gli Iracondi, che vengono posti nella parte alta del fiume Stige mentre si scontrano tra di loro in malo modo e son spogli dei loro vestiti, ad oggi in alcuni ambiti sono figure osannate, approvate dal popolo e spesso, giustificate dall’opinione pubblica.

Come accennavo sopra, quelli che ricadrebbero in quel girone, sono prettamente persone che decidono di seguire un certo stato d’animo.

«Non tramonti il sole sopra la vostra ira»

Nella psicologia, provare dei sentimenti negativi come l’odio, non è di per sé una cosa nociva. Siamo esseri umani e come tali, ci è impossibile rimaner puri sotto ogni punto di vista. Per una piccola parte però, è il sentimento giusto per trovare lo slancio e arrivare a migliorarsi e concentrarsi su sé stessi ma, quando si rimane ingabbiati dentro quel sentimento, quando diventa uno stile di vita, allora se ne diventa irrimediabilmente schiavi.

Distruzione di chi ti circonda, invidia per le cose altrui, odio verso una cultura o una ideologia.

Negli ultimi anni, con l’avvento dei molti social, questo sentimento sembra essersi quadruplicato. Un tempo, quando la comunicazione era limitata e l’opinione pubblica era circoscritta al luogo in cui si viveva, certi modi di fare venivano arginati e sedati con l’ausilio della religione (anche se nel corso del tempo ha perso “potere”) e/o la legge (nell’imaginario attuale, per la maggior parte del tempo viene spesso vista come una giustizia impari e corrotta). Non che si vivesse in un periodo di grande amore, tutt’altro, ma tante cose venivano nascoste “sotto il tappeto” perché considerate un’onta di famiglia. Certo, i casi di odio non mancavano.

Oggi comunque, dato che internet è diventato usufruibile in modo semplice e veloce, al poso di esser sempre un mezzo vantaggioso, si è rivelata un’arma a doppio taglio.

In alcuni casi, per una questione di privacy o per il semplice fatto che non ci si è mai posto il problema, si può interagire con altri utenti nel completo anonimato e senza esser rintracciabili (es. telegram). Così, far circolare commenti pieni di astio o notizie con incitamento all’odio (magari su basi di eventi falsi) è molto più semplice, e visto che il bacino d’utenza è molto ampio, dato che adesso quasi tutto il mondo può interagire in modo simultaneo, molti pensieri trovano terreno fertile. Com’è comprensibile, non essendo tutti uguali, certe persone sono meno pericolose di altre. Mentre da un lato magari abbiamo il razzista che scende in piazza e picchia il mal capitato di turno, dall’altra abbiamo il commentatore folle, che lo applaude e lo incita a proseguire, tranquillo del fatto che tanto, non subirà alcuna ripercussione.

Appena sotto agli Iracondi, nel fiume Stige abbiamo anche gli Accidiosi, coloro che in vita hanno vissuto subendo ogni evento.

Tommaso d’Aquino, definisce questa condizione come «tristezza profonda, che deprime l’animo dell’uomo al punto che non desidera più fare niente».

Ci sono molti pensieri contrastanti in questo senso. Chi sono alla fine, i peccatori di questo girone e perché non è facile incasellarli?

“Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (WHO, in inglese World Health Organization ovvero WHO) la depressione colpisce 322 milioni di persone nel mondo e, quindi, è un’importante causa di disabilità planetaria, con un aumento del 18% di depressi stimato tra il 2005 e il 2015.” Quindi, dovremmo esser tutti dei peccatori?

Come per il sentimento dell’Ira, anche in questo caso Dante voleva far passare il messaggio che essere “accidiosi” è un peccato solo quando è una scelta.

Una persona che soffre di depressione, che si sminuisce perché non ha fiducia in sé stesso, è solo una persona problematica che andrebbe seguita e aiutata (un tempo, queste persone venivano rinchiuse per esser curate mentre oggi, spesso vengono lasciate in balia dei propri problemi e sminuiti, perché scambiati come semplici nullafacenti o bisognosi di attenzioni). Invece, avete presente il galoppino di prima, che non fa nulla per migliorare la sua situazione? Ecco, un Accidioso è colui che si “siede” e vive dentro di sé una rabbia muta e al di fuori, subisce passivamente.

Qui troviamo le persone in gabbia, a cui è stata aperta la porta ma che sono così abituate alla loro condizione svantaggiosa che non escono, non abbandonano ciò che conoscono e che più comunamente parlando, passano da Vittime volontarie a Carnefici, facendo soffrire chiunque si avvicini.

Rimanendo in parallelo con gli Iracondi, dato che Dante li mette in coppia e li pone uno sopra l’altro, gli Accidiosi sono gli utenti social che osservano tutto ma non agiscono, non prendono una posizione. Un po’ come il detto “Tengo famigliaè infatti utilizzata, anche come “frase a effetto”, per indicare la giustificazione in base alla quale l’ethos di un individuo, di un’intera società, o di un suo sottoinsieme, è un alibi in grado di neutralizzare, giustificare o accettare alcuni comportamenti (azioni, ma anche omissioni) che sarebbero altrimenti moralmente disdicevoli, o ignobili, o perfino fortemente devianti. La frase considerata emblematica di una sorta di “vizio morale” che prospera in Italia (ma anche altrove) che comporta lo scendere a patti con la propria coscienza, l’indulgere al fatalismo della “compromissione” morale (e non di un altrimenti legittimo “compromesso”), in ossequio a “ipotetiche istanze superiori”.

Prendetevi quindi un momento per guardarvi dentro, fate un respiro profondo e datevi per una volta alla meditazione. Volete veramente passare l’eternità a viver male? Tra l’esser con il naso a fior di melma, litigando con il vostro vicino senza distanze di sicurezza o l’esser sul fondo, a sopportare sulle vostre spalle gente che non sta mai ferma? Vale la pena vivere adesso senza regole, con la quasi sicurezza che lo stato non farà nulla, per poi pentirvene dopo? Ricordiamoci che Dante, per un torto subito o che considerava tale, ha creato dei gironi per questi soggetti.

Dovremmo sperare di non vivere nella stessa epoca di una persona così, o almeno, di non incontrarlo mai per non correre il rischio di rimaner nella sua memoria. Ma si sa che la sfiga ci vede benissimo.