Aba è un personaggio molto attento all’osservazione della procedura nell’ambito del suo lavoro, ma allo stesso tempo, è molto rigorosa anche al rituale nel privato. Quanto tempo hai dedicato alla costruzione del personaggio, per far si che tra procedure e rituali riuscissero a coesistere e risultare reali?
Questo libro riguarda il personaggio, il titolo stesso è centratissimo: questo libro è su una donna. Potrebbe essere una storia d’amore dell’800, potrebbe essere ambientato su un’astronave ma ho deciso di creare una spy story che è comunque solo uno sfondo. Aba è costretta a vivere due vite diverse: da un lato la vita della normalità, quella in cui vive gli affetti, e dall’altra, quella di avere un lavoro complicato e riuscire a tenere in bilico entrambe le cose. Cosa che fanno moltissime donne. La sua particolarità è che il suo lavoro è un po’ più complicato e soprattutto segreto. Ed essendo segreto per lei le procedure e i rituali diventano fondamentali. Non può comunicare a nessuno quello che fa e il rituale è un po’ una barriera di sicurezza che in qualche modo rende credibile il suo essere “normale”. Le procedure che cosa sono? Nei servizi segreti, un posto estremamente gerarchico, ci sono delle procedure che vanno seguite. La procedura non sempre segue la tua etica personale e finché vanno in parallelo, non si creano problemi. Ma in questo libro, a un certo punto, procedure e ritualità arrivano al collasso.
E quanto nella tua vita personale hanno importanza i rituali e le procedure?
Sono ingegnere, tutto quello che è consequenzialità fa parte del mio pensare. Le procedure, dal mio punto di vista, sono una cosa che mi aiutano sempre ma non quando devo scrivere qualcosa, perchè a quel punto mi si impone di uscirci. Quando si scrive un giallo o una spy story, c’è sempre un’azione a cui corrisponde una reazione e questa dinamica è un po’ la procedura. La procedura che poi si scontra con la realtà dei personaggi, perchè per trama dovrebbero fare una determinata cosa, ma tu sai che a quel personaggio non va di farla e allora devi cambiare tutto perchè non puoi forzare un’azione, perchè si vede.
Aba è ispirata a qualche persona? Hai sempre avuto in mente di creare un personaggio femminile?
Aba è la mia forma di ribellione all’immagine della donna della televisione e del cinema dove tutto ciò che è donna è sentimenti e io non volevo fare una donna sentimentale. La cosa che mi disturba di più è il modello con cui, sia letterariamente ma ancora di più cinematograficamente si continua a banalizzare la donna. La donna non sta sempre lì a piangere e cucinare come in certe serie televisive, e Aba è la mia sfida.
Le donne sono perfettamente in grado di essere razionali, lucide, precise, fredde, determinata quanto e più di un uomo.
È un romanzo molto documentato, quanto tempo ci hai messo a documentarti sui servizi segreti e sul terrorismo islamico per riuscire a rendere questo libro così credibile?
I servizi segreti per loro natura sono segreti, quindi per scrivere un libro credibile su di loro è necessaria la loro collaborazione. Mi hanno aiutato sia sulle procedure interne ma anche per entrare meglio in alcuni meccanismi riguardati il terrorismo islamico.
Aba si occupa di gestire gli infiltrarti nelle mosche italiane, un’occupazione davvero difficile perché devi trovare qualcuno già all’interno della moschea e portarla dalla tua parte.
C’è un aspetto di conoscenza tecnica e uno di conoscenza dell’ambiente e dei libici, perchè io lì ci sono nato. Ho ancora amici che vivono a Tripoli, a Misurata e a Bengasi con cui parlo regolarmente e so da loro qual è la situazione.
Che cosa ti ha spinto a scrivere realmente?
A 16 anni ho mandato a uno dei più grandi giornalisti italiani alcuni articoli su come il calcio in Libia era l’unico strumento di integrazione tra i libici e gli italiani. Pensando che non mi avrebbero mai risposto e, invece, è arrivata una telefonata in cui mi dissero che scrivevo molto bene e che avrebbero pubblicato i miei articoli, pagandomi! Ho sempre avuto una passione per la scrittura, nata anche dalla passione per la lettura. Ho sempre letto tantissimo e quando tornavo da scuola avevo un sacco di tempo libero che impiegavo leggendo.
Poi sono diventato ingegnere e nel mio lavoro, viaggiando ho sempre raccolto un sacco di idee. Però tra una storia in testa e una storia scritta ci passa davvero tantissimo tempo. Vi racconto un fatto: non ho mai avuto problemi a dormire fino a quando non ho iniziato a lavorare per una delle maggiori società che gestiscono le slot machine e mi sono ritrovato ad avere a che fare con la malavita. Così ho iniziato a non dormire la notte, e nel 2009, dopo anni che avevo in mente La trilogia del Male mi sono ritrovato a scrivere quando non dormivo.
Ringrazio di cuore la Longanesi per avermi permesso di incontrare e conoscere Roberto Costantini. Trovo che la sua missione nel riscrivere la figura femminile, uscendo dai canoni odierni, sia molto difficile ma anche estremamente coraggiosa e per questo, merita molto rispetto.
Intanto, per i lettori che si erano innamorati di Balisreri, è stata lanciata una sfida. In questo nuovo libro, c’è un vecchio personaggio e per la persona che saprà scovarlo, ci sarà un premio! Forse una copia cartacea o magari, una cena direttamente con l’Autore.
Curiosi?