Sankta Alina della Falglia|Le vite dei Santi

Sankta Alina della Falglia|Le vite dei Santi

Partiamo subito dal fatto che a me, la Bardugo, non piace.

Non ho assolutamente amato La nona casa e del mondo di GrishaVerse sinceramente non mi ci trovo. Avevo provato a leggere il primo volume ma non sono riuscita a superare lo scoglio, così come la serie televisiva. Non posso dire che la Bardugo non abbia fantasia e non mi azzardo a dire che non sia una brava scrittrice, semplicemente sono io che non ho un buon rapporto con chi è troppo lento e descrittivo (non rinfacciatemi King, vi prego).

Eppure, quando ho visto l’uscita di questo libro, mi ci sono fiondata.

Tra le varie cose che mi piacciono, ho scoperto da pochi anni che apprezzo in modo impressionante le storie brevi. Non tutti le sanno sfruttare bene, però, se si trova la persona giusta, potrebbero rivelarsi dei veri e propri gioielli. Ho quindi pensato che Le vite dei Santi, meritavano una possibilità anche perché sono “fiabe popolari” (sarebbero le storie dei martiri e dei santi, io però sono atea a quindi le vedo più come fiabe e basta) e in loro, c’è una magia potente.

Ci sono ventotto capitoli, dove vengono trattate storie diverse e alcune, abbastanza conosciute da chi ha letto i libri e/o visto la serie televisiva. Tra tutti, io ho scelto di puntare su Sankta Alina della Faglia, che è a conti fatti, la protagonista del mondo di Grishaverse.

Ho scelto bene ma anche no.

La santa in questione, patrona degli orfani e delle persone con talenti nascosti, risponde alla preghiera di aiuto della piccola Klava. Non posso dirvi il motivo dell’intervento e nemmeno se la cosa abbia portato ad un risvolto positivo, rischierei uno spoiler che magari non è gradito, ma posso dirvi cosa mi ha ricordato.

Sto per fare un parallelismo un tantino tirato, sicuramente fuori contesto, però devo.

Se mai vi dovessero chiedere quale manga scegliere da leggere, voi dite The promised Neverland. Se vi sono piaciuti i libri dell’autrice, non potete non provare questa veloce saga che di canonico non ha veramente nulla. Mi è balzata in mente perché in Sankta Alina della Faglia c’è una nobildonna che ha dei comportamenti simili alle “mamme” del manga.

Tornando a noi, Sankta Alina è stata una scelta un pò azzardata, perchè non ricordavo molto della trama di Tenebre e Ossa.

Ho scelto bene perchè anche se è stata una lettura veloce, mi ha colpito molto e con le sue note un pò cupe, mi ha ricordato un pò di storie che leggevo da bambina. Diciamo che è stato un salto nei ricordi, che non guasta mai.

Ho però scelto male, perchè Sankta Alina è Alina Starkov, la protagonista. Ora, non amo in maniera particolare fossilizzarmi sulle simpatie o meno dei personaggi però, meno la vedo e meglio sto. C’è da dire però, che Alina è effettivamente un personaggio ricco di sfaccettature.

“Alina was born in a settlement in Dva Stolba along the southern border with Shu Han. Like Mal, Alina’s family was most likely killed during the Border Wars. She spent most of her childhood in Keramzin before being taken to Duke Keramsov’s estate orphanage.

In Duke Keramsov’s orphanage, Alina and Mal are tested by Grisha examiners, but they display no sign of Grisha abilities. When she turns sixteen, Alina and Mal train as soldiers of the First Army at the military post in Poliznaya. Alina becomes a junior cartographer’s assistant and Mal becomes a tracker.

A year later, Alina and Mal’s regiments both end up in Kribirsk to cross the Shadow Fold together in a Sandskiff. During the crossing, they get attacked by volcra. Many soldiers die and Mal is almost killed. Before they get attacked again, Alina suddenly lets out a burst of light that kills the volcra in order to save Mal. The skiff makes it back to Kribirsk and Alina is then brought in to be questioned of the event by the Darkling. After the different survivors’ stories are told, Alina is then accused of being a Sun Summoner. The Darkling uses his shadow summoner powers to confirm that she is a Sun Summoner, a type of Grisha that had been thought to be extinct. The Darkling then immediately arranges for Alina to be brought to the Little Palace in Os Alta for safety.”

fonte

 

Capiamo quindi che Alina non ha avuto vita facile e proprio perchè sa cosa vuol dire vivere in un orfanotrofio, per mille vicissitudini ne diventa protrettrice. Il titolo comunque gli viene conferito dall’Apparat, il consigliere spirituale del re di Ravka. Il titolo è stato reso ufficiale nella chiesa di Ravkan ed è diventata la quattordicesima santa.

Menzione d’onore alle illustrazioni presenti nel volume (volume che comunque compare nella trilogia e che viene custodito proprio da Alina) che sono tutte estremamente belle e che vorrei poter appendere in studio. Insomma, una gioia per gli occhi!

Sankta Alina della Falglia_Le vite dei santi
Dress code rosso sangue

Dress code rosso sangue

Dress code rosso sangue di Marina Di Guardo
  • Personaggi 70% 70%
  • Worldbuilding 75% 75%
  • Fluidità 70% 70%
  • Cover 60% 60%
  • E il finale 70% 70%

Dress code rosso sangue

Recensione: Cecilia Carboni è una giovane ragazza che per seguire il suo sogno, dopo anni di più o meno fini maltrattamenti psicologici, accetta quasi di buon cuore il fatto che il padre la ripudi. D’altronde, come rifiutare l’opportunità di lavorare nello showroom di Sartori?

Dopo un anno dalla sua decisione, non cambierebbe nulla.
Certo, la vita è dura e spietata nel mondo della moda e il fatto che il suo fidanzato sia un fidato collaboratore del padre non è sempre semplice, ma il suo piccolo appartamento, la posizione lavorativa e l’amicizia con Franco Sartori, ripagano tutti i rodimenti di fegato vissuti.

Fino al giorno della tragica scoperta.

Francesco viene trovato morto in un luogo abbandonato, e cosa ancora più sconvolgente, sembra che abbia partecipato ad un rito satanico. Cosa ci faceva con gente del genere? Certo, la sua vita privata era effettivamente privata e non si può mai dire di conoscer veramente qualcuno, però Cecilia è fermamente convinta del fatto che lui non fosse un satanista. Decide quindi di volerci veder chiaro ed insieme al suo amico fidato di vecchia data, in barba al fatto che non ha nessun tipo di competenze in merito, indagherà.

Quale sarà il costo da pagare, per la ricerca della verità?

I thriller mi piacciono molto, però sono estremamente esigente. Ne leggo molti, non mi faccio fermare dalla cover non esattamente allettante o dalla trama non proprio ficcante però, solo pochi mi piacciono. Sono solita dividerli in tre categorie (personalissime), in modo da capire se vale la pena consigliarne la lettura o meno. Ci sono quelli alla “Prapapappo”, ovvero quella lettura un po’ troppo esageratamente assurda, che fa solo ridere; Ci sono quelli “da cesso” (non vedo al mare, quindi ho la mia personalissima categoria), che sono quelli leggeri che non impegnano troppo ma che ti fanno passare del buon tempo; Ci sono quelli delle “due di notte”, il top dei top che si fanno leggere anche a tarda ora, anche se il giorno dopo pagheremo caro il non aver dormito. Ecco, Dress Code Rosso Sangue, è un libro “da cesso”.

Si, lo so che il nome della categoria non è dei migliori e per venire in contro a questa cosa, solo per oggi dirò che è un libro “da ombrellone”.

Dress code è il primo libro che leggo di Marina Di Guardo, non sapevo quindi cosa mi sarei trovata tra le mani.

Devo dire che ho apprezzato la fluidità della storia, visto che ho letto tutto in meno di tre giorni.

Mi è piaciuta abbastanza la figura di Cecilia, perché anche se è molto giovane e anche se è cresciuta in un ambiente tossico, ha un cuore buonissimo. Per inseguire la sua passione per la moda, lascia un lavoro solido e affronta un padre padrone, incurante del fatto che le possano venir tolti anche i soldi di famiglia. Non le importa se il fidanzato non approva la scelta, lei andrà comunque a lavorare in quello showroom e dimostrerà a tutti la sua vocazione. Non si farà nemmeno piegare da Georgette Lazare, direttrice dello showroom, che minacciata dalla bravura della ragazza, trova sempre un pretesto per farle la ramanzina. Nulla sembra rallentarla e rimarrà sempre gentile e disponibile con tutti.

Mi è piaciuta anche la nota del satanismo, perché in fondo sono un po’ sadica e cerco sempre una parte oscura della vita umana. Quello che più mi “affascina” di questo settore, è la vastità culturale. Esistono vari tipi di sette sataniche; Satanismo occultista, Satanismo razionalista (o ateo), Satanismo spirituale (o teista), Satanismo gnostico, Satanismo luciferiano, Satanismo acido. Wikipedia è un grande alleato per saperne di più. Impossibile non simpatizzare con il razionalista, che alla fine vede satana solo come una figura ribelle verso i cristiani ma ovviamente, non è la categoria che troverete in queste pagine. Il punto è che se fatto bene, il satanismo aggiunge quella nota dark che tanto piace al lettore, senza però entrare troppo nel mistico. C’è da dire anche una cosa, la moda ha un lato oscuro molto marcato. Noi vediamo la parte brillante e soave di tutto ma c’è una guerra spietata dentro e vi dirò che si sposa abbastanza bene con satana. Anche solo per i più folli, che vendono la propria anima per l’eterna giovinezza (e quindi gloria infinita). 

Mi sono piaciute anche note morali trattate da Cecilia, come l’omofobia e l’amore per la famiglia e per sé stessi.

Però.

C’è una cosa che non apprezzerò mai.

I libri sono un mezzo perfetto per raccontare qualsiasi cosa, molti autori si prendono delle “licenze poetiche” perché tanto non è la vita reale, però non sempre la cosa riesce ad amalgamarsi bene.

Il fatto che Cecilia decida di indagare da sé, per me non è un’opzione nemmeno lontanamente credibile. Perché non è una decisione presa insieme al detective Rapisarda, lo decide per conto suo solo perché vuole difendere la memoria dell’amico assassinato e scoprire la verità, dando un po’ per scontato che gli altri non sappiano fare bene il loro lavoro o che possano esser corrotti da chissà chi. Certo, le collaborazioni possono esserci e ovviamente la gente sarà più tranquilla a parlare con una persona comune piuttosto che con la polizia, però non avendo nessun tipo di esperienza, la possibilità di far errori è terribilmente alta e anche intralciare le indagini, non è un dettaglio così remoto.

Questa licenza la vedo fin troppo spesso, e mai la trovo accettabile.

Come detto, non è un libro top, però è stato piacevole da leggere.

INFO

Autore: Marina Di Guardo
Pagine: 324
Prezzo: € 18.50
Uscita: 19/10/2021
Genere: Thriller
Casa Editrice: Mondadori

TRAMA

Cecilia Carboni ha venticinque anni e per buona parte della vita si è ritrovata a seguire, suo malgrado, i diktat imposti dal padre Alberto, uno dei più quotati avvocati milanesi. Proprio per volere suo, si è laureata in Giurisprudenza e ha iniziato il praticantato nello studio legale di famiglia. Il suo futuro sembra già delineato, quando un giorno le viene rivolta una proposta allettante: lavorare nel prestigioso showroom di Franco Sartori, uno degli stilisti più celebri al mondo. Lei, da sempre appassionata di moda, per una volta non ha esitazioni, e sceglie di darsi finalmente la possibilità di decidere da sola della propria vita, senza tener conto del parere degli altri, compreso quello del fidanzato Andrea, avvocato a sua volta e collaboratore di Alberto. La scelta si rivela azzeccata: Cecilia è brava, chiude contratti importanti, tanto che brucia le tappe, fino ad assumere un ruolo di rilievo alla Maison Sartori, nonostante Georgette Lazare, direttrice dello showroom, le remi contro. Ma il destino ha in serbo per lei amare sorprese. Franco Sartori viene trovato assassinato in un cascinale in rovina. È chiuso in una custodia di seta dei suoi abiti da sera, ha una croce rovesciata incisa sul petto e, circostanza ancora più sconvolgente, il suo corpo è collocato dietro una sorta di altare allestito con gli inconfondibili elementi di una messa nera. Per Cecilia è l’inizio di una caduta verticale agli inferi. Sono le convulse settimane delle vendite primaverili, e lo showroom si popola non solo di clienti, ma anche di poliziotti, misteri, segreti insospettabili e purtroppo anche di nuove vittime, ancora in contesti inquietanti. Chi c’è dietro gli omicidi? E se fosse proprio Cecilia la prossima nella lista? L’abisso è pronto a inghiottirla, svelando verità che mai avrebbe immaginato.

Murder ballads [ANTEPRIMA]

Murder ballads [ANTEPRIMA]

Murder ballads di Micol Arianna Beltramini
  • Personaggi 70% 70%
  • Worldbuilding 70% 70%
  • Fluidità 70% 70%
  • Cover 80% 80%
  • E il finale 65% 65%

Murder ballads [ANTEPRIMA]

Recensione: Murder ballads è una raccolta di storie macabre e di assassini.
Nella nuova uscita di Mondadori, ne sono raccolte 5, e illustrate da Daniele Serra. Sono storie vere, al limite con la leggenda e la fantasia, sono fiabe oscure che spesso venivano lette ai bambini prima di andare a dormire (che poi, dormivano veramente dopo?).

Bambini nel bosco.
Racconta la storia di due orfanelli, affidati alle cure dello zio che però, accecato dall’avidità, assume due assassini per ucciderli e appropriarsi così della loro eredità. Un uomo però, dal cuore non troppo di pietra, decide di lasciarli vivere nel bosco e di uccidere il compare, ma questa bella azione, alla lunga risulterà inutile. Da lì, non usciranno più.
La storia ha un fondo di realtà, anche perché è sempre molto difficile capire come siano andate realmente le cose. Furono probabilmente i primi a morire in quel bosco, sicuro però ci furono altre tragedie negli anni a venire. Qualcuno sostiene che si possano sentire ancora gli spiriti dei due fratelli, ma come per ogni storia, oltre ad una parte di realtà, c’è anche una parte estremamente esagerata.
Mi ha ricordato un po’ la storia di Biancaneve, con ovviamente qualche differenza e non solo per il finale.

Giù al fiume.
Racconta la storia di un ragazzo, un uomo, che dopo aver sedotto ed ingravidato una ragazza, la annega nel fiume in modo da non doverla sposare.
Purtroppo per noi, questo genere di notizia risulta più che mai attuale. Non tanto l’annegare qualcuno, quanto il fatto che una persona venga sedotta emotivamente e fisicamente per poi essere abbandonata. In più, non suona lontano dalla realtà anche il dettaglio che un uomo, dopo aver preso ciò che crede sia suo di diritto, arrivi ad un gesto così estremo. Tanto poi, la pena è quasi sempre minima.

E poi non rimane nessuno.
Racconta la storia di come un padre di famiglia, chissà per quale motivo, la mattina di Natale uccide tutta la sua famiglia e poi sé stesso. Tutti tranne il figlio più grande, che era fuori in quel momento. Ma la maledizione dei Lawson, ha le ali lunghe.
Quanto può influire sulla nostra esistenza, ciò che fa la nostra famiglia? Le decisioni prese, i segreti e la follia, sono tratti ereditari? Cose che ci entrano nella pelle e nel cervello? Quanto delle nostre decisioni, anche a distanza di anni, sono ancora influenzate dai genitori? Arriviamo anche noi a prendere delle decisioni sbagliate, che un tempo abbiamo giurato di non prendere? Il nostro destino è lo specchio di quello dei nostri avi? Una vita che si ripete all’infinito?

Brigantesse si muore.
Qui ci sono quattro storie, raccontate sottoforma di tema. Storie di donne, storie di vita vissuta con il nulla nel cuore, trappato da persone che pretendevano tutto, storie di brigatiste che non hanno voluto arrendersi e che un tempo, credevano nell’amore. O quasi.

Solo un giorno come le rose.
Tra tutte e cinque le storie, questa è quella che mi è piaciuta meno ma è anche quella che più mi ha rattristato. De André fa parte della mia infanzia e anche io, come lui, sono di Genova. In un certo senso, avrei voluto provare più empatia con Marinella per mille motivi ma la sua sfrontatezza, mista alla più totale non autoconservazione, mi ha portato a pensare per una frazione di secondo “un po’ te la sei cercata”.
E la cosa è devastante, perché non è così.
Una donna libera, dovrebbe poter non solo fare ciò che vuole, ma anche poter girare in totale sicurezza. Cosa che a lei, non è stato permesso.

La raccolta è molto interessante, anche se personalmente i disegni non mi sono sempre piaciuti e le storie, avrebbero meritato due righe in più. Per il costo che è, ammetto che non lo prenderei ma aspetterei di trovarlo usato e no, non me lo farei regalare per lo stesso motivo. C’è del potenziale però, trovo che sia estremamente interessante l’idea di trasformare dei fatti di cronaca nera in disegni, in modo da trasmetterli come insegnamenti sul cosa non fare. Un pò come si faceva un tempo con le fiabe della buona notte.

Murder ballads di Micol Arianna Beltramini
INFO

Autore: Micol Arianna Beltramini
Pagine: 176
Prezzo: € 22
Uscita: 26/10/2021
Genere: Narrativa; Horror
Casa Editrice: Mondadori

TRAMA

Bambini perduti nel bosco, amanti crudeli e folli, brigantesse, prostitute, assassini seriali. Micol Arianna Beltramini e Daniele Serra reinterpretano le murder ballads: storie di incubi, passioni, ossessioni. E sangue, tanto sangue.

Murder ballads di Micol Arianna Beltramini_Ballata
Murder ballads di Micol Arianna Beltramini_Ululare alla Luna
Cemetery Boys [ANTEPRIMA]

Cemetery Boys [ANTEPRIMA]

Cemetery Boys di Aiden Thomas
  • Personaggi 70% 70%
  • Worldbuilding 80% 80%
  • Fluidità 60% 60%
  • Cover 65% 65%
  • E il finale 70% 70%

Cemetery Boys [ANTEPRIMA]

Recensione: Yadriel è il protagonista della nostra storia.
Ha sedici anni, e il suo sogno nel cassetto è quello di diventare un brujo, come molti altri uomini della sua comunità. Essi sono dei traghettatori di anime, coloro che una volta giunto il momento, prima che perdano la loro umanità, scortano i morti dall’altra parte. Un po’ come Cassidy Blake in Città di spettri (qui).
C’è però un piccolo problema.
Per tradizione, a diventare brujo sono gli uomini e le donne, che padroneggiano l’arte della guarigione, diventano bruja. E Yadriel, è nato donna.
Anche se non si è mai riconosciuto in tali vesti, la sua famiglia non accetta l’idea che possa ricoprire un ruolo del genere. Non per cattiveria, però le tradizioni sono le tradizioni. Così, con l’aiuto della cugina Maritza, che per contro vorrebbe fare il fabbro e non la guaritrice, decide di procedere in solitudine al rituale dei quinces. Vuole dimostrare di aver le giuste capacità, vuole far vedere di esser degno.
Peccato però, che al posto di evocare lo spirito del cugino, richiami il bel Julian Diaz.
Certo, uno spirito è uno spirito e l’importante è arrivare alla fine del compito, ma la vita e la morte sono cose bizzarre. Lo capiranno bene Yadriel e Julian.

Se dovessi dare un parere base base, facendo riferimento solo alla linearità della storia, potrei dirvi che è un libro molto semplice ma che racchiude il fascino di una cultura a noi non esattamente familiare.
Due anime che si incontrano, che finiscono per collaborare e innamorarsi, non fa più scalpore. Certo, continuano a suscitare un certo fascino e per quelle fatte bene, anche se in modo semplice, accendono la tenerezza che c’è in noi ma sono cose che ormai troviamo ovunque. Un po’ come per altri generi, gli YA trattano l’ovvio. E va bene così, se non si cerca qualcosa di innovativo. Il tratto forte di Cemetery Boys, sta soprattutto nell’ambientazione.

La cultura messicana affronta il concetto di morte in modo molto diverso da noi. Per loro è un momento per commemorare chi non c’è più, da loro c’è il Día de los Muertos.

“La celebrazione, che si tiene in genere tra il 28 ottobre e il 2 novembre, commemora i defunti per tipo di morte ed età: per esempio il 28 ottobre alcune comunità celebrano i morti per incidente e suicidio, con apposizione di fiori e candele sul luogo dove la morte è avvenuta. Il 31 ottobre è uso rendere omaggio ai bambini, la cui anima si ritiene ascenda direttamente in cielo; i primi due giorni di novembre sono invece dedicati agli altri scomparsi.
La festa viene celebrata con musica, bevande e cibi tradizionali dai colori vivi, combinati a numerose rappresentazioni caricaturali della morte.”

In queste pagine viene raccontato, senza entrare del tutto nel dettaglio, cosa vuol dire vivere in questo modo. Trovo quindi affascinante questo lato della storia.

C’è però altro, inutile girarci attorno.

Il Messico, come in tanti altri luoghi del mondo, è legato molto alle tradizioni. La lotta di Maritza, che è vegetariana e non vuole uccidere gli animali per usare il loro sangue durante le guarigioni, che vorrebbe fare il fabbro ma non dovrebbe. La lotta di Yadriel, che vorrebbe esser riconosciuto come ragazzo perché è così che si sente, che vorrebbe essere un brujo ma non potrebbe. La lotta di accettazione si scova in ogni angolo, su tematiche differenti.
A farla quindi da padrona, non è la storia d’amore o il capire perché Julian sia morto. A regnare, è il sentimento di rivalsa, il fatto che diverso è bello e che accettarsi per ciò che si è, è l’unica cosa giusta da fare.
Su questo punto, vorrei dire che ci vorrebbero più libri di questo tipo.

Cemetery Boys di Aiden Thomas_Día de los Muertos
INFO

Autore: Aiden Thomas
Pagine: 408
Prezzo: € 20
Uscita: 26/10/2021
Genere: Fantasy; Horror
Casa Editrice: Mondadori

TRAMA

Yadriel ha evocato uno spirito, e ora non riesce più a liberarsene. Yadriel è un ragazzo trans, ma i suoi – una famiglia latinx molto tradizionalista – faticano ad accettarlo. Lui, però, è determinato a dimostrare loro di essere un vero brujo e con l’aiuto di Maritza, sua cugina nonché migliore amica, decide di celebrare da solo il rituale dei quinces, ritrovare il fantasma di suo cugino Miguel, morto assassinato, e liberarlo nell’aldilà. Ma il fantasma che evoca è quello di Julian Diaz, il bello e dannato della scuola, il quale non ha alcuna intenzione di tornarsene buono buono tra i morti. Anzi è ben deciso a scoprire cosa gli è successo e a chiarire alcune questioni lasciate in sospeso. Yadriel, che d’altronde non ha molta scelta, accetta di aiutare Julian, in modo che entrambi possano ottenere ciò che desiderano. Solo che, più tempo passa con lui, meno ha voglia di lasciarlo andare…

Cemetery Boys di Aiden Thomas_Día de los Muertos

City of Ghosts_Quotes

City of Ghosts_Quotes

Papà sfoglia la pagina di un diario stropicciato e mugugna tra sé.
«Niente di interessante?» gli domando.
«C’è di tutto un po’» mi risponde. «Alcune sono semplici farneticazioni, altre sono cose più ragionevoli, ma tutti spacciano miti e leggende per fatti reali.»
La mamma sfodera un sorriso trionfante. «Le storie hanno potere» dice. «L’importante è crederci.»

Città di spettri di Victoria Schwab_Velo

«Biscottini?» mi propone la donna, porgendomi un piatto pieno di quelli che sono in tutto e per tutto cookies. Li chiami pure come vuole, l’importante è che possa favorire. Sto giusto per prenderne uno quando al piano di sopra risuona ancora il rumore di passi.
Stavolta tutti puntiamo lo sguardo al soffitto.
«Oh, non fateci caso» ci rassicura la signora Weathershire. «Probabilmente è solo mio marito.»
«Avremo occasione di conoscerlo?» le domanda il papà.
Alla padrona di casa scappa un risolino. «Lo escludo. Il signor Weathershire è morto all’incirca otto anni fa.» Il suo sorriso non accenna a spegnersi. «Tè?»

Papà dice che il mondo è in costante mutamento, ogni secondo di ogni singolo giorno, e con esso anche tutto ciò che contiene, il che significa che la persona che sei adesso è diversa da quella che eri al momento di iniziare a leggere questa frase. Incredibile, no? Succede lo stesso ai ricordi. (Per esempio, potrei giurare che l’orsetto di peluche che avevo da piccola era verde, ma a detta dei miei genitori era arancione.) Però, se immortali qualcosa in fotografia, quella resta immobile.
Adesso è come era prima e come sarà per sempre.

Non si pensa mai a quanto sia snervante il silenzio finché non ti avvolge.

Il mio compleanno ricorre alla fine di marzo, nel punto esatto in cui si sovrappongono le stagioni.
Quando il sole è tiepido ma soffia un vento freddo, quando gli alberi cominciano a fiorire ma il terreno ancora non si decide a disgelare. La mamma ama ripetere che sono nata con un piede in inverno e l’altro in primavera. È per questo che non riesco a stare ferma, ed è anche il motivo (sempre secondo lei) per cui vado continuamente a caccia di guai, perché non appartengo a nessun luogo.