Nicola Pesce

Nicola Pesce

Nicola Pesce

Nicola Pesce_Autor

NOTE BIOGRAFICHE

Nicola Pesce nasce a Salerno nel lontano 19/04/1984.
All’età di sedici anni aveva già scritto oltre 10 romanzi e 100 racconti ma non era riuscito a farsi pubblicare da nessun editore. Decise così di fondare quella che oggi è Edizioni NPE, diventando il più giovane editore distribuito della storia.
Scrisse, disegnò, fece da segreteria e da redazione, stampò nottetempo la sua prima rivista, mentre di giorno seguiva il liceo prima e l’università poi.
Oggi Edizioni NPE è una delle prime venti case editrici di fumetto in Italia, “la casa editrice del fumetto d’autore”.
Piccolo imprenditore seriale, Nicola si alterna tra l’editoria ed altre società che ha fondato o che gestisce, ritagliandosi anche un po’ di spazio per leggere una infinità di libri classici, scrivere i suoi romanzi (che fino al 2019 non aveva mai voluto pubblicare!) e viaggiare armato di portatile per lavorare e penna e agendina per scrivere.

 

LIBRI PUBBLICATI

  • La volpe che amava i libri di Nicola Pesce
  • Il fiato di Edith di Nicola Pesce
  • La cura del dolore di Nicola Pesce (qui)
  • Le cose come stanno di Nicola Pesce
La cura del dolore

La cura del dolore

La cura del dolore di Nicola Pesce
  • Personaggi 70% 70%
  • Worldbuilding 60% 60%
  • Fluidità 80% 80%
  • Cover 55% 55%
  • E il finale 75% 75%

La cura del dolore

Recensione: Questo libro fa parte della categoria “prosegui per inerzia, lo capirai solo alla fine“. Nel mio caso, un pò come era successo quando sono arrivata alla fine di “La Sovrana lettrice“, arrivata la fine non solo avevo capito la storia ma, l’avevo pure apprezzata. Motivo per cui ho deciso spendere 12€ per un libro così piccolo (in altri casi non lo avrei fatto, perchè insomma, il costo è un pò troppo alto per la quantità di pagine. Che poi, non l’ho comunque preso a prezzo pieno perchè c’era uno sconto sul sito).

Henry, il nostro protagonista, un giorno viene prelevato da degli esseri che non suscitano troppa fiducia. Viene successivamente portato in un luogo anonimo che non ha mai visto e interrogato. Lui ancora non sa cosa sta per accadere, e nemmono noi.

Senza un’apparente motivo, viene torturato per un lasso di tempo infinito e Henry non riuscirà a trovare la giusta motivazione per fuggire. Ci proverà, senza alcun successo. 

Quando ormai pensa di non aver più speranza, toccando il fondo, scorge un fuocherello che ancora arde in lui e scommetterà il tutto per tutto. Saprà lottare come un leone?

Di primo acchito ho faticato a trovare un senso a quello che stavo leggendo. In novantasei pagine è difficile approfondire al meglio le cose, capisco quindi la scelta di oltrepassare ciò che si riteneva oggettivamente superfluo ma, ho sentito la mancanza di moltissime cose. Sarò pignola, sarò scassamaroni però, sono assolutamente certa che questa storia meriterebbe di più. 

Eppure, arrivata all’ultima pagina, non assolutamente scontata, sono rimasta folgorata dal concetto di base. Non possiamo sprecare il nostro tempo.

Ora, magari ho travisato io tutto quanto, però a me ha lasciato quella sensazione. Henry per compiacere gli altri, ha perso tempo prezioso e quando si è reso conto di dover reagire per far qualcosa di importante, ormai era troppo tardi. Non parlo solo della tentata fuga, parlo proprio della sua vita. Credeva di aver tutto il tempo del mondo ma no, era così. Penso sia stato questo a farmi cambiare idea sul libro.

INFO

Autore: Nicola Pesce
Pagine: 96
Prezzo: € 12
Uscita: 11/02/2021
Genere: Psicologia
Casa Editrice: Edizioni NPE

TRAMA

Il protagonista, Henry, è una persona che ha sempre fatto di tutto per compiacere gli altri, ma questa volta verrà trascinato in una esperienza kafkiana, in un istituto governativo dove dei “burocrati” spingeranno all’estremo la sua tendenza a dire sempre di sì e ad accettare tutto. Sottoposto a torture fisiche e psicologiche, arriverà Henry a capire che deve essere se stesso, ribellarsi e vivere la propria vita? Una folle ed elaborata metafora della società attuale, sempre troppo politically correct, un “memento vivi”, ossia “Ricordati di vivere”.

Nicola Pesce

Rae Earl

Rae Earl

Rae Earl_Autor

NOTE BIOGRAFICHE

Sceneggiatrice e autrice inglese di best seller per ragazzi, dai suoi libri autobiografici My Mad Fat Diary e My Madder Fatter Diary è stata tratta l’omonima serie TV, candidata ai premi BAFTA.
Ha scritto Questo ibro è fuori di testa perché è il libro che avrebbe voluto leggere quando da adolescente ha sofferto di disturbi alimentari, episodi ossessivo-compulsivi e paranoia.

 

LIBRI PUBBLICATI

  • Questo libro è fuori di testa. Liberati dai pensieri negativi e goditela! di Rae Earl (qui)

Federica Bosco [INCONTRO/18]

Federica Bosco [INCONTRO/18]

Il mondo ce l’ha con tutti, basta che tu lo ignori e vada lo stesso per la tua strada, qualunque sia.

Com’è nata l’idea di creare un libro con un tema così delicato?

Sono una persona molto sensibile e questo tratto mi ha creato una grande varietà di problemi quando ero piccola, problemi che venivano risolti con un “falla finita, sei troppo piagnucolona”.
Io vivevo in uno stato di costante allerta, perché l’ipersensibile entra in un ambiente e “sente”. Una specie di sesto senso, molto forte: senti le persone, hai un’empatia esagerata, capisci subito se qualcosa non va e fai tue queste emozioni, oltre a quelle che già possiedi. 

Ci puoi spiegare cos’è l’ipersensibilità?

L’ipersensibilità è stata studiata all’inizio degli anni Ottanta-Novanta quando è stato scoperto che l’intelligenza nell’emisfero destro e in quello sinistro ha una collocazione ben precisa. L’emisfero destro è quello dell’emotività, delle arti; quello sinistro è quello della pragmaticità, del calcolo. L’emisfero del mondo. A seconda di dove hai l’intelligenza sarai più o meno in balia delle tue emozioni.
L’ipersensibile sente tutto prima dal cuore che dal cervello, ciò che sta fuori arriva come uno tsunami di emozioni, qualunque cosa prende un’enorme importanza, non riesce a farsi scivolare addosso nulla. Quindi nell’arco della giornata sono milioni le emozioni che giungono addosso e tutte hanno la stessa importanza.  
Le prime difficoltà arrivano dalla scuola perché il sistema scolastico è strutturato per gli emisferi sinistri per cui si impara a memoria, si ripete, non si da tanto spazio alla creatività e si fanno cose schematiche. Un bambino “altamente sensibile” si trova a seguire sempre le farfalle.
Anche oer mme la scuola è stata un disastro, tanto che alla fine credi anche tu di essere un fallimento perché te lo dicono e perché non vedi i risultati. 

E come puoi farlo diventare un vantaggio?

Vorresti essere come tutti gli altri ma non ce la fa.
Io ci ho provato per molto tempo, ho tentato e ritentato però mi rendevo conto di dover pagare sempre un prezzo troppo alto e allora ho capito che bisogna trattarsi bene, con amore e pazienza.
Quando inizi a prenderti cura di te stesso allora incominci a viverla meglio. 

La scrittura ti ha aiutato a “gestire” meglio la tua super sensibilità?

Non avrei potuto fare altro.
Sono uscita di casa molto giovane e ho fatto un po’ di tutto. Quando arrivavano a darmi delle responsabilità entravo però in conflitto automatico con me stessa. Allora cambiavo tutto. Lasciavo la città, il lavoro con la speranza di trovare un giorno il mio porto sicuro. E per un po’ funzionava, ma poi ricominciava questo dolore sordo perché mi sentivo incapace a differenza degli altri che erano a loro agio. La scrittura è arrivata molto tardi, e per caso durante una delle mie depressioni. L’autogestione che questo lavoro regala, mi ha decisamente salvata.

Quando hai preso coscienza di questo tuo lato?

Solo da pochi anni leggendo per la prima volta Rolph Selling. Realizzai che mi si stava aprendo un mondo che gli anni di analisi non era riuscita a mostrarmi: ho così incominciato a leggere tutto quello che era stato pubblicato e tutto improvvisamente tornava.
Un sospiro di sollievo: non sono fatta male, sono solo divera e soprattutto, non sono sola. 

Federica Bosco_Autor
Mi dicevano che ero troppo sensibile di Federica Bosco